30.

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Avevamo cercato, tutti e quattro assieme, Lis. Ovunque. Dai posti più banali a quelli meno improbabili. Più volte. L' avevamo chiamata ripetutamente fino a farmi male la gola.

Sembrava che il collegio l'avesse inghiottita.

Logan picchiettava freneticamente il piede a terra. Lo leggevo nei suoi occhi il timore che le potesse esser successo qualcosa. Era la stessa cosa che stavo provando anche io in quel momento.

Nella mia mente iniziarono a crearsi scenari orribili, impensabili e un brivido mi percorse l'intero corpo.

"Vuoi calmarti un attimo?" Sbottò Crystal. "Dove diavolo è finito Wesley? Doveva andare a prendere solo un bicchiere d'acqua! La cucina non è mai stata tanto lontana." Continuò lei.

"Non doveva andare da solo!" Spalancai le braccia.

"È stato lui ad insistere tanto!" Mi ricordò.

Presi un grosso respiro e chiusi gli occhi.

"Scusa." Mormorai. "Siamo tutti quanti agitati."

Lei sospirò.

"Vado a cercarlo." Dissi, alzandomi in piedi. Tolsi l'elastico che tenevo attorno al polso e mi legai i capelli in una coda di cavallo disordinata.

"No." Scosse la testa Logan.

"Me la so cavare." Lo rassicurai.

"Se non ti vedrò tornare entro dieci minuti andrò dalla direttrice e le dirò tutto. Ogni cosa. Dall'inizio alla fine. Non me lo impedirà nessuno." Mi disse.

Io annuii.

Uscii dalla stanza di Logan e scesi le scale, recandomi nella cucina del collegio. La mensa era vuota, alcune sedie disordinate mi fecero capire che c'era stata gente poco prima.

Sul piano da lavoro, accanto al frigo, c'era appoggiato un bicchiere d'acqua. Era stato lì.

"Cerchi qualcuno, tesoro?" Mi chiese la cuoca, entrando in quel preciso istante.

"Si! Ha visto Wesley?" Le domandai.

"No..." Rispose.

"Grazie comunque!" Gridai, correndo via, sotto al suo sguardo confuso.

"Avete visto Wesley?"

Quella fu la domanda che porsi ad ogni studente che incontrai per la mia strada. Tutti puntualmente mi risposero negativamente.

Di punto in bianco mi fermai. Solo allora realizzai che nessuno mi sarebbe stato d'aiuto.

"No, accidenti! No!" Gridai, lanciando un calcio contro il muro, sfogando così tutta la frustrazione, la rabbia, la disperazione che stavo provando in quel momento.

Mi sedetti per terra e mi presi la testa fra le mani.

Mi appoggiai alle ginocchia e presi un grosso respiro. Alzai lo sguardo al cielo e con con il dorso della mano mi asciugai gli occhi.

"Questa non può essere la fine." Borbottai.

Mi alzai in piedi e mi rimboccai le maniche. La sabbia scricchiolò sotto alle suole delle mie scarpe.

Con un dito tracciai una piramide nel terreno sabbioso. Il sistema che aveva utilizzato Bryan per organizzare la sua assurda vendetta.

E segnai Wesley nella posizione in cui l'aveva collocato: in cima, un alto, per ultimo.

Spalancai la bocca e alzai gli occhi.

Mi raddrizzai e corsi rapida. L'adrenalina mi scorreva nelle vene. Il cuore martellava contro il petto.

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