Capitolo 37

1.2K 74 0
                                    

Vidi Guè e Francesca che si guardavano. Erano immobili sulla pista, in mezzo a tanta gente che saltava. Si guardarono e poi lui le prese il viso, baciandola. Tra quei due c'era chimica.

"Emi esco un secondo" gli dissi

"Va bene" mi rispose.

Dopo tutto quell'alcol e quelle lucine rincoglionenti mi serviva una boccata d'aria. Uscii dal retro, mi tolsi le scarpe e mi sedetti in terra. Dopo qualche minuto, siccome mi sentivo osservata anche se non c'era altro che oscurità, tornai in mezzo al caos e mi diressi verso il bagno; il mio stomaco non era in grande forma. Il bagno era un vero cesso, ma c'era da aspettarselo. Mi fermai prima a guardarmi allo specchio, ero un disastro. Così mi sistemai, ma non servì a molto. Fissavo lo specchio, quando vidi riflessa una scena agghiacciante. Emiliano stava uscendo da un gabinetto con una ragazza, una che poco prima ballava la lap dance. Lui si stava sistemando la cintura e quello fu un segno chiaro: lei gli aveva offerto un chinotto. Quando mi vide, Emiliano impallidì.

"Amore co-cosa ci fai qui?" mi chiese con ansia.

"Sai com'è" dissi incazzata nera, guardando dall'alto in basso la bionda che stava in fianco ad Emis. "Piuttosto tu cosa ci fai qui?!"

"No-non stavo tanto bene e Guenda mi ha accompagnato" disse incerto, molto incerto.

"Ah si, insomma ti ha aiutato, in cosa di preciso?" chiesi puntigliosa

Speravo che almeno avesse le palle per dirmi la verità. Forse così l'avrei perdonato.

A questa domanda non riuscì a rispondere.

"Dai dillo almeno che te la sei fatta, dimmelo cazzo" gridai, con le lacrime che minacciavano di scendere da un momento all'altro.

"No non è come pensi"

"Dicono tutti così"

"Cazzo Marta mi vuoi credere? Non ho fatto una minchia con Guanda"

"Vaffanculo Emis" fu tutto quello che riuscii a dire. Lo guardai negli occhi per un'ultima volta e poi uscii dal bagno. Emis mi inseguì, mi afferrò un braccio e non riuscii a liberarmi, era più forte di me. Tentò di baciarmi, ma mi levai.

"Marta credimi cazzo"

"No, sei solo un puttaniere Emiliano. Non chiamarmi più, dimenticami"

"Non posso" mi disse, quasi pregandomi di non andarmene

"Ci potevi pensare prima di scoparti quella". Mi allontanai e non sentii quello che uscì dalla sua bocca.

Cercai Francesca, che se ne stava appiccicata a Guè, che sembrava apprezzare. Mi avvicinai e le dissi:

"Fra io vado a casa, ci sentiamo domani"

"Tutto bene?" mi chiese

Non risposi e allora parlò Guè.

"C'entra con Emiliano quel cazzo di mascara sbavato?"

"Guè lascia stare, godetevi la serata ragazzi" dissi, rivolgendo uno sguardo di tranquillità a Francesca che sembrava preoccupata. Con quelle luci non capivo più un cazzo, poi ci si metteva Emiliano e il mio stomaco. Uscii dal locale e trovai J-Ax che fumava in santa pace. Mi fece cenno di sedermi accanto a lui e accolsi l'invito. Mi diede una sigaretta, o almeno speravo lo fosse, e la accettai. Non amavo fumare, ma cazzo se ci voleva.

"Stai lanciando una nuova moda?" chiese Ax. Non capivo, che nuova moda? Ero vestita normalmente..

"È?"

"Zia è solo una sigaretta e sembri già fatta"

Non riuscii a trattenere un sorriso. Questo era il bello di Alessandro, lui sapeva come farmi sorridere anche quando ero nell'oblio.

"Comunque mi riferivo agli occhi da panda"

"Ah non me ne ero accorta" dissi "forse ho riso troppo". Non volevo che si subisse l'ennesima lite tra me ed Emiliano.

"Si certo, e io sono Dio"

In vino veritasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora