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Non siate lettori silenziosi, per piacere.

La favola.

«Questo è l'ultimo concerto negli stadi e voglio ringraziarvi, uno per uno, per aver reso questa favola realtà, per avermi compreso, sostenuto. Spero che ad ogni concerto io vi abbia convinti che era la cosa giusta essere qui, con me. È solo grazie a voi se oggi, con me, hanno vinto gli ultimi, quelli che non dovevano vincere. Vi voglio bene e vi porterò con me per sempre, non darò mai nulla per scontato. Non sono bravo con i discorsi, lo sapete. Mi incarto spesso e quello che sto per fare ora mi costerà qualche figura di merda, ma è giusto che sia così.» dissi ed aspetto che Adriano porti la mia ragazza sul palco, alla fine della passerella. Mentre la guardavo camminare confusa e con ancora le lacrime sulle guance mi strofinai le mani suoi jeans, stavo sudando freddo. «Ciao piccola.»

«Nico ma che cazzo fai?» domandò imbarazzata, con le guance rosse fuoco e le mani che tremavano.

«Come tutti ormai sapete, lei è Alessia la mia ragazza. Ci siamo conosciuti un anno fa, il 4 luglio alla favola dello Stadio Olimpico. Era in prima fila e non posso mai dimenticarmi la sensazione di averla già vista che mi ha turbato durante tutto il concerto. Quando poi ha fatto una videochiamata con la madre mi sono dovuto avvicinare, dovevo sapere.» spiegai inizialmente portandola al centro del palco, così che potessero vederci tutti. «Quel giorno mi ha portato dei baci perugina, nessuno me li aveva mai regalati. È iniziato tutto per scherzo, hai dormito a casa mia perché era scappata da casa tua la mattina presto solo per vedermi in concerto e credo che questa sia stata la tua prima dimostrazione d'amore per me. Ci sei stata sempre per me, ancora prima che ti conoscessi e dopo, la notte con le camomille e le mie paranoie, la mattina con la pressione ed il pomeriggio con le varie visite che ti obbligo a sopportare. In un anno mai mi hai detto 'basta, ho sonno, le tue sono solo fisse mentali!'. In quest'anno mi hai reso una persona migliore, ho trovato in te la comprensione che cercavo da sempre.» continuai tenendo con una mano il microfono e l'altra cercavo di asciugare le lacrime sul suo viso mentre lo stadio ci faceva da sfondo, che le luci dei cellulari accese.

«Ti amo.» sussurrò asciugandosi le lacrime, ma inutilmente perché altre presero il loro posto.

«Ti vorrei dire che mi hai reso un uomo migliore, ma non posso perché io sarò sempre Peter Pan, un ragazzo che scappa dall'esser grande e tu sarai sempre la mia Campanellino. Nella mia vita ho sempre cercato una stella e non mi sono mai reso conto che non potevo cercarla in Wendy perché lei alla fine decide di crescere e di andar via ma in Trilli, quella fatina capricciosa che tu rappresenti benissimo. È solo grazie a quella fatina se Peter riesce a volare ed ora grazie a te capisco cosa significa.»

«Prima che inondo lo stadio, ti prego.» sussurrò strozzata dal pianto ma io non avevo ancora finito, anzi. Alzai le spalle disinteressato, avrebbe potuto inondare lo stadio. Presi la sua mano dal viso e le accarezzai la guancia lentamente prima di prendere un lungo sospiro, allontanarmi di poco ed inginocchiarmi.

«Forse non sarò un uomo, forse non crescerò mai, forse il senso di incomprensione un giorno diventerà più grande di me, forse un giorno riuscirò ad amarti come devi essere amata veramente senza paranoie e dubbi, tanti forse che voglio scoprire solo insieme a te perché senza di te tutto questo diventa niente. Quindi ti chiedo, vuoi diventare la mia fatina per sempre?» chiesi aprendo la piccola scatolina di velluto che avevo nascosto nelle tasche dei jeans lasciando splendere il diamante che avevo comprato. Inizialmente rimase senza parole, gli occhi fissi su di me e la bocca spalancata ma dopo i primi secondi di stupore si inginocchiò davanti a me e mi baciò sussurrando si ad ogni piccola pausa.

Tinkerbell; UltimoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora