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Non siate lettori silenziosi, per piacere.

Farfalla bianca.

Guardo Spugna che intanto fa uscire pazzo Niccolò perché si rotola tra la sabbia e sorrido mentre cerco di registrare questo momento nella mia mente per ricordarmi tutto

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Guardo Spugna che intanto fa uscire pazzo Niccolò perché si rotola tra la sabbia e sorrido mentre cerco di registrare questo momento nella mia mente per ricordarmi tutto. Mi sentivo così bene a stare con lui, ero spensierata e lui sembrava lo stesso, lo speravo davvero.

«Non ce la faccio più.» commenta Niccolò stendendosi con la testa sulle mie gambe, di nuovo. Mentre io mi stringo anche il suo cappotto per il vento, lui resta a mezze maniche e sembra non avere per niente freddo. «Spugna! Vieni qua! Ma perché fa dei buchi che nemmeno per tutte le strade de Roma.»

«Si sta divertendo, lascialo stare.» lo riprendo abbassandomi al suo viso per lasciargli un bacio sulla fronte. «L'importante è che non si allontana.»

«Non preoccuparti, non va da nessuna parte senza di me.» aggiunge portando la mano dietro il mio collo per portare le labbra contro le mie. Cercai di godermi il bacio, ma avevo troppa preoccupazione per Spugna quindi mi allontano dopo pochi secondi. «Va bene, ci baciamo dopo.» commenta Niccolò, lasciandomi andare.

«Spugna!» lo richiamo appena torna vicino all'acqua e lui, stranamente, si avvicina a noi stendendosi sul telo che avevo portato per non sporcarci I vestiti di sabbia. Sì lasciò accarezzare fino ad addormentarsi e sentii Niccolò ridere.

«Ama più te, che me.» dice Niccolò ed io scuoto la testa ridendo. «Traditore di un cane.»

«Ci adora entrambi. Puoi tornare a cantare, adesso?» domando prendendo la sua mano per giocare con i suoi anelli. Durante tutto il viaggio per arrivare sulla spiaggia avevo lasciato spenta la radio ed avevo deciso di lasciar cantare lui, volevo godermelo a pieno senza altre voci, senza strumenti, solo la sua voce.

«Quale vuoi che canti?» domanda curioso, spostando gli occhiali da sole per guardarmi, poi li infila di nuovo. «Quale ti piace di più del mio album?»

«È abbastanza difficile, diamine.» rispondo ridendo e porto lo sguardo verso il mare per pensarci bene a questa domanda. «Del primo album mi piace molto pianeti, alla fine ti ho conosciuto con quella.» gli spiego e anche se non lo guardo sento il suo sguardo su di me. «Di Peter Pan mi piace molto farfalla bianca, mi sono ritrovata in un senso strano. Dell'ultimo mi piace molto quando fuori piove.»

«Perché ti ritrovi in farfalla bianca?» domanda dopo minuti di silenzio, lasciandomi un bacio sulla mano che teneva ben stretta tra le sue.

«Come tutti ho passato un momento difficile, forse era soprattutto l'adolescenza, non mi sentivo bene con me stessa, avevo un sacco di problemi che esistevano solo nella mia testa. Avrei tanto voluto che qualcuno in quel momento si sedesse ad ascoltarmi, invece correvo da sola al mare e ascoltavo la tua musica.» gli spiego guardando il mare che era completamente calmo.

«Forse sono arrivato un po' tardi, ma sono qui adesso e se vuoi raccontarmi qualcosa ti ascolto.» dice accarezzandomi la guancia.

«Ora sto bene, tu come stai?» domando portando l'attenzione su di lui, rubandogli gli occhiali da sole. «Non mi parli mai di quello che hai in testa.» commento picchiettando contro la sua fronte così da farlo ridere.

«Non c'è niente qua dentro quando sto con te. Sto bene quindi non penso a niente.» ammette facendomi sorridere, così decisi di abbassarmi verso di lui per lasciargli un bacio a stampo. «Che canzone mi dedicheresti?» domanda improvvisamente.

«Escort di Irama.» rispondo di getto facendolo ridere. «E sono fuori a cena con la escort.» canticchio riprendendo il ritmo della canzone e lui riprende a ridere. «Tu cosa mi dedicheresti?»

«In questi giorni ascoltavo l'album di Salmo e ogni volta che parte il cielo nella stanza penso a te.» risponde accarezzandomi di nuovo la guancia, facendomi sorridere ancora di più. «Ho il sole in faccia se ridi, sei bella pure se gridi. Giuro, posso darti molto più di ciò che sottolinei nei libri.»

«Mi davi molto già quando non mi conoscevi, quando mettevo le cuffie e ascoltavo le tue canzoni.» ammetto sorridendo godendomi la sua voce.

«Sei la poesia che non ho scritto. La canzone che non esiste, la città che non ho visto. Fai sembrare tutta questa merda meno triste.» continua canticchiando e rido alle sue parole.

«Diamine, da parte tua dire la canzone che non esiste è pesante. Le hai scritte tutte, ormai.» commento ironica lasciandolo ridere.

«Sai, una volta scritte le canzoni mi sento sempre inferiore agli altri, soprattutto adesso che vorrei dedicarti una canzone non riesco a scrivere niente.»

«Niccolò non voglio una canzone, a me va bene anche se mi canti aperitivo grezzo.» lo blocco portando entrambe le mani sulle sue guance. «Ti prego, non crearti questi problemi. Non mi interessa, per niente.»

«Voglio solo fare qualcosa di bello per te.» aggiunge e scossi di nuovo la testa. «Dammi una mano, un idea!»

«Niccolò come devo farti capire che per me va bene anche come stiamo ora? Al mare, con Spugna. Mi piacciono le cose semplici, perché per me sono quelle che più vengono dal cuore, non voglio che architetti chissà cosa.» gli spiego ancora una volta e sorride.

«Avrò fatto qualcosa di meraviglioso in qualche altra vita, altrimenti non mi spiego perché ti ho qui, adesso.» dice sorridendo e mi avvicino di nuovo per baciarlo.

Tinkerbell; UltimoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora