16 • THOMAS ( in prima persona )

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-Thomas-

Sono appoggiato alla porta della piscina, la guardo correre via e non ne la prima volta, si gira mi guarda, scompare nel buio, non siamo più degli sconosciuti mi amareggia un po', ma il destino ci ha fatto incontrare e adesso non rinuncerei più alle sue labbra...

Il destino che cosa strana, pensate io questa ragazza l'ho vista per la prima volta circa due mesi fa e non avrei pensato di rivederla all'accademia ma ricordo ancora quel giorno come se fosse ieri.

Ero sdraiato sulla mia barca nel canale, estate piena, sai quelle giornate che hai solo voglia di stare per i cazzi tuoi e fumarti uno spinello in tranquillità senza badare a nessuno, bene, era la mia giornata tipo, perché neanch'io non me la stavo passando bene ...

Gessica la vidi nel "Mio  Ponte", parlo così perché dalla mattina alla sera vedo turisti che passano di tutti i colori e nazioni ed è fantastico pensare che se il ponte fosse mio farei pagare il pedaggio, diventerei milionario.

Sarebbe un grande affare e io starei qui sdraiato a bere birra e fumare!

Torniamo alla realtà e soprattutto a Gessica.

C 'era silenzio quel giorno, pace ed è rara a Venezia, inaspettatamente non passava nessuno ma ad un tratto nel ponte salì lei e mi disturbava la sua grossa valigia che sbatteva con le rotelle su ogni piccolo scalino.

«E che palle questi turisti!» Sbraitai incalzando insulti perché mi fece alzare dalla mia posizione assai comoda.

Questa ragazza si appoggiava al parapetto, restava ferma a fissare l'acqua non si muoveva più, sembra fatta di qualche sostanza ed io non ero da meno.

Dopo un po' che la osservavo notai che aveva un foglio in mano, lo strappava e la buttava nel canale, era disperata da un pianto ininterrotto, pallida con gli occhi privi di luce, vuoti senza colore, senza anima, distrutta.

Ad un tratto si aggrappò con le mani al muretto si fece forza con le braccia e si alzò come se volesse buttarsi giù, io in quel momento d'istinto gli tirai urlando una delle mie tante palline di gomma che avevo tra le mani come un anti stress e la centrai in pieno.

«Oh...che cazzo fai!? Quello è il mio ponte, ammazzati a casa tua!» le urlai contro.

Lei non mi vide, cercava in tutte le direzioni delle case con quegli occhi grandi talmente pieni di odio che ricordo ancora il colore verde smeraldo che mi pietrifica all'istante quando per un attimo pensavo mi avesse visto.

Se ne andò velocemente con le lacrime che le scendevano come fontane, sentivo ancora i suoi convulsi in lontananza, mai visto tanta disperazione.

Nei giorni successivi, ogni tanto mi veniva spontaneo di pensarla quando osservavo il ponte e mi interrogavo sulle ipotesi di tanta amarezza in un volto così innocente.

Riflettevo sulla mia vita attuale e siccome dopo tanto dolore subentra il totale menefreghismo in generale, speravo che anche lei un giorno facesse come me.

I giorni passarono e arrivò il primo settembre e per me purtroppo le vacanze erano finte, si tornava in accademia al contrario dei miei compagni che iniziavano il dieci.

Controllavo se tutto funziona, aule, palestra, piscina ecc...e la lista dei nuovi arrivati che entravano quel giorno negli alloggi studenteschi e andai a dare un'occhiata come di routine.

Notai nella lista che c'era solo una ragazza americana e gli altri erano maschi che venivano dalla Spagna e della Germania, decisi di dagli per cavalleria la stanza migliore.

Scrissi  il suo nome:
Gessica White alloggio numero 8.

Sono diventato un tutto fare in questa scuola è la mia condanna, ma almeno imparo un sacco di lavori: l'idraulico, l'elettricista, il giardiniere e a dire la verità ho più intuito di un professionista, ma non mi interessa e lascio che mio padre paghi questi incompetenti.

Ero proprio con l'idraulico quel giorno, perché le stanze 6,7,8 avevano bisogno di una manutenzione ai tubi del bagno, stavamo ultimando l'ultimo alloggio il numero 8, l'idraulico uscì dal bagno ed io ero sotto al lavandino a sostituire dei pezzi, lo sentivo parlare con una voce femminile, pensavo fosse la direttrice, ma poi sentii che era una ragazza.

«Non fa niente metto la valigia, mi cambio e vado a correre, avete tutto il tempo per sistemare il bagno».

«Grazie signorina esco a prendere degli attrezzi, mi lasci la porta socchiusa, grazie!»

Lei risponde ok e poi silenzio.

L'idraulico quel imbecille mi lasciò qui, senza avvertire la ragazza della mia presenza in bagno.

Lei ovviamente entrò, mi vide sotto il lavandino e con voce piatta e sottile senza stupore come se non gliene fregasse di vedere un uomo nel suo bagno come se tutto fosse uguale, senza importanza.

«Scusi volevo cambiarmi, esco».

Una ragazza solitamente in questa situazione comincerebbe a immettere gridolini fastidiosi e imbarazzanti.

Lei no, fredda come il ghiaccio.

Restai inginocchiato e sbirciai dalla fessura della porta del bagno, mi sentivo meschino e guardone ma mi incuriosiva troppo la tipa. Era di schiena si stava mettendo un top per andare a correre, pelle liscia senza neanche un neo leggermente abbronzata con il segno leggero del laccetto del costume, i capelli lisci e arricciati sulle punte di un castano chiaro.

Improvvisamente si girò e restai di sasso, i suoi occhi grandi verde smeraldo li riconobbi subito, era la ragazza del mio ponte...Una ragazza di rara bellezza.

Mi rigirai verso il lavandino, lei bussò.
«Mi scusi signore, posso entrare due secondi? Poi  esco».

Io, con voce bassa, quasi convinto che mi potesse riconoscere ma in realtà era impossibile perché non c'eravamo mai visti, le dissi, sempre da sotto il lavandino dove lei non poteva vedermi.
«Si entra!»

Vedevo solo le sue gambe atletiche: scarpe da corsa, pantaloncino Nike nero con laccetto bianco in vita. Si raccolse i capelli e se ne andò.

Io restai li come un coglione, con l'immagine di lei negli occhi.

Semplicemente bella... ma a parte questo, la cosa che mi ha fatto capire che lei era diversa dalle altre è trovare con stupore appena uscii dal bagno la mia pallina di gomma nel comodino del letto.

Sono rimasto schioccato e perplesso, pensai che forse facesse la collezione di palline di gomma come me? Oppure le piaceva e basta, o forse per lei è il motivo per cui è viva! Non so! Comunque sia, adesso era sua e mi sentivo importante anch'io.

Da quel giorno, non lo mai più persa di vista ....

Quello che è successo dopo, lo sapete  già .....

Niente Nulla NoiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora