Campanellino è la fata di Peter Pan.
Viene descritta come una comune fatina che aggiusta pentole e bollitori da qui il suo nome "Tinker Bell". Qualche volta si dimostra maleducata e vendicativa soprattutto nei confronti di Wendy, gelosa delle speci...
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Niccolò's pov.
«Ale?» domandai a voce alta nel parcheggio dello stadio. L'unica via d'uscita era questa, possibile si fosse smaterializzata?
«Vai a farti fottere.» sentii la sua voce ancora una volta strozzata dalle lacrime e mi avvicinai di corsa alla mia auto dove lei era poggiata con il viso rivolto verso il basso. «Non mi toccare, coglione.»
«Immagino tu abbia visto.» sussurrai sospirando, poggiandomi all'auto difronte alla mia, poco distante da lei. Le luci del parcheggio lasciavano intravedere poco ma le sue lacrime erano ben distinte ed ancora una volta ero io il coglione che la faceva piangere.
«Beh, sai com'è, ti cercavo! Sei un idiota, meglio quando seguivo Ultimo senza conoscerti personalmente, ora oltre a distruggermi l'idolo mi fai anche soffrire.» ammise asciugandosi le lacrime, facendomi sospirare. «Sei un coglione, veramente. Altro che ti mancavo, a te manca mettere la lingua da qualche parte.»
«È stata lei a baciarmi.» specificai cercando un minimo contatto con lei, ma i suoi occhi erano fuoco e la lasciai stare tenendo le mani ben ferme nelle tasche dei miei jeans contro la mia voglia.
«Ho visto benissimo.» disse ironica tirando i suoi capelli in una coda scoprendo una benda proprio sul fianco, lasciata scoperta dalla mia maglia arrotolata e stretta con un nodo.
«Che diamine hai combinato?» chiesi confuso ma lei alzò gli occhi al cielo e sbuffò facendomi capire che quello non era il nostro problema. «Hai visto che mi ha baciato ma non hai visto che l'ho allontanata subito, non c'è niente tra me e lei.»
«Ho fatto una stronzata.» sussurrò portando finalmente gli occhi su di me. «Perché litighiamo sempre? Forse la nostra relazione non ci fa bene.»
«Litighiamo perché siamo due caratteri forti e partiamo entrambi in quarta, se solo fossimo un po' più calmi sarebbe tutto migliore. Credimi se ti dicono che posso essere tutto ma non un traditore, non mi sentirei a mio agio.» ammisi allargando le braccia per invitarla a mettere da parte un'altra delle nostre stupide litigate. Lei accettò subito e il suo viso sprofondò nell'incavo del mio collo, si alzò sulle punte per aggrapparsi meglio a me. «E non sento alcun bisogno di tradirti, siamo qui. Siamo noi e basta.»
«Perché lei l'ha fatto?» chiese strofinando le labbra sul il mio collo. «Sapeva che ti cercavo.»
«Quando beve perde il senno. Tu che hai combinato?» domandai portando le mani sulla benda, cercando di spostarla, ma lei mi bloccò.
«Te lo faccio vedere a casa, voglio rifugiarmi nel letto tra le tue braccia, preferibilmente con il tuo profumo di bagnoschiuma sulla pelle.»
«Aspetto questo momento da troppo tempo quindi ti appoggio nel migliore dei modi.» dissi arrendendomi alla sua richiesta, prendendo le chiavi dell'auto dai jeans. Il viaggio andò tranquillo, ormai si erano tutti ritirati dal concerto e le strade erano libere. Le nostre mani incrociate sul cambio non erano più una novità ed il suo sguardo insistente non mi dava più fastidio. «Spugna?» richiamai a voce alta, appena entrammo a casa mia e un ammasso di peli mi saltò addosso.
«Pensavo ti facesse piacere, sono andata con Adriano poco prima del concerto, eri così impegnato a farti visitare che non ti sei accorto di nulla, nemmeno di Cassio che ti ha preso le chiavi di casa dalla tasca.» disse salutando Spugna, che amava sicuramente più lei che me. «Ho preparato la pasta al forno, ti va?» continuò poi facendomi sorridere come un bimbo.
«Dio mio, ragazza. Tu sei perfetta.» dissi sedendomi subito al tavolo dove era già tutto pronto. Se fossi stato da solo mi sarei buttato sul letto a fumare una sigaretta prima di sprofondare nel sonno, lasciando tutto nel caos totale. «Ecco perché ti amo.»
«Si, a proposito di questo..» disse lasciando in sospeso la frase, rendendomi curioso. In poco riuscì a tirar via la benda e mi mostrò la pelle arrossata su cui splendeva una frase nera, così mi avvicinai per capire meglio e rimasi sorpreso.
«Vuoi volare con me?» lessi ad alta voce e riconobbi la mia scrittura scomposta. «Dove l'hai preso?»
«È stato uno dei primi instore, ti chiesi di scrivere una frase che ti piaceva perché volevo tatuarmela e tu mi hai detto che avevo la faccia giusta per rappresentare questa frase.» rispose sorridendo, portando di nuovo la benda al suo posto. «Mi hai detto 'hei, io con te ci volerei volentieri'. Eri un idiota già prima, però credo di essermi innamorata in quel momento di te.» mi spiegò e non mi resi conto che non potevo far a meno di sorridere e baciarla. In tutto questo tempo in cui cercavo una stella non avevo mai capito che non avrei mai potuto ritrovarla in Wendy, ma in Campanellino. Ed era proprio difronte a me.