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Non siate lettori silenziosi, per piacere.

Tombola.

«Quattordici, o mbriacon

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«Quattordici, o mbriacon.» leggo, coprendo poi il numero sulla tabella. Adriano sbuffa portando di nuovo la testa poggiata sulla sua mano.

«In pratica tu, Niccolò.» commenta Gabriele ridendo, facendo alzare il dito medio a Niccolò.

«Ventitré, o scem.» leggo di nuovo, facendo finalmente esultare Adriano che piazza il suo primo numero sulla tabella. Guardo ancora una volta l'orologio e perdo ogni speranza di dormire, poiché erano ormai le due passate.

«Sempre tu, Niccolò.» continua Gabriele, facendo ridere anche gli altri. «Dai che mi prendo questa tombola e me ne vado.»

«Quarantacinque, 'o vin buon.» dico indicando i bicchieri proprio davanti a noi, pieni di vino rosso.

«Questi domani mattina me li gioco.» commenta Stefano accendendo l'ennesima sigaretta, seguito da Niccolò. «Daje che un numero e faccio cinquina che me sto a addormentà.»

«So quasi le tre, ce credo.» aggiunge Niccolò strofinandosi gli occhi, portando poi di nuovo la testa sulla mia spalla, il suo posto preferito per dormire. «Adriano io te dico di togliere subito mano che stai ancora al primo numero.»

«Possibile che manco una partita ho vinto sta sera?» domanda lanciando la cartella verso Niccolò.

«Sessantadue, 'o muorto acciso.» leggo e Gabriele subito si alza in piedi, facendo sbuffare Stefano.

«Tombola, anche se sarò morto a breve se non rispondo alla mia ragazza.» dice, recuperando subito il cellulare dalla sua tasca.

«Sto stronzo.» commenta mentre inizio a mettere in ordine le cartelle ed i numeri. Intanto i ragazzi riprendono le loro cose e si salutano velocemente, lasciandoci da soli a casa.

«Dai, mettiamo a posto domani.» dice Niccolò portando le mano sulle mie spalle, spingendomi verso la camera da letto. Decido di non oppormi, anche perché non avrei resistito altri due secondi con gli occhi aperti. Appena poggio la testa sul petto di Niccolò mi sento bene, felice. «Dovresti trasferirti qui.» riprende Niccolò, facendomi spalancare gli occhi.

«Non credi di correre troppo?» domando portando lo sguardo su di lui, che guardava il soffitto con gli occhi persi, quasi me se stesse immaginando un nostro futuro. «Dobbiamo andare piano.»

«Perché? Non sei convinta?» domanda di nuovo, puntando gli occhi nei miei. «Non mi piace averti lontana, questa casa è abbastanza grande per entrambi.»

«Non posso già trasferirmi qui, dormiamoci su e poi ne parliamo.» rispondo lasciandogli un bacio a stampo sulle labbra, per poi portare di nuovo la testa sul suo petto, sperando di dormire.

«Perché no?» domanda di nuovo, insistendo sull'argomento, facendomi sbuffare rumorosamente. «Come possiamo avere una relazione se tu non stai qua?»

«Niccolò adesso stai esagerando, tira un freno ai tuoi pensieri.» lo rimprovero sedendomi al centro del letto. «Ci sono ancora i vestiti della tua ex nell'armadio, il tuo cane è a casa sua, hai una sua foto nel salone. Come diamine potrei mai trasferirmi qui? Stiamo insieme da tre giorni. In questi mesi in cui eravamo amici ho visto più te che i miei genitori, faccio su e giù da Roma subito dopo un esame, ho già i miei libri qui ormai. Possiamo aspettare un secondo?»

«Hai ragione, scusami. Devo togliere la sua roba.» ammette sospirando portando le mani nei suoi capelli perennemente scombinati. «Devo presentarti ancora Spugna.»

«Ora sta zitto e fammi dormire.» ammetto ritornando al mio solito posto, con il viso nell'incavo del suo collo mentre cercavo di prendere finalmente sonno. «Che croce che dovrò portarmi sulle spalle.» sussurro e lo sento ridere poco prima di addormentarmi.

La mattina quando mi sveglio, ormai come al solito, sento Niccolò suonare il pianoforte e mi fa svegliare con il sorriso. Decido di fare una veloce doccia prima di raggiungere la stanza dove si trova il pianoforte.

«Buongiorno.» annuncio entrando e lui subito smette di suonare, portando gli occhi su di me. La sua mano raggiunge velocemente la mia e mi tira verso di lui lasciandomi un bacio sulle labbra.

«Che ne dici se andiamo al mare con Spugna oggi?» domanda curioso mentre raggiungiamo la cucina. Noto subito una felpa sulla sedia e capisco che è già andato a correre sta mattina.

«Ma certo, al mare?» domando sorridendo appena mi blocca con le spalle contro i mobili della cucina. Incrocio le braccia dietro il suo collo così da farlo avvicinare più velocemente e gli lascio un bacio sul naso.

«Si, si diverte un sacco.» risponde sorridendo strofinando il naso contro il mio. «Ho preso i cornetti.» continua ma non si allontana, anzi resta fermo proprio difronte a me.

«Se non ti allontani non possiamo mangiare.» ammetto sorridendo anche se in realtà non volevo farlo allontanare, mi piaceva averlo vicino ed imprimere ogni suo dettaglio nella mia mente, accarezzargli la guancia e rendermi conto che finalmente era vero, proprio davanti a me mentre mi stringeva forte tra le sue braccia.

Tinkerbell; UltimoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora