2.

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"Che... ci fa lei qui?" Le chiesi, guardandola confusa. Avanzai di un passo e mi ressi alla scrivania piena di cartelle.

"Sono passata per vedere come stai" mi sorrise. Il suo tono era gentile, come ogni volta. E il suo sorriso era sempre dolce.

"Non poteva chiamare?" Chiesi.

"Volevo assicurarmi che fosse vero ciò che mi veniva detto, telefonicamente non posso vedere l'espressione di una persona e preferisco parlare faccia a faccia" rispose.

"Comunque sto bene, perciò può tornare al collegio e stare tranquilla" la liquidai con un gesto della mano.

"La signora qui fuori mi ha detto che non hai molto appetito e che sei piuttosto taciturna. Se dovessi descriverti direi esattamente il contrario di te" mi disse.

Distolsi lo sguardo e presi a giocare con un filo che usciva da un'agenda.

"Io e te abbiamo avuto modo di conoscerci. Dalle lunghe chiacchierate, anche abbastanza intense, che abbiamo affrontato ho potuto capire quanto tu sia intelligente"

"Ma non mi dica" Esclamai, alzando gli occhi al cielo.

"E educata, quando vuoi tu. Persino riflessiva,  anche se non si direbbe. Forte e determinata" continuò, ignorandomi.

"Lo dice perché non mi sono messa a piangere alla prima punizione che mi ha assegnato?" Le chiesi.

"No, April. Ho seguito la tua vita negli ultimi tempi, so c-"

"Non lo faccia! Non provi nemmeno a dire che sa cosa si prova, non è la stupidissima corsetta che si fa lei alle sette del mattino!" Sbottai.

"Stavo per dire che non dev'essere stato facile"

Chiusi la bocca, feci un passo indietro e presi un grosso respiro.

"Dicevo, ho seguito la tua vita negli ultimi tempi e ho pensato molto. A te, a ciò che ti è accaduto praticamente all'improvviso e sono arrivata ad una conclusione"

"Cioè che se i miei genitori avessero usato precauzioni quel dannatissimo giorno sareste stati tutti più tranquilli?"

Lei mi guardò sconcertata.

"No, April. La conclusione a cui sono arrivata è che senza volerlo mi sono affezionata a te, un po' come tutte le persone con cui hai avuto a che fare"

"Oh che emozione" Esclamai, portandomi una mano al petto.

"E vorrei tenerti con me"

"Comunque credo che Crystal non mi voglia poi così bene... aspetti, cosa significa che vorrebbe tenermi con se?"

"Significa che vorrei adottarti"

"Ha bisogno di un dottore?"

"Perché dovrei aver bisogno di un dottore?"

"Perché solo un pazzo chiederebbe di adottare proprio a me. Sa che dopo non potrà più mandarmi indietro? Che mi dovrà dare del cibo, dei vestiti... che poi, ha ancora voglia di adottarmi dopo il modo in cui l'ho trattata?" Farfugliai.

"Credo che essere genitore comporti a sopportare cose ben peggiori"

"Ma quindi sta dicendo sul serio? Non sta per svenire?"

"Mai stata più seria di così. Ovviamente con il tuo consenso, non ti costringerei mai."

"Io... oh santo cielo... crede che potrò rivedere i miei amici?" Le chiesi. Mi venne impossibile non sorridere.

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