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Nina
La sveglia suonava ed io non avevo la minima voglia di muovermi dal letto, o semplicemente di muovermi in generale. Ero avvolta tra le coperte a riflettere su cose che possibilmente mi sarei scordata di lì a mezz'ora, quando a un certo punto il mio cane Marley piombò nella mia stanza e mi servì la solita razione abbondante di coccole mattutine. Quando mia madre lo chiamò dal piano di sotto, sparì in fretta, mollandomi lì in cambio di qualche croccantino.
Decisi quindi di alzarmi e di cominciare a prepararmi, altrimenti avrei ritardato come sempre. Mi feci una doccia veloce, asciugai i capelli e li legai in una crocchia disordinata, misi una t-shirt nera, dei jeans sbiaditi e le mie solite converse nere.
Per essere Ottobre faceva ancora abbastanza caldo quindi presi solo una felpa in caso l'aria rinfrescasse. Presi le chiavi, il telefono, lo zaino e gli auricolari e mi fiondai giù per le scale, entrai in cucina e andai dritta al tavolo da pranzo, dove presi una mela.

<<Ehi signorina, non puoi mangiare solo quella!>>

si lamentò mia madre come ogni mattina, le diedi un bacio veloce sulla guancia e corsi via prima che potesse aggiungere altro. Andai di corsa fino a scuola, erano già le 07:50 e di lì a poco sarebbe suonata la campanella. Non potevo rischiare di aggiungere un altro ritardo ingiustificato alla mia collezione, quindi accellerai il passo e ringraziai mentalmente i miei per aver scelto di abitare nel quartiere in cui si trova la scuola. Arrivai in tempo qualche svolta dopo e una volta raggiunti i miei amici oltre il cancello, aspettai che Emery Frost, la mia migliore amica dai tempi dell'asilo, finisse di fumare per poi entrare al suono della campana. Sarebbe filato tutto liscio se un ragazzo non mi fosse piombato addosso buttando a terra me ed il mio zaino da cui cadde tutto il contenuto. Cercò invano di aiutarmi ma quando mi voltai verso di lui per capire chi fosse e per dirgli di non preoccuparsi, mi resi conto che il ragazzo non era uno qualunque, bensì l'idiota più idiota che potesse esserci, il più coglione, stronzo pezzo di merda che avessi mai conosciuto. Josh Fletcher.

Josh
Fra tutte le persone su cui potevo andare a spiaccicarmi, doveva proprio capitarmi sua maestà Nina.

<<Brutto stronzo! Guarda dove vai!>>
ando a raccogliere la tua roba.>>

<<Ehi non ti agitare, non ti sono mica finito addosso di proposito.>> dissi agitato porgendole uno dei suoi libri.

<<Ed io come faccio a sapere che non l'hai fatto di proposito? Fai sempre il possibile per irritarmi Josh.>>

<<Bellezza fidati, se avessi voluto spalmarmi su di te volontariamente, te ne sararesti accorta e non ti saresti di certo lamentata.>>
la provocai divertito.
Lei sgranò gli occhi come se le avessi detto chissà cosa e aprì la bocca almeno tre volte con l'intento di dire qualcosa ma, non uscì nulla a parte una specie di strilletto frustrato. Quella ragazza era pazza, doveva rilassarsi un po'.

<<Sai, per essere così bella sei una vera e propria bisbetica.>>

<<Sparisci o ti faccio rimpiangere di non esserti spiaccicato addosso a qualcun'altra!>>
urlò spazientita. Ero riuscito ad irritarla come sempre.
Decisi di fare qualcosa che non avevo mai fatto, d'altro canto non ci eravamo neanche mai sfiorati. Lo feci per il semplice gusto di irritarla di più. Mi avvicinai pericolosamente a lei e le sussurrai stando attento che le mie labbra fossero ad un soffio dal suo orecchio, in modo tale da sfiorarlo appena e come speravo lei trasalì a quel contatto. Divertito le sussurrai;

<<Si, ma con le altre non mi sarei mica divertito così tanto. Sei più sexy quando ti arrabbi.>>

Le feci l'occhiolino e m'incamminai verso la scuola prima che potesse cantarmene quattro. Dovevo ammetterlo, stuzzicarla mi aveva sempre divertito parecchio, sopratutto perché lei, a differenza delle lagnose troiette della nostra età, mi aveva sempre tenuto testa. Con qualcun'altra dopo una situazione del genere, dopo averla a stento sfiorata come avevo fatto poco prima con lei, starei già facendo chissà cosa in qualche ripostiglio della scuola.. ma Nina era Nina e da tempo avevo ormai capito che lei era diversa, non si beveva le mie stronzate e ne ero perfettamente consapevole, cosa che indubbiamente, non faceva altro che aumentare la confusione che avevo in testa. Fin da bambini, era stata l'unica in grado di mandarmi la testa a puttane e non riuscivo a capire cosa significasse realmente ciò.

Nina
Che faccia tosta! Era sempre il solito sbruffone convinto di poter avere tutto e tutti quando e come voleva lui. Era l'unico in grado di mandarmi in bestia con poco. Ad un certo punto mi resi conto che, Emery mi stava sventolando la mano davanti la faccia per attirare la mia attenzione
<<Terra chiama Nina!>>

<<Eh? Cosa?>> risposi spaesata.

<<In che posto della tua testolina sei finita?>> mi battè un dito in fronte.

<<Imprecavo mentalmente contro quello stronzo>> alzai gli occhi al cielo.

<<Dai non esagerare, come fate ad odiarvi così tanto voi due? Conosco entrambi praticamente da sempre e ho sempre pensato che potreste essere anche carini insieme, se solo la smetteste di fare i bambini ovviamente.>>

<<Sei impazzita per caso? Ma che ti passa per la testa? Io con quel coglione montato non potrei mai starci! Solo al pensiero mi viene un esaurimento nervoso! >> presi ad agitarmi gesticolando esageratamente.

<<E poi Carter in tutto ciò dove lo metti? Lo hai scordato per caso?>> aggiunsi ricordandole soprattutto dell'esistenza del mio ragazzo, anche se sapevo che non lo sopportava affatto.

<<Mi piacerebbe parecchio dimenticarmene ma purtroppo non fai altro che ricordarmi della sua esistenza, comunque che ne dici di entrare? È già tradissimo!>>

<<E pensare che me la sono fatta di corsa da casa fin qui per arrivare puntale.>> dissi scocciata.

<<Andiamo brontolona.>>

Emery mi prese per il braccio e mi trascinò fin dentro la classe come farebbe una mamma con la figlia che fa i capricci. Lei adorava la scuola ed era anche abbastanza brava, io d'altro canto non studiavo mai ma avevo sempre voti sopra la sufficienza perché anche se con un minimo di impegno, riuscivo comunque a fare qualche interrogazione come si deve. La professoressa Moon era già in classe. Si voltò verso di noi che ci trovavamo sull'uscio della porta e spalancò gli occhi infuriata.

<<Alla buonora tutt'e due! Andate ai vostri posti forza!>>

Un amore improbabile. #Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora