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Non siate lettori silenziosi, per piacere.


Aeroporto.

Mi misi seduta di nuovo quando annunciarono un ulteriore ritardo dell'aereo di Niccolò

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Mi misi seduta di nuovo quando annunciarono un ulteriore ritardo dell'aereo di Niccolò. Sbuffai, portando lo sguardo fisso su quel maledetto display che annunciava il ritardo a tutti gli aerei per colpa del maltempo.

«Azzurra, non ce la faccio più.» ammisi quando la sentii sgridarmi da lontano per essermi seduta di nuovo per terra.

«Tieni, della cioccolata.» disse, lanciandomi una barretta di milka sulla gambe. Sospirai, infilandola nella cartella.

«Ti avevo chiesto un caffè.» sussurrai quando prese posto al mio fianco, arresa. Poggiai la testa sulla sua spalla e chiusi gli occhi quando sentii i tuoni. «Quando arriva?»

«Altri venti minuti di ritardo, non succede nulla.» rispose Azzurra accarezzandomi i capelli. Mentre lei giocava con il cellulare, io continuavo a guardare il display e mi infilai le cuffie mettendo pausa a tutto ciò che mi accadeva intorno per sentire la voce di Niccolò. La musica mi rese l'attesa molto più leggera, ma quando passarono altri quaranta minuti misi pausa alla musica e mi alzai di scatto.

«Sono quasi due ore che non arriva, perché? Non mi ha nemmeno inviato un messaggio per dirmi che aveva fatto ritardo.» dissi, facendo sbuffare Azzurra. Gli aerei li odiavo, avevo paura di volare ed si aggiungeva anche la claustrofobia, l'idea di star chiusa in una macchinetta nel bel mezzo del cielo mi dava i brividi.

«Stanno aggiornando, guarda.» mi fermò, indicando il display. Mi voltai di nuovo, esultando quando finalmente iniziarono a far atterrare gli aerei ed il primo era proprio quello di Niccolò. Azzurra prese la mia mano e seguimmo le indicazioni per incontrarlo, finalmente. Mi poggiai alle transenne che ci impedivano di entrare dove si ritiravano i bagagli. «Ecco il tuo vero amore, le transenne.»

«Sta zitta.» le dissi guardando le porte che intanto si aprivano ed uscivano varie persone. «Dove diamine sta?»

«Ti manca così tanto?» chiese Azzurra, ma decisi di non rispondere dato che era palese. «Che bello l'amore.» commentò e ancora una volta lasciai perdere, anche perché finalmente dopo due ore d'attesa vidi Niccolò con i suoi inconfondibili occhiali da sole che tira la valigia, seguito dai suoi amici. Corsi subito verso l'uscita ed aspettai che si avvicinasse, lui teneva lo sguardo basso sul cellulare e capii che sta scrivendo a me quando mi vibrò il cellulare nella tasca.

«Bentornato.» dissi poggiando la mano sulla sua spalla, facendolo girare di scatto. Lui spalancò la bocca, sorpreso, poi avvolse le braccia dietro la mia schiena facendomi sorridere. Mi alzai sulle punte per lasciargli un bacio sulla guancia ed incrociare le braccia dietro il suo collo.

«Non pensavo saresti venuta.» disse allontanandosi dopo avermi lasciato, anche lui, un bacio sulla guancia. Alzai le spalle imbarazzata e lui tornò subito ad abbracciarmi e quasi volevo sprofondare tra le sue braccia, mi nascondevano perfettamente ed era il mio posto preferito nel mondo, ormai. «Mi fai piacere che sei qui.»

«Vengo sempre a reggere gli ubriachi.» dissi spostando per pochi secondi i suoi occhiali, notando le sue enormi occhiaie.

«Un pò mi sono ripreso, ti ho anche scritto.» disse fingendosi offeso, poggiando poi il braccio sulle mie spalle quando si girò verso i suoi amici. Mentre lui parla con loro, io recuperai il mio cellulare e lessi curiosa il messaggio che mi aveva mandato.

@ultimopeterpan:
sano e salvo.
Quando ci vediamo?

«Allora andiamo a mangiare oppure no?» chiese Azzurra posando finalmente il suo cellulare nella tasca dei suoi pantaloncini. I ragazzi subito annuirono contenti e seguimmo Azzurra che ammise di aver già prenotato un ristorante. Io e Niccolò camminammo indietro in disparte, mentre gli altri davanti a noi ridevano e scherzavano tra di loro, noi restammo in silenzio.

«Ti avevo detto butta le sigarette.» lo ripresi quando si fermò a fumare la sua solita sigaretta. Sembrò quasi non sentirmi, dato che aspirò con soddisfazione la sua sigaretta, la prima dopo il lungo volo.

«In realtà hai solo citato una frase di una mia canzone.» disse portando di nuovo lo sguardo su di me. «Ti sembro ubriaco?» domandò dopo pochi secondi di silenzio, confondendomi.

«Sei pazzo?» lo ripresi confusa, portando la mano sulla sua fronte. «Ti senti bene?» chiesi ancora una volta quando lo vidi socchiudere gli occhi.

«Mi sento un po' ubriaco, lo sembro?» ammise ridendo, poggiando poi la testa sulla mia spalla. «Mi gira un po' la testa.»

«Hai dormito in aereo?» domandai portando le mani tra i suoi capelli. «Niccolò?» continuai quando non ebbi nessuna risposta.

«Mi piace il tuo profumo.» sussurrò al mio orecchio prima di strofinare il naso contro il mio collo. Rimasi ferma, paralizzata, non sapendo cosa fare, se respingerlo oppure avvicinarmi di più.

«Ragazzi almeno una stanza.» urlò un suo amico, facendo scoppiare tutti a ridere. Ringraziai Dio di essere di spalle così che nessuno potesse vedermi arrossire, poggiai le mani sul petto di Niccolò per respingerlo ed allontanarmi, ma lui pareva non aver sentito ciò che avevano urlato i suoi compagni e portò le mani dietro la mia schiena per tenermi vicina a lui.

«Dovremmo allontanarci.» sussurrai imbarazzata quando lui alzò il cappuccio della mia felpa per non farsi vedere dai suoi amici mentre lascia dei piccoli baci sulla mia guancia.

«Perché due coglioni hanno urlato?» domandò ridendo, continuando come se non fossimo in mezzo ad un parcheggio, poggiati alla sua macchina e chiunque potrebbe scattarci una foto. «Dai, ho fame.» annunciò poi, allontanandosi tirando su il suo cappuccio. Rimasi ancora immobile per qualche secondo, poi seguii silenziosamente Niccolò mentre tutti ci guardavano.
Bella figura di merda.

Tinkerbell; UltimoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora