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Non siate lettori silenziosi, per piacere.

La bolla.

«Svegliate!» urlò Niccolò scuotendomi e le brutte parole che mi passarono per la mente erano numerose

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«Svegliate!» urlò Niccolò scuotendomi e le brutte parole che mi passarono per la mente erano numerose.

«La dolcezza e la gentilezza non abitano in questa casa.» sussurrai girandomi dal lato opposto a suo, ma lui ovviamente continuò a scuotermi e pizzicarmi il braccio. «Sei un grandissimo stronzo.»

«Non riesco a misurarmi la pressione, forza.» disse con le braccia incrociate mentre aspettava che mi alzassi dal letto. Lo guardai confusa mentre lentamente mi alzavo e mi sistemavo i capelli. Raggiunsi la cucina in silenzio e trovai subito sul tavolo il misuratore di pressione, così presi posto accanto a lui e gli indicai la sedia.

«Dammi il braccio.» dissi e lui eseguì la mia richiesta sospirando. Appena accesi la macchina lui portò lo sguardo per vedere fino a quanto saliva, poi sbuffò appena sfiorò i centosettanta.

«Spegni mi viene l'ansia.» disse cercando di allontanarsi, ma lo fermai facendogli segno di stare in silenzio. Accesi di nuovo la macchina della pressione e presi l'altra sua mano per stringerla.

«È un po' alta, ma di pochissimo Niccolò.» lo informai posando il misuratore nella sua scatola. «Che hai mangiato sta mattina?»

«Ancora niente, stavo aspettando te.» disse portando le mani sul viso, poi sbuffò di nuovo alzandosi, cercando le sue sigarette nei jeans, ma quando non le trovò strinse i pugni e si guardò intorno. «Dove cazzo stanno?»

«Niccolò, che succede?» chiesi avvicinandomi confusa, prendendo le sigarette dal tavolo dove le lasciava sempre, ma lo dimenticava ogni volta.

«Fatti un po' i cazzi tuoi.» rispose, prendendo le sigarette dalle mie mani e si allontanò, uscendo fuori al balcone. Rimasi immobile per qualche secondo, confusa, una parte di me mi diceva di fuggire da lì prima di sentirmi dire altre cose che non avevo voglia di sentirmi dire, poi sbuffai e lo raggiunsi fuori. «Mi dispiace, non volevo.»

«Se non vuoi dirmelo va bene, dimmi solo se ti piacciono i pancake.» dissi aggiustandogli i capelli che a furia di tirarli li aveva scombinati tutti.

«Mi ha mandato un messaggio la mia ex, le manco.» ammise poggiandosi al muro ed io annuii, aspettando che dicesse altro. «Le manco, che dovrei dirle?»

«Dovresti scrivere quello che senti.» suggerii, recuperando la sigaretta ormai spenta tra le sue dita che stava per lasciar cadere. «Come ti senti?»

«Mi sento solo, certo che mi manca ma ci abbiamo provato troppe volte e siamo solo due caratteri forti che si scontrano.» disse sbuffando, portando di nuovo lo sguardo sulle sigarette.

«Perché invece di guardare le sigarette non andiamo a mangiare?» domandai, cercando di fargli pensare ad altro. «Dai, faccio dei pancake deliziosi, me lo dicono tutti.» continuai, allungando la mano verso di lui, che afferrò in poco tempo e mi seguì in cucina. Mentre io cucinavo, lo sento cantare al pianoforte canzoni a caso, poi lo sentii domandarmi che canzone volessi ascoltare. «Canta quello che vuoi, mi piacciono tutte le canzoni.» risposi e subito dopo lo sentii canticchiare sotto voce. Sorrisi, sognando per un secondo una vita proprio così: svegliarmi ogni mattina con lui, che anche se mi faceva arrabbiare, mi faceva calmare in pochissimi secondi, preparargli la colazione, essere la persona su cui lui poteva sempre contare perché sarei stata sempre pronta a reggerlo, anche mentre è ubriaco, ma continuerò anche a dirgli che le sigarette fanno male, sentirlo cantare in qualsiasi ora del giorno. Questa era proprio la vita che sognavo, eppure dentro di me sapevo con sicurezza che questa mia piccola bolla di felicità si sarebbe rotta il più presto, perché nulla mi andava mai bene. Portai i pancake pronti sul tavolo e chiamai Niccolò, che arrivo dopo pochi secondi con il cellulare tra le mani.

«Dice di volermi vedere.» disse camminando avanti ed indietro mentre io rimanevo seduta, non sapendo cosa dire. «Cosa dovrei fare?»

«Non sono la persona adatta a cui chiedere consiglio in questo momento, sono terribile nel campo dell'amore.» risposi ridendo, facendolo sbuffare mentre continuava a guardare il cellulare.

«Potrei tornare a casa tua e potremmo provarci di nuovo.» lesse ancora e sospirò, portando lo sguardo su di me. Ecco che la bolla si era rotta, durata forse anche più di quello che mi aspettassi.

«Guarda che posso prendere il treno, così puoi riprovare con lei.» proposi e lui annuì, tornando a guardare il suo cellulare.

Tinkerbell; UltimoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora