Capitolo 4

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Arrivati a Ibiza andammo in centro. Era una città stupenda. C'erano molti locali e per le strade si sentiva la musica a tutto volume. Come discoteca scegliemmo 'il Pacha". Era il locale più ambito di quella città! All'ingresso vi erano due palme con la scritta gigante e illuminata della discoteca. Entrammo e fu il delirio: c'era tantissima gente, luci di ogni colore e musica a tutto volume. La gente saltava e gridava.. Già dopo poco e senza aver bevuto non capivo più nulla. Stetti vicino ai miei amici per paura di non vederli più in mezzo a quel bordello. Prendemmo un drink al bar, io come sempre bevvi il Cosmopolitan. Ne avevo bevuti tanti, ma quello era veramente buono. Poi ci buttammo in pista. I ragazzi mi avevano raccomandato di tenerli d'occhio se no mi perdevo, ma avevo con me il cellulare perciò non mi preoccupai. Bevvi qualche altro drink e un bicchierino di vodka alla fragola, la mia preferita. Attorno a me la gente saltava e urlava e io iniziavo davvero a non capirci più un cazzo.

Ad un certo punto, mentre stavo ballando, sentii qualcuno che mi prese per i fianchi e inizio a toccarmi il sedere. Subito dopo vidi Emiliano che tirava un pugno al ragazzo che ci stava provando con me. Ma perché Emi era li? Mi stava seguendo o era una casualità? E a lui cosa cazzo fregava se uno mi toccava? Io non ero di sua proprietà! Allora mi accanii contro di lui:
"Cosa vuoi ancora?"
Emiliano: "Ma cosa ti ho fatto? Sei sempre così stronza con me!"
Io: "Perché sei qui?"
Emi: "Per divertirmi"
Io: "E allora perché rompi il cazzo a me, vattene e lasciami stare"
Non capivo molto, ma le parole mi uscirono spontanee. Mi aveva fatto innervosire, ancora. Cercai con gli occhi mio fratello, Marco e Alfredo. Li trovai e stavo per raggiungerli quando non riuscii più a reggermi sulle gambe, sentii qualcuno afferrarmi e poi iniziai a vedere tutto sfocato.
Ero tra le braccia di Emiliano fuori dalla discoteca.
"Perché sono qui? Cosa è successo? Che cazzo ci fai te qui ancora?"
Emiliano: "Un grazie per non avermi lasciata cadere in mezzo a quell'orgia di gente bastava"
Io: "Dov'è mio fratello? Alfredo e Marco?"
Emi: "Se sono i tizi con cui sei arrivata qui stai tranquilla. Gli ho detto di stare tranquilli e godersi la serate"
Io: "bene grazie molte ma il vado a divertirmi ciao" dissi seccata, tutto ad un fiato. Tentai di alzarmi, ma ricaddi subito. Emiliano rise e io mi innervosii ancora di più.
"Cazzo hai da ridere adesso?"
"Niente niente"
"Sei uno stronzo, mi infastidisci dalla prima volta che ti ho visto ma mi dispiace io vorrei...". L'avevo solo pensato, ma quelle parole uscirono dalla mia bocca con naturalezza. Fortuna che mi aveva interrotto, se no gli avrei detto che volevo saltargli addosso e baciarlo fino a far sanguinare le sue labbra. Ed era ciò che volevo, baciarlo, sentirlo su di me, la sua pelle sulla mia, il suo respiro sul mio collo..
"Perché ti dispiace? Cosa vorresti?" Cazzo e adesso cosa gli rispondo, pensai. Decisi di giocarmi la carta del 'sono ubriaca e non capisco niente'. Ma purtroppo non ci cascò.
Emiliano disse: "ma mi hanno insegnato che in vino veritas"
Io: "cosa?"
Emi: "Dimmi che uno come me non ti merita, dimmi che non mi vuoi baciare dalla prima volta che mi hai visto, dimmi che mi odi solo, ma sai non c'è odio senza amore, dimmi tutto questo, adesso"
"Io non posso" risposi. Lui non aveva ancora capito che io ero attratta da lui e che amavo tutti i suoi atteggiamenti del cazzo!
Fortunatamente spezzai quella conversazione perché mi piegai e vomitai.
"Vattene Emi non voglio che tu mi veda così"
Emi: "Ehi dai, non fare così. Sai capita a tutti di vomitare, non c'è da vergognarsi"
"Non voglio che tu assista alla scena"
"Ti conviene andartene perché sto per rifarlo"
"E lasciarti qui da sola, sul marciapiede? Può rapirti chiunque"
Mi rassegnai anche se preferivo rimanere sola. Lo stomaco continuava a contorcersi e mi girava la testa in un modo assurdo.
"Ti prego portami via da qui" dissi a mo' di preghiera. Emi mi prese la mano e mi portò in un hotel bellissimo, probabilmente quello in cui alloggiava lui. Mi fece entrare in una stanza, con le poche forze che mi rimanevano mandai un messaggio a mio fratello dicendogli di non preoccuparsi, e mi stesi sul letto, crollando in un sonno profondo.

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