49.

1.8K 84 8
                                    

Non siate lettori silenziosi, per piacere.

Stadio.

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Niccolò's pov

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Niccolò's pov.

Lasciai l'ultimo sguardo allo stadio pieno, le luci dei cellulari erano accese ed era la cosa più bella che potesse presentarsi davanti ai miei occhi. Mai avrei pensato che io, quel ragazzino maldestro, timido, quello marcio dentro, il pazzo che sognava ad occhi aperti avrebbe potuto realizzare questo: riempire gli stadi con la mia musica, le mie parole.

Scesi le piccole scale che mi portarono dietro il backstage e subito vidi Alessia con gli occhi pieni di lacrime che correva verso di me. Mi lasciai stringere come se fossi l'ancora di salvataggio e poco mi importava se ero completamente zuppo di sudore, mi mancava troppo.

«Non piangere.» sussurrai come un idiota, lasciando le lacrime scorrere anche sulle mie guance. L'adrenalina che circolava nel mio corpo mi rendeva impossibile controllare le emozioni e lei sembra nel mio stesso identico stato. Indossava la mia maglia bianca con scritto Ultimo come un vestito da sera elegante, la portava perfettamente.

«Mi sei mancato tantissimo. È stato tutto perfetto.» ammise con la voce strozzata dal pianto e decisi di fregarmene di essere poco fuori dal palco e che moltissime persone nel parterre riuscivano ancora a vederci, poggiai le mani sulle sue guance e la allontanai così da baciarla con le urla dello stadio in sottofondo. Le sue mani strinsero nei pugni la mia maglia e solo la voce di Adriano mi riprese e mi portò nella realtà, facendoci allontanare con il fiato corto, lasciandomi con la voglia di continuare e lei con le labbra gonfie.

«Stappiamo lo spumante e ci ritiriamo tutti nelle nostre umili dimore, ho una fidanzata anche io!» commentò ironico Adriano mentre mi indicava il mio camerino dove si sono raggruppati tutte le persone che collaborano con me.

«Ultimo! Ultimo! Ultimo!» urlarono tutti appena entrai nella stanza e sorrisi orgoglioso, tenendo la mano di Alessia mentre mi avvicinavo al tavolo dove avevano sistemato più o meno dieci bottiglie di spumante e vino rosso. Al mio lato, oltre Alessia, c'erano i miei amici, gli amici di una vita, i miserabili del parchetto. Dall'altro lato c'erano i miei fratelli, i miei genitori e Federica, la ragazza che mi aveva accompagnato in metà del mio percorso. C'era il mio manager che mi sopportava la maggior parte del tempo, addirittura il mio medico di base era presente con il suo camice inconfondibile.

«Grazie ragazzi!» salutai sorridendo e presi subito la prima bottiglia per stapparla. Passarono solo pochi minuti che mi ritrovai completamente bagnato da testa a piedi con una bottiglia di champagne, Adriano che rincorreva Gianmarco e Federica che cercava di fuggire dalla situazione. Alessia?

«Tieni.» interruppe Federica i miei pensieri, mentre mi porgeva un asciugamano. La ringraziai sotto voce e sorrisi, era sempre la stessa ragazza di cui mi ero innamorato anni fa. Ancora in quel momento mi chiedevo cosa ci avesse visto in me, una ragazza così sofisticata, lontana anni luce dal mio stile di vita che si era innamora di un ragazzo grezzo come me, pieno di tatuaggi e carenza nell'italiano corretto. «Finisce sempre nello stesso modo eppure sembri sempre sorpreso.»

«Ancora mi devo abituare al solito bagno.» dissi ridendo passando l'asciugamano sul mio volto, spostando gli occhiali da sole. «Come stai?»

«Normale, l'università continua e fortunatamente le poche sponsorizzazioni che faccio mi rendono autonoma economicamente. Tu come stai?» domandò portando gli occhi nei miei. Nel semi buio fuori lo stadio i suoi occhi risplendono come due diamanti, come potevo non innamorarmi?

«Bene. Il sentimento d'incomprensione è sempre presente, la mia rabbia non va ma via, le mie paranoie mi tengono sveglio la notte e la mia ipocondria fa dannare i miei medici.» risposi ironico alzando le spalle, guardando il cielo pieno di stelle sopra di noi. Sembrava una serata così calma e se pensavo a cosa era successo poco fa ancora avevo i brividi.

«Scusami.» sussurrò lasciandomi ben pochi istanti prima di capire per cosa dovessi scusarla: mi stava baciando. Sbattei le palpebre per pochi secondi poi la allontanai di scatto mettendo quasi un metro di distanza tra di noi.

«Fede ma che cazzo fai?» chiesi a voce alta e lei sospirò, poi alzò le spalle come se niente fosse successo.

«Dovevo capire se eri convinto della tua decisione. Sei qui con me e non hai nemmeno salutato la tua ragazza.» commentò incrociando le braccia al petto.
La mia ragazza.
Alessia.

Lasciai Federica da sola con i suoi stupidi dubbi che non mi riguardano più e tornai dentro come un razzo, dovevo trovare la mia ragazza e dirle tutto prima che potesse venirlo a sapere da terzi.

«Hai visto Alessia?» chiesi a Cassio e lui annuì, indicando la porta d'uscita. Salutai tutti i presenti velocemente e corsi fuori, dove diamine poteva essere mai andata?

Tinkerbell; UltimoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora