13.

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Bryan's pov.

Era arrivato il grande giorno, quella sera non ci sarebbe stata soltanto la prima partita del campionato, quella sera la mia vendetta avrebbe iniziato a prendere vita.

"Non credi sia il giorno sbagliato?" Mi chiese Crystal. "Insomma, ci sarà caos."

"Proprio per questo è perfetto, saranno tutti troppo concentrati per accorgersene e ci sarà troppa gente per sospettare." Sorrisi. Mi avvicinai a lei e le accarezzai il viso. "Andrà tutto bene, vedrai." La rassicurai.

"Continuo a pensare che tu non abbia motivo di fare tutto questo." Mi disse.

"Invece si che ne ho bisogno! Se lo meritano, voglio che se ne pentano amaramente!" Sbottai, cominciando ad arrabbiarmi.

"Se vincerete, dopo la partita, potremo venire qua e festeggiare. Solo io e te." Mi propose.

"Oh, lo faremo. Ma non prima di aver portato a termine il mio piano." Ghignai. "Anzi, ora che mi ci fai pensare ne ho voglia adesso. Così andrò in campo più rilassato."

Lei sbatté le palpebre.

"Faremo tardi."

"Che c'è Crystal?" Le chiesi.

"Niente." Deglutì.

"Ultimamente sembra che tu non ne abbia più voglia. E l'ho notato come stai cercando in ogni modo di dissuadermi dal mio progetto. Ma sappi che non ci riuscirai, e se non vorrai aiutarmi continuerò da solo. Nessuno mi fermerà." La avvisai.

"Ti sbagli." Scosse la testa freneticamente.

"Bene." Sorrisi.

Le presi una mano e la trascinai sul mio letto. Lei tuttavia rimase rigida. Mi stesi sul suo corpo e la baciai sulle labbra con ferocia. Le alzai la gonna e le scostai gli slip, mi sganciai la cintura e velocemente entrai dentro di lei. Mugolai per il sollievo.

"Ti piace?" Le domandai, distrattamente.

"S-Si." Rispose. Non sembrava tanto convinta, ma non ci feci tanto caso, era sempre così con lei. Spinsi più forte finché il ritmo non fu di mio piacimento, affondai dentro di lei finché non venni.

April's pov.

Non sapevo da quante ore ero davanti a quel sacco da boxe a prenderlo a calci e pugni, ma le mie mani erano arrossate e facevo fatica a regolarizzare il respiro. Ogni volta entravo come in una sorta di bolla: i pensieri affollavano la mia mente e non ci vedevo più. La realtà era lontana.

Scossi la testa. Presi la giacca in jeans da sopra al mio letto, me la infilai e uscii da casa. In giro c'erano tante persone, tutte presenti per assistere alla partita dei ragazzi. Proprio come loro mi diressi nel campo da basket dove si sarebbe svolta.

Mi guardai intorno: Lis era già negli spalti che mi aspettava. Insieme a lei c'erano Logan, Kim, Hailey e più in la anche Crystal.

"Ehilà, chica!" Mi salutò Logan.

"Ciao." Salutai generalmente, nonostante la metà di quelle persone non mi stavano propriamente a genio.

Crystal si stava torturando le dita delle mani. Tirava da una parte all'altra il suo elastico per capelli. Guardava il campo con aria angosciata.

"Che hai da guardare?" Mi domandò, inarcando le sopracciglia.

Aveva paura. Per la prima volta anche Crystal temeva. E ciò mi diceva che non era un buon segno.

"Cosa ha in mente?" Le chiesi. Ero abbastanza lontana dagli altri, non c'era rischio che mi sentissero.

"Non so a cosa tu ti riferisca." Rispose, tenendo lo sguardo fisso davanti a se.

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