8.

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April's pov.

Alle sette in punto la mia sveglia suonò. Mi ero dimenticata quanto fosse odioso quel suono la mattina presto.

Mi alzai dal letto e iniziai a preparami. Mi feci la doccia, mi lavai i denti, mi spazzolai i capelli e mi vestii. Quello fu la scelta più complicata.

Infilai le mie scarpe muovo che tanto adoravo e mi recai in cucina per fare colazione. Il momento che attendevo maggiormente.

Sophie mi preparava ogni mattina un sacco di cibo buono e io da brava assaggiatrice quale ero spazzolavo via tutto.

"Buongiorno April." Mi salutò Margot.

"Buongiorno." Risposi ancora assonnata.

"Ottima scelta." Mi disse.

"Eh?" Chiesi, non capendo.

"Il tuo abbigliamento." Mi disse, indicandomi con un cenno della testa.

"Ah, grazie." Ridacchiai. Avevo ancora gli occhi mezzi chiusi.

Avevo scelto di mettermi dei normalissimi jeans blu e sotto un top bianco con dei semplicissimi dettagli ricamati in pizzo. Sapevo di apparire strana, dovevo ancora abituarmi.

"Questo è tuo. I libri li potrai prendere nella segreteria della scuola, basta dirle come ti chiami." Mi disse, porgendomi uno zaino nero con una sola tasca.

"Okay." Annuii. Mi infilai in bocca l'ultimo pezzo di pane, bevvi del succo di frutta all'ananas e balzai in piedi.

"Ricordati quello che ci siamo dette ieri, anche se so che non servirà perché farai comunque di testa tua." Mi disse Margot, accompagnandomi alla porta.

Io risi in risposta.

"Ci vediamo di pomeriggio." La salutai.

"Passa in ufficio, dovrai raccontarmi come sarà andata." Mi bacio sulla guancia, prima di lasciarmi andare.

Attraversai il sentiero che conduceva al cancello del collegio con lo zaino in spalla. L'autista mi stava aspettando fuori dalla sua macchina.

"April!" Sentii chiamarmi.

Mi voltai e vidi Lis corrermi in contro.

"Ciao."

"Possiamo parlare qualche minuto prima di andare a lezione? Ho delle cose da raccontarti." Mi chiese.

"Non posso, Lis. Devo andare."

"Dove?" Chiese curiosa.

"A scuola." Risposi. La salutai con la mano e mi avviai verso la macchina. Rimase lì a guardarmi mentre pian piano mi allontanavo da lei.

Era buffo perché sapevo che non lo stavo facendo solo fisicamente, ma anche mentalmente. Pensavo fosse la cosa più giusta. Ne ero convinta.

Il viaggio verso scuola non durò tanto. Quando mi fermò davanti potei notare con i miei occhi quanto fosse immensa. Ragazzi di ogni età spuntavano da ogni parte. C'era chi parlava, chi si abbracciava, chi chiacchierava al telefono e persino qualcuno che giocava a football. I miei preferiti però erano quelli che mangiavano imboscati.

"Ci vediamo dopo, signorina." Mi salutò l'autista.

"Non se ne vada..." mormorai. Era troppo tardi però, la macchina era ormai un puntino nero il lontananza.

Mi girai verso la mia nuova scuola e presi un grosso respiro. Avanzai a passo sicuro e spedito tra la folla e gli occhi di tutti.

Entrai nel lungo e spazioso corridoio. In alto vidi un cartello con una freccia e la scritta 'segreteria' e le varie aule. Lungo il tragitto incontrai parecchi ragazzi davvero carini. Non ne avevo mai visti tanti in una sola volta.

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