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Non siate lettori silenziosi, per piacere.

Ti ho portato due fiori, uno sono io e l'altro sei tu.

Presi un lungo sospiro prima di scendere dal treno, non potevo crederci che Niccolò, quel ragazzo che avevo seguito ovunque solo per sentirlo cantare un'ora scarsa, era proprio lì ad aspettarmi

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Presi un lungo sospiro prima di scendere dal treno, non potevo crederci che Niccolò, quel ragazzo che avevo seguito ovunque solo per sentirlo cantare un'ora scarsa, era proprio lì ad aspettarmi.
Attesi i signori davanti a me e mi diedi un pizzico per risvegliarmi, poi scesi finalmente dal treno e mi guardai in giro, cercando Niccolò, ma non trovandolo presi il cellulare dalla tasca e lo cercai su Instagram per domandargli dove fosse.

«Buonasera.» sentii la sua voce, proprio dietro di me e mi poggiò la mano sulla mia spalla facendomi girare di scatto, trovando gli inconfondibili occhiali scuri di Niccolò. «Mi hanno detto che ti piacciono i fiori.» continuò, spostando l'altra mano da dietro la schiena, così da farmi vedere un bellissimo mazzo di rose rosse e margherite. Mi avvicinai sorridendo e lo abbracciai incrociando le braccia dietro il suo collo. «Auguri

«Penso sia il giorno più bello della mia vita.» ammisi quando mi allontanai e dovetti asciugarmi le lacrime. Niccolò portò velocemente il braccio sulle mie spalle ed iniziò a camminare verso l'uscita. Presi i fiori dalle sue mani e mentre camminavamo decisi di fare una foto, per mandarla a mia madre ed Azzurra.

«Sai, ho cercato tutto il giorno su internet che operazione ti sei mai potuta fare e la curiosità mi sta uccidendo.» ammise sbuffando. «Dimmelo, ti prego.»

«Avevo due cisti sulla palpebra, le ho dovute incidere.» gli spiegai e lui si girò di scatto verso di me, abbassando i suoi occhiali da sole per guardare meglio. «Forza cammina.» dissi ridendo appena le macchine dietro di noi iniziarono a bussare. Appena entrammo a casa sua sorrisi, trovando tutto come avevo lasciato: il tavolo in disordine, la felpa rossa che aveva indossato per accompagnarmi alla stazione sul divano ed il misuratore di pressione sempre presente. «Non ti ho raccontato cosa mi è successo il giorno dell'esame.»

«Che altri hai combinato? Ormai ti capita di tutto.» chiese sedendosi sul divano, invitandomi a sedere accanto a lui.

«Non hai un vaso? Altrimenti muoiono.» dissi guardandomi intorno, poi notai che sopra al pianoforte c'era un vaso vuoto.

«Lo puoi prendere.» disse, notando che lo stavo fissando. Sorrisi prendendolo per mettere l'acqua ed i fiori, poi lo posai di nuovo sul pianoforte.

«Sono andata all'esame con la tua maglia, quella con la scritta Ultimo e quando il professore mi ha chiamato ha letto ad alta voce ed ha detto che era giusto chiamarmi per ultima.» spiegai sedendomi accanto a lui. Scoppiò a ridere, guardandomi confuso. «Ho finito l'esame alle quattro del pomeriggio.» dissi sbuffando, incrociando le braccia.

«Ti capita tutto a te.» commentò ridendo ma tornò subito serio avvicinandosi a me. «Hai un tatuaggio?» chiese portando la mano sul mio collo. «Che significa?»

Tinkerbell; UltimoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora