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Non siate lettori silenziosi, per piacere.

Vino.

«Non ti ho mai visto così ubriaco

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«Non ti ho mai visto così ubriaco.» sussurro al suo orecchio mentre i suoi amici si spingono tra di loro litigano come bambini, dandomi un secondo di pausa. Niccolò mantiene ben stretto tra le sue mani il bicchiere pieno di vino, la sua mano è sulla mia spalla e il suo sguardo è puntato sui suoi amici che da un semplice commento su un calciatore, sono arrivati a tirarsi le più grandi parolacce contro, tutto sotto lo sguardo attendo delle loro fidanzate che si erano allontanate per non finire al centro della lite.

«Eddai, ci stiamo divertendo.» ripete svuotando il suo bicchiere. Annuisco, tornando a guardare i ragazzi e ringrazio che la sala era completamente vuota. Il ristorante era quello che vedevo sempre nelle sue storie su Instagram infatti ora era strano anche per me trovarmi qui con loro. «Perché hai il muso?»

«Siamo venuti con la tua macchina, chi ci accompagna a casa? Io non so guidare.» gli spiego spostandogli i capelli dalla fronte, non volevo farlo arrabbiare oppure rovinargli la serata, che era anche abbastanza piacevole. Niccolò mi aveva presentata alle altre ragazze e subito avevamo stretto, sembrava che loro mi conoscessero già per i racconti continui di Niccolò e dei suoi amici. Erano tutte molto simpatiche, inizialmente avevo paura perché non avevo avuto molto tempo per prepararmi, poi appena le ho viste ho scoperto che ci eravamo vestite nello stesso modo: comodo e pratico e questo mi aveva rilassata. Avevo avuto mezz'ora per prepararmi e non potevo creare miracoli, avevo legato i capelli ed indossato una tuta della nike per dedicarmi al trucco, ho dovuto nascondere i segni che il piccolo genio mi aveva lasciato sul collo.

«C'è Jacopo, ci può accompagnare lui.» dice facendo un piccolo cenno verso Jacopo, gli unici a non bere a questo tavolo eravamo noi due. «Bacino?» domanda sporgendosi verso di me e sorrido prima di far scontrare le nostre labbra. «Piccola, non qui.» sussurra spostando la mia mano dalla sua gamba, facendomi abbassare lo sguardo imbarazzata. Nemmeno mi ero resa conto di averla messa lì.

«Smettila cretino, solo a quello pensi.» commento spingendolo leggermente ma le sue braccia mi tirano più vicino a lui portando la fronte contro la mia. «Non ridere che ti faccio passare la vita in bianco.»

«Non puoi dirmi così dopo quello che abbiamo fatto sotto la doccia, sei bugiarda.» sussurra con le labbra contro il mio orecchio e cerco di non far vedere a tutti il mio cambiamento d'umore. Dopo quello che lui aveva fatto per me mi sembrava ingiusto lasciarlo in bianco, quindi avevo ricambiato il favore e questo per lui era ancora incredibile. «Che bella che sei.»

«Niccolò, io volevo parlarti un'attimo di una cosa, ma forse è meglio parlartene domani.» ci interrompe proprio Jacopo, il suo manager, sedendosi difronte a noi.

«Forse è meglio.» ammette portando la testa sul mio petto, gli occhi erano completamente lucidi e rossi, la mano quasi gli tremava mentre beveva ancora il suo vino e decido di lasciarlo fare, ormai un bicchiere in più oppure uno in meno non avrebbe cambiato la situazione. Jacopo annuisce, poi recupera le chiavi della macchina di Niccolò dal tavolo e mi fa un cenno della testa, come a dirmi di seguirlo. Erano le tre di notte passate, nessuno dei presenti si reggeva più in piedi e Cassio si era già ritirato con la sua fidanzata perché stava quasi per addormentarsi sul tavolo. Non avevo capito bene cosa stavano festeggiando, Niccolò mi aveva spiegato che pochissime volte si riducevano fino a star malissimo, era solo quando festeggiavano qualcosa di importante ma non sapevo cosa stavano festeggiando ora. Saluto velocemente le altre e prendo Niccolò sotto braccio per portarlo in auto, lui crolla praticamente subito ed è Jacopo ad aiutarmi a portarlo in casa.

«Grazie mille.» dico accompagnando Jacopo alla porta, ormai era più casa mia che casa di Niccolò. Lui sembra guardarsi in torno confuso, come se non riconoscesse la casa. «Qualcosa non va?»

«Era da un po' che non vedevo questa casa sistemata, pulita e soprattutto che non puzza di fumo.» risponde poggiandosi sullo stipite fuori la porta. «Sono contento per lui, solo questo. Si stava buttando nelle sue paranoie, fin troppo.» mi spiega, poi mi saluta con un cenno della mano e va via. Chiudo velocemente la porta e raggiungo il mio fidanzato, il solo pensiero mi fa sorridere. Chi lo avrebbe mai detto? Mi stendo velocemente accanto a lui e porto la testa sul suo petto, non avevo nemmeno voglia di struccarmi e svestirmi, volevo solo stare solo vicina a lui.

Tinkerbell; UltimoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora