Non siate lettori silenziosi, per piacere.
Sabbia.
«Si perché, in effetti, però voglio spiegarti che.. Allora ti volevo dire.»
«Niccolò è mezz'ora che ti incarti, ti prego.» lo interruppi di nuovo e lui sbuffò rumorosamente mentre si sistemava il cuscino dietro la schiena.
«Ma tu non mi ascolti!» ribatté arrabbiato incrociando le braccia al petto. Se solo ne avessi avuto la forza lo avrei spinto giù dal letto, con il culo per terra, ma ero fin troppo stanca, mi aveva sfinito.
«Ma tu non parli!» dissi lasciandogli un pugno sul petto. Erano le quattro del mattino e mi aveva svegliato per la sua ansia che lo faceva girare, letteralmente, nel letto come un matto e, puntualmente, svegliava anche me e si arrabbiava con me!
«Basta non voglio più parlare con te.» sussurrò rendendosi conto di essere nel torto marcio ma era fin troppo orgoglioso per ammetterlo.. che peso che mi porterò sulle spalle per sempre.
«Nico sono due ore che siamo svegli e tu hai solo detto "allora, quindi e ma". Sembra il discorso all'olimpico.» commentai girandomi di spalle, i miei occhi pregavano per chiudersi ed il mio corpo implorava di rilassarsi.
Il silenzio circonda la stanza e pensai che si fosse arreso a discutere del nulla, forse stava già dormendo ed ero io la scema che ancora doveva rilassarmi, ma proprio quando il mio respiro tornò normale e chiusi gli occhi, Niccolò sussurrò. «Sarò in tour per un paio di mesi.»
«Ma è meraviglioso!» commentai sorridendo, tornando a guardarlo. Recuperai una sua maglia lasciata disordinatamente sul comodino e la infilai così da lasciar andare le coperte e lo abbracciai, ma sembravo l'unica felice di questa notizia.
«Sarà durante la sessione degli esami.» aggiunse e l'ansia mi colpiì in pieno, come un fulmine a ciel sereno. «Non ci vedremo praticamente mai.»
«Troveremo il modo, posso lasciare tutto per qualche giorno tipo il sabato e la domenica e-»
«Il mio carattere sarà ancora peggio di questo, le notti insonni saranno più lunghe e non mi basterà una camomilla per dormire.» mi interruppe alzandosi di scatto dal letto, lasciandomi da sola.
«E cosa vuoi fare?» chiesi curiosa cercando di reprimere la rabbia che iniziava a crescermi dentro, aggredirlo non sarebbe servito a nulla e tra i due qualcuno doveva pur essere apprensivo.
«Non lo so, lasciami pensare!» urlò tornando a guardarmi con la solita sigaretta tra le dita e la rabbia negli occhi.
«È questo il tuo problema, pensi troppo. Lo affronteremo insieme! Devi stare calmo.» dissi con un tono di voce molto più calmo di quanto immaginavo potessi avere.
«Non dirmi di stare calmo.» ribatté sputando le parole con tutto l'odio che una persona può racchiudere in se stessa e mi feriscono come una lama nel petto. «Voglio stare da solo.»
«Stai scherzando, spero.» aggiunsi alzandomi dal letto e cercare di reggere la conversazione alla pari. «Non me ne vado perché ti fai il film mentale per qualcosa che potrebbe succedere in un futuro creato dalla tua mente paranoica. Succederà quello che succederà ma tu non puoi allontanarmi ad ogni piccolo passo. Io cerco di starti vicino nel migliore dei modi mentre perdi il controllo ma non riesco a correre più di te!»
«Quindi dici che non riesci a starmi dietro?» domandò aspirando la sigaretta come se fosse la sua ancora di salvataggio. «Tornerò a casa distrutto e convinto di trovarti ma tu puntualmente non ci sarai!»
«Se devo correre voglio correre affianco a te, tutte le volte che tornerai a casa mi troverai lì, te lo prometto.» dissi cercando di trattenere le lacrime mentre la distanza che ci divideva sembra aumentare anche se noi eravamo fermi.
«Scusami, hai ragione. Vieni qui, stammi vicino.» si arrese lasciando spegnere la sigaretta nel posacenere, poggiandosi sulla scrivania dove poche ore prima mi aveva spogliato ed aveva buttato tutte le cose per terra. «Restami vicino, ti prego.» disse, quando notò che non mi muovevo da mio posto, passano alcuni minuti prima che lui decidesse di alzarsi ed avvicinarsi a me.
«Perché quando tutto va bene ti lasci prendere dalle paranoie? Sono qui, non me ne vado. Non so più come dimostrartelo.» sussurrai lasciando scorrere le lacrime sulle guance e lui cercò prontamente di fermarle. Socchiusi gli occhi alle sue carezze e cercai di rinchiudere ciò che era successo solo in uno stupido ricordo lontano.
«Hai ragione, cercherò di migliorare. Scusami e ti prego non piangere.» sussurrò lasciando dei baci sulle scie umide lasciate dalle lacrime sulle mie guance. Incrociai le braccia dietro il suo collo, facendo scorrere le dita tra i suoi capelli perennemente in disordine e mi lasciai prendere in braccio senza alcun tipo di commento. «Tienimi stretto.»
«Sempre.» sussurrai incrociando le gambe dietro la sua schiena. Al contrario della sera precedente, mi poggiò delicatamente sul letto e tornò a darmi attenzioni. «Potresti anche regalarmi un pass per i concerti.»
«È la prima cosa che avrai, credimi.» sussurrò con il viso nell'incavo del mio collo. Lasciai scorrere le mani dietro la sua schiena e ci godemmo quel momento. Sentii il suo cuore contro il mio petto e mai mi ero sentita così protetta, quasi mi viene da ridere. Eravamo due disastri come persone, quando ci incontravamo creavamo solo scintille eppure ci sentivamo bene solo l'uno tra le braccia dell'altro.
Ecco cos'era l'amore.
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Tinkerbell; Ultimo
FanfictionCampanellino è la fata di Peter Pan. Viene descritta come una comune fatina che aggiusta pentole e bollitori da qui il suo nome "Tinker Bell". Qualche volta si dimostra maleducata e vendicativa soprattutto nei confronti di Wendy, gelosa delle speci...