Capitolo 33

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Quella notte feci un incubo. C'era mia madre che mi ripeteva "sei una buona a nulla" e vedevo i volti di Emiliano, Francesca, Giorgio e tutte le persone a cui volevo bene che ridevano. Io ero umiliata e quando tentavo di raggiungere la luce, questa si faceva sempre più lontana.

Mi svegliai di scatto, sudata. Guardai la sveglia sul comodino. Faceva le 03:54. Pensai al romanzo che avevo letto, "la ladra di libri". Quando lei faceva un incubo suo padre le raccontava una storia o suonava la fisarmonica per lei. Invece io ero da sola. Mi sentivo terribilmente abbandonata a me stessa. Aprii la finestra per prendere un po' di aria fresca e poi mi rimisi a dormire, anche se non riuscivo più a prendere sonno. Quindi accesi la musica per rilassarmi. Cliccai casuale e partì "ti amo o ti ammazzo" di J-Ax. Era proprio la fotografia della ,mia situazione!

"Ho urlato così tanto che mi scoppia la testa, e quindi te ne sei andata subito..

.. O ti amo o ti ammazzo pioggia che annega ma rinfresca, sei una chicca che mi fotte la testa.. O ti amo o ti ammazzo il tuo ragazzo è pazzo.."

Mi scese una lacrima. 'Basta piangere Marta, ti stai rammollendo' disse il diavolo della mia coscienza

'È normale, sei umana' ribatté l'angelo

'Fottitene' disse il diavolo

'Cercalo' si impose l'angelo.

E io?! Cazzo dovevo fare?

***Emiliano***

Guardai la sveglia 05:05.. Esprimi un desiderio Emiliano. Lo espressi. Quanto ero patetico? Non credevo a quelle cose, eppure desiderarla non me l'avrebbe riportata. Dovevo riprendermi Marta, conquistarla una volta per tutte ma non era facile. La cazzata orami era fatta. Chissà cosa stava facendo lei adesso! Conoscendola ascoltava qualche canzone triste. Le avevo spezzato il cuore; da una parte mi faceva male, dall'altra me ne fregavo. Potevo fare uno strappo alla regola e tornare nel passato.

'Che cazzo dici Emis? Tu ami lei, chissene delle altre'

In quel momento mi sentivo un umano, pronto a commettere centinaia di errori.

***Marta***
Quando mi svegliai erano le 8:30. Scesi al piano di sotto. Mio fratello dormiva ancora, mentre i miei genitori erano già a lavorare. Che tristezza, l'estate stava finendo. Era già il 20 agosto, nemmeno un mese e sarei dovuta tornare a scuola. Di li a 10 giorni sarebbe stato il mio compleanno. Pensandoci, mi ricordai di Killa. Dovevo andare da lei, anche se il suo nome era una pugnalata sulla ferita ancora aperta. Dopo tutto Emiliano era stato importante per me e lo era ancora. Lo amavo, nonostante tutto. Chiamarlo? Stava di sicuro ancora dormendo..

***Emiliano***
Era stata una notte di merda, non avevo chiuso occhio, ogni dieci minuti mi svegliavo, pensando a lei. Non riuscivo nemmeno a direi il suo nome, pensare il suo viso, rivivere quella fottutissima litigata. Non era devota a nulla. Presi il cellulare. Lo tenni mezz'ora in mano, ma non volevo chiamarla, non ce la facevo, avevo paura che mi avrebbe mandato affanculo. E non avevo paura per niente, era davvero incazzata.
Così decisi di farle una sorpresa. Magari mi avrebbe perdonato..

***Marta***
Mi vestii e andai al maneggio in motorino. Magari un po' di tempo in sella mi avrebbe tranquillizzata. L'effetto che avevano i cavalli su di me era positivo. Mi sentivo libera, potente, invincibile.
Arrivai al maneggio, salutai l'istruttore e per i fatti miei spazzolai la mia cavalla. "Ehi Killa, fortuna che ci sei tu". La giumenta sbuffò. Rispondeva meglio di certe persone reali.
Presi sotto sella, sella, testiera, morso e redini, gliele misi e la portai in cortile.
"Gianni posso usare il campo centrale?"
"Si. Devo aiutarti?"
"No grazie" risposi e montai a cavallo.
Prima passo, giusto qualche giro di riscaldamento. Poi trottai e infine galoppai. Feci qualche salto e, dopo due ore abbondanti che ero in sella, scesi. Lavai la cavalla e la misi nel box. Salutai tutti e quando stavo per andarmene notai qualcosa di strano all'ingresso, qualcosa di familiare.

In vino veritasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora