Capitolo 21

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***Marta***
Lui non si fidava di me. E forse faceva bene. Però io l'avevo fatto per lui. Volevo tenere Emiliano lontano da questa storia. Conoscevo Matteo da tanto tempo. Aveva uno sguardo dolce di per se, ma quando si fissava su una cosa la otteneva, in qualunque modo. Questo mi spaventava, ma dovevo affrontarlo. Era una questione tra me è il mio passato. Sono sempre stata una ragazza determinata, senza troppe paure e che prendeva la vita per quella che è. Soprattutto non volevo che la gente is immischiasse nei miei affari.
Dopo due orette giunsi alla stazione centrale di Milano. Mi diressi verso la Metro e tornai a casa. Quando vi arrivai aprii la porta e incrociai mia madre.
"Emiliano è già andato via? Vi siete divertiti?" Mi chiese
"Si" risposi scazzata e andai in camera mia. Chiusi la porta e iniziai a piangere. Capitava troppo spesso da quando avevo conosciuto Emis.

***Emiliano***
Arrivai a casa. Chiusi la porta alle mie spalle e mi ci appoggiai. Chi cazzata litigare così. Quella storia che era iniziata quasi per scherzo era diventata la parte più bella di me. Marta mi mancava, ma era stata lei ad andarsene. In questi caso cosa si doveva fare? La dovevo aspettare o andare da lei? Era la prima volta che mi trovavo in quella situazione. Così chiamai Federico, sicuramente ne sapeva più di me.
"Pronto"
"Oi ragà"
"Cosa c'è?"
Gli spiegai tutta la storia.. "Che cazzo faccio? La aspetto o vado da lei"
"Vecchio lei non viene di certo da te, fai passare due giorni e poi chiamala"
"Grazie fra ci si vede"
"Ciao Emis"
Io non ce la facevo ad aspettare due giorni. Fanculo dovevo trovare qualcosa da fare.
Quella sera fui costretto ad uscire con dei miei amici anche se non ne avevo voglia.

***Marta***
Francesca: "stasera disco?"
Io: "no"
"Eddai"
"No"
Quando aveva saputo del mio litigio con Emiliano, Francesca da brava amica era venuta da me a tirarmi su il morale.
"Se non esci con me non ti porto il cioccolato dalla Svizzera" mi ricattò
"Fa niente, vai a divertirti" dissi senza vitalità
"Senti, ci vediamo domani. Cerca di dormire e non pensare troppo"
"Se". Mi abbracciò e poi se ne andò.
Quella sera ero a casa da sola perché mio fratello era con i suoi amici e i miei erano in Sicilia per un weekend. Verso le due riuscii ad addormentarmi quando sentii un rumore.

***Emiliano***
Erano le due e mezza ed ero in discoteca. La peggiore serata della mia vita. Non riuscivo a divertirmi, non mi ero ancora fatto nessuna e non ne avevo intenzione. "Non ne voglio sapere delle altre sei, ho ancora addosso il profumo di lei"
Avevo fumato più di due pacchetti di sigarette senza riuscire a calmarmi. Così andai da lei.

***Marta***
Mi svegliai non capendo cosa stesse succedendo. Scesi in salotto ma non vedevo nessuno e quindi tornai in camera. Quando aprii la porta fui terrorizzata. Sul mio letto era disteso Matteo. Rimasi pietrificata. Scappai verso il salotto, ma lui era più veloce e mi raggiunse in poco tempo, prima che io riuscii a prendere il telefono per chiamare aiuto. Con la forza mi portò verso la mia camera e mi imprigiono sul letto. Mi dimenavo, tentavo di tirargli dei calci, ma ogni tentavo era inutile. Così come lo era gridare. Nessuno poteva sentirmi. Matteo mi strinse i polsi e mi strappò di dosso la maglietta
"adesso otterrò ciò che ho sempre voluto, lurida troia"
"Lasciami, vattene ti odio"
"Ma sentitela" esclamò
"Cosa ti ho fatto?" chiesi implorante
"Tu non immagini quanto io abbia voluto scoparti per bene dalla prima volta che ti ho vista"
"Perché io" chiesi senza fiato, mentre una lacrima mi rigò il viso
"Perché sei la troia perfetta"
"tu sei malato, lasciami o.."
"O? Cosa vuoi fare?". Rise come se godesse a vedermi in quello stato, a farmi del male.
Sentii il campanello suonare. Era la mia unica via di salvezza.
Matteo: "ferma o sei finita"
"Lasciami" dissi forse a bassa voce, forse gridando.

***Emiliano***
Erano ormai cinque minuti che suonavo al campanello. Ero sicuro che in casa ci fosse qualcuno perché la luce della camera di Marta era accesa. Mi preoccupai così presi la chiave sotto al vaso all'ingresso ed entrai. Sentii che gridava. Corsi verso la sua camera, sfondai la porta e vidi ciò che non avrei mai voluto vedere. Un tizio la teneva ferma. Mi gettai sopra di lui e gli diedi un cazzotto abbastanza forte da farlo cadere a terra. Vidi Marta che piangeva e tremava. Quanto odiavo vederla così.

In vino veritasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora