Capitolo 34

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***Emiliano***

Cosa potevo fare? Andai a casa sua, ma suo fratello rispose che era uscita. E dove poteva essere alle 9 di mattina? L'unico posto era il maneggio. Per quel poco che mi aveva detto sui cavalli, sapevo che la liberavano da ogni pensiero. Non volevo rovinarle la giornata, ma cazzo dovevo riconquistare la sua fiducia. Passai dal fioraio più vicino e presi un mazzo di margherite, i suoi fiori preferiti, e di rose nere (su consiglio di Cosimo). Gue aveva sempre idee strane, ma mi aveva detto che con la sua tipa funzionava. Bah crediamoci.

Poi andai al maneggio.

La vidi, stava per tornare a casa. Minchia se era bella, più del solito. Aveva i capelli scompigliati, non era truccata, aveva l'aria stanca, vissuta. Aveva l'aria di una persona delusa, ma libera.

Lei mi vide e si bloccò. Non poteva scappare, anche se probabilmente lo voleva.

***Marta***

Proprio adesso doveva farsi vedere quel bastardo? Mi ero liberata da pensieri tristi, mi sentivo fiera di me stessa per aver lasciato da parte la tristezza. Ma poi vidi lui e la mia mente vagò nel buio. Volevo scappare, sotterrarmi o sparire, ma non potevo. Lo guardai; mi guardò. Aveva l'aria stanca, forse aveva passato la notte in bianco? Gli stava bene. L'avevo fatto anche io!

Respirai e le mie gambe iniziarono a tremare. Esitai, presi coraggio e mi avvicinai. Lui se ne stava appoggiato alla macchina, quasi come se non riuscisse a reggersi in piedi. Quando vide che mi stavo avvicinando, fece un passo verso di me.

Ci ritrovammo a un passo. L'unica cosa che riuscii a fare fu abbracciarlo. Lui per me era come l'acqua nel deserto, era il mio ossigeno, anche se a volete era pesante. Talvolta l'acqua del deserto può essere sporca, ma è pur sempre acqua in un posto arido. È indispensabile. Tutto quello che mi disse fu "scusa amore". Non volevo staccarmi da lui, non adesso.

"Mi dispiace Emiliano"

"È colpa mia" disse convinto

"Emiliano, ho dubitato di te, non avrei dovuto farlo"

"Tesoro non dovevo ridere, ridevo di ciò che avevo pensato io, non del nome del cavallo, che tra l'altro spacca"

Sorrisi, un sorriso a trentadue denti. Mi sentivo rinata.

"Beh allora, per la seconda e spero ultima volta.. Vuoi vedere sta Killa?" chiesi speranzosa

"Si, andiamo"

Mi prese la mano e lo guidai verso il box di Killa.

"Questa cavalla mi sembra un po' come te. Fuori una dura, essendo nera. Ma in fondo ha dei sentimenti"

"Ma è una femmina? Quindi io sarei una femmina?"

Risi

"Sei scemo Emis"

"Mai quanto te Mars"

"Adesso ho anche un soprannome?" chiesi stupita

"Non ti piace?"

"Certo, stupendo" mentii "Come delle caramelle"

"Tu sei più dolce" disse ridendo

"Ma ti senti? Non ti riconosco più Emis"

"Neanche io mi riconosco, sta cosa fa paura ma ci sta"

Risi. Lo amavo? Si, tanto

Passò qualche giorno e arrivò sabato. Era mattina, ero da Emiliano a dormire.

"Amore stasera vieni con me a un privè?"

"Si ma chi c'è ?" chiesi

"Solita gente, alcuni rapper e amici"

"Ok. Vado a fare la colazione. Non muoverti di qui" dissi. Volevo portagliela a letto.

Scesi al piano di sotto, preparai due cappuccini, tagliai la frutta e feci una macedonia e preparai delle brioche veloci con la pasta sfoglia. Tornai di sopra con il vassoio in mano

"Ecco amore" dissi

"Basta viziarmi che poi mi ci abituo"

"Basta che fai il bravo" replicai e gli feci l'occhiolino.

"Stasera può venire anche Francesca?"

"Certo amore"

Mangiammo la colazione e poi facemmo le coccole. Volevo che quel momento non finisse mai.

"Quando ti bacio mi manca l'ossigeno e scappo in un'altra galassia" disse Emi, accarezzandomi la guancia.

"Qualunque sia vengo con te" risposi sorridendo

In vino veritasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora