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Non siate lettori silenziosi, per piacere.

In questo capitolo ci sono descrizioni forti, se non siete interessati passate oltre.

Che vogliamo fare?

Lascio il cellulare sul letto ed aspetto che Niccolò esca dal bagno

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Lascio il cellulare sul letto ed aspetto che Niccolò esca dal bagno. Alla fine mi aveva convinto a raggiungerlo nel suo hotel ed ho dovuto ascoltare le urla di Azzurra al cellulare per più di venti minuti, si era autoproclamata il cupido perfetto poi mi aveva detto di non preoccuparmi di nulla perché avrebbe pensato a tutto lei.

«Guarda qua, le zanzare mi hanno ucciso.» commenta Niccolò riprendendomi dai miei pensieri, uscendo dal bagno mentre si tiene il braccio con una macchia rossa.

«Senti caldo?» domando ironica quando si presenta solo con i boxer e lui scoppia a ridere stendendosi accanto a me. «Non fare il cretino.» lo riprendo appena porta la mano sul mio ventre giocando con il laccio del pantalone della tuta che mi aveva prestato per dormire.

«Cosa vogliamo fare?» domanda con lo sguardo malizioso mentre mi stringe il fianco per farmi avvicinare a lui. Indico la televisione che avevo precedentemente acceso che trasmetteva un film, a cui non stavo dando realmente importanza. Lui annuisce e porta la testa sul mio cuscino, così vicino che riesco o a sentire il suo respiro sul collo. Durante le pubblicità mi giro verso di lui che non perde tempo a baciarmi, però appena comincia di nuovo il film mi lascia andare. Non capivo bene che intenzioni avesse, forse aspettava un mio segno e solo in quel momento mi domandai se io fossi pronta a concedermi completamente a lui e la prima risposta che mi urlò il mio cervello a pieni polmoni era un chiaro e forte si.

Infilo le mani tra i suoi capelli appena la prima pubblicità mi concede i primi minuti di pace. Come se avesse capito le mie intenzioni porta subito il suo corpo sul mio e la sua mano raggiunge i miei capelli per spingermi contro di lui ed approfondire il bacio prosciugandomi tutta l'aria dai polmoni e così sono obbligata ad allontanarmi di scatto con il fiatone.

Quando aprii gli occhi ritrovai Niccolò ancora difronte a me con le labbra a pochi millimetri dalle mie come se non aspettasse altro che io riprendessi fiato per tornare a baciarmi, cosa che feci. Mentre le nostre labbra si torturavano tra di loro le sue mani raggiunsero la mia maglia che alzò fino al mio petto, poi si allontanò per sfilarmela via e se non fosse venuta via sono sicura che l'avrebbe strappata senza altre preoccupazioni. Tornò sulle mie labbra quasi affamato mentre le sue mani mi marchiavano a fuoco dietro la mia schiena cercando il gancio del reggiseno.

«Si sbottona davanti.» sussurro cercando di allontanarlo per parlare, ma lui mi concede pochi secondi per parlare, continuando a mordermi le labbra.

«Quale cazzo di reggiseno si chiude davanti?» domanda curioso portando le mani sul mio petto, ma continua a muoverle invano così decido di aiutarlo tra le risate.

«Quando devo legarlo mi è più comodo.» ammetto ridendo quando lo vedo controllare il mio reggiseno come se fosse un oggetto alieno. Probabilmente eravamo le uniche persone sulla faccia della terra che mentre eravamo sul letto per fare l'amore parlavamo del mio reggiseno "fuori dal comune". Dopo pochi secondi di battibecco contro il mio reggiseno Niccolò decide di lanciarlo da qualche parte nella camera e torna a dedicarmi delle attenzioni, concentrandosi sul mio petto.

Le sue labbra sul mio seno mentre con le dita ricalca i bordi del mio tatuaggio mi fanno ribollire il sangue nelle vene e cerco di non chiudere gli occhi per godermi la visione di Niccolò mentre mi coccolava. La sua eccitazione era contro la mia gamba e adesso, ancora meglio di quando è successo in doccia, mi rendo conto che tutto ciò che nascondeva nei pantaloni non era aria fritta. Ogni piccolo movimento lo sentivo muoversi contro di me in cerca di un po' di piacere. Accompagnò i miei pantaloni giù per le mie gambe e li lanciò come il mio reggiseno facendomi ridere.

«Potevi semplicemente buttarli per terra.» commento appena torna con il viso contro il mio. Alza le spalle ridendo poi torna all'attacco sulle mie labbra ma questa volta molto più dolcemente e lentamente come se volesse godersi il momento, poi si allontanò e si alzò cercando disperatamente nelle tasche dei suoi jeans. Quando tornò su di me i miei slip sparirono in pochi istanti ed ebbi la capacità di trovare la forza ed imitare i suoi gesti sfilandogli i boxer e quasi mi stavo per affogare con la mia stessa saliva perché non me lo ricordavo affatto così. Mentre lui si sistemava tra le mie gambe io portai le mani sulla sua schiena per stringerlo contro di me, il suo petto contro di me, pelle contro pelle ed occhi negli occhi.

Sarei sicuramente finita all'inferno, ma in questo momento ero in paradiso. Le sue spinte inizialmente erano lente e calme, aveva trovato il mio punto debole e sembrava alquanto soddisfatto mentre lo imploravo di continuare. Le sue labbra continuarono a baciarmi e le sue mani mi stringevano delicatamente, che mi faceva capire senza parole quanto mi volesse in quel momento. Venimmo insieme e sentii perfettamente la sua voce strozzata che mi chiamava, avrei voluto sentire quella voce per tutta la mia vita. Rimanemmo per alcuni minuti ancora nella stessa posizione mentre riprendevamo fiato, poi lui si alzò e buttò il preservativo e si stese in modo poco delicato accanto a me.

«La leggerezza di un mammut.» commento tirando le coperte sui nostri corpi mentre mi stringo al suo petto, nascondendomi tra le sue braccia.

«A livello di animali tu sei una cozza.» commenta spostando il piumone solo sul mio lato, come sempre lui aveva caldo la notte.

«Mi stai dando della brutta ragazza?» domando confusa alzando la testa per guardarlo. «Ti sto per tirare un calcio nei coglioni.»

«Dopo quello che abbiamo fatto posso mai darti della brutta ragazza?» domanda confuso incrociando le braccia dietro il mio collo per stringermi al suo petto. «Intendevo dire che ti attacchi.»

«Parla quello che non mi fa fare nemmeno pipì la notte perché se mi allontano si sveglia.» commento borbottano e lo sento ridere. Infilo la testa nell'incavo del suo collo e mi godo il suono della sua risata. «Ora zitto che devo dormire.» continuo minacciosa puntandogli il dito sul petto e lui torna a ridere.

«Cosa farei senza di te?» domanda accarezzandomi la schiena.

«Non lo saprai mai perché sarò sempre con te.» sussurro e vorrei continuare la nostra conversazione ma le sue carezze sono così dolci che in pochi secondi mi addormento.

Tinkerbell; UltimoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora