Capitolo 29

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Tornai a casa, mi lavai e mi sistemai. Il tutto senza smettere di sorridere. Era uno dei giorni più belli della mia vita. "Marta stasera io e tuo padre andiamo dalla nonna a cena. Vieni?"

"Vi fa niente se sto a casa e vengono la Fra ed Emi?"

"No va bene" disse mia mamma

Poi iniziai a preparare la torta. Feci il pan di Spagna, la crema e aggiunsi l'ananas. 'Francy non potevi chiederne una più semplice?!' pensai.

Poi, verso l'ora di pranzo mi arrivò un messaggio

"Amore cosa vuol dire? Hai un altro?"

"Ma te lo capisci l'italiano?" risposi

"Si.."

"Ho detto che non sei più l'unico Killa, non che ho trovato un'altro -.-"

"Va bene amore, ma chi cazzo è?"

"Te lo dico quando ci vediamo stasera.. Alle 8, PUNTUALE Emi" dato che aveva sta mania di arrivare in ritardo...

"Certo piccola"

Posai il cellulare sul tavolo e guardai la tele. Come sempre non facevano niente. Poi squillò il telefono di casa

"Pronto"

"Ehi bella che si dice?"

"A te non si dice proprio" risposi seccata

"Cambierai idea prima o poi, te lo prometto"

"Vaffanculo"

"Si ma con te"

"Sognatelo bastardo"

Ero in panico. Di nuovo lui, Matteo. Stava iniziando a spaventarmi così inviai un messaggio ad Emis

"Ti prego vieni subito da me"

"Non chiamarmi bastardo" disse scocciato

"Io dico quello che mi pare e piace" sbuffai

"Imparerai a rispettarmi" disse convinto

"Sai cosa ti dico? L'importante è crederci"

"E io ci credo"

"Sono tutte false speranze" dissi convinta

"Vedremo. Tu e il tuo fidanzatino avete vinto una battaglia, ma non la guerra"

"Ciao" dissi seccata e riattaccai.

"Amore arrivo". Mi comparve sullo schermo del cellulare questo messaggio.

Per fortuna avevo Emi. Ero abbastanza terrorizzata ma prima o poi sarebbe finita. Almeno, lo speravo. Qualche minuto dopo bussarono alla porta.

"Entra Emi" gridai. Non avevo la forza per alzarmi dal divano. Ero paralizzata dalla paura.

"Marta tutto bene?"

"Si" mentii. "Solo che avevo voglia di vederti"

"Sei da sola in casa?"

"Si, mia madre è appena andata a lavorare"

"Prospettiva allettante" disse ridendo. Si sedette accanto a me e mi baciò. Lui sapeva come farmi tornare il sorriso. Era meglio di una medicina perché aveva effetto subito.

"Mi vuoi dire chi è sto Killa?"

"Stasera. Non è una cosa che si può dire così, devi vederlo"

"E perché stasera?" chiese stranito

"Uno perché devo presentarlo anche alla Francy e due perché adesso potremmo fare qualcos'altro"

"Del tipo?" chiese malizioso.

Ci guardavamo negli occhi, avevamo le bocche a un centimetro di distanza.

"Potremmo uscire no?" dissi scherzando.

"Eh sta minchia che usciamo amore"

"Come vuoi" dissi ridendo.

"Ecco così va meglio" disse ghignando.

Mi prese in braccio e, continuando a baciarmi, mi portò verso la mia camera da letto. Mi buttò sul letto e mi intrappolò tra lui e il materasso. Gli tolsi la maglietta e ammirai i suoi tatuaggi. Ogni volta che li vedevo erano più belli. Il mio preferito era quello che raffigurava i due guanti da boxe. Non so perché ma mi piaceva particolarmente. Secondo me lo rappresentava benissimo, lui era un combattente. Ciò che voleva lo otteneva. Forse solo con me a volete non ci riusciva. Continuando a baciarmi mi tolse il top. i nostri bacini si cercavano e l'eccitazione saliva ogni minuto che passava, fino a quando scoppiamo, raggiungendo dopo un'ora d'amore la vetta della montagna. Ci fermammo un momento a riprendere fiato e non c'era più bisogno di dire parole se non

"Emi ti amo"

"Anche io" disse baciandomi il collo.

Ci rivestimmo

"Usciamo a fare una passeggiata?" chiesi

"Ti voglio portare in un posto speciale" disse lui

In vino veritasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora