19 • LA STORIA DI DEBORAH

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Il giorno seguente dopo le lezioni il prof di filosofia mi incarica di portare a Debby la copia della lezione svolta, lei manca da giorni in Accademia, ho provato a chiamata più volte al cellulare ma niente, non ha neanche letto i miei messaggi WhatsApp e su Instagram non ha postato storie e conoscendola non è da lei, così mi faccio dare l'indirizzo di casa sua da una nostra compagna.

Incamminandomi noto che la strada che sto percorrendo è proprio parallela alla pista ciclabile sulla spiaggia, e con mio stupore capisco che Debby abita in una di quelle splendide ville che vedo quando corro.

In lontananza noto una ragazza con due uomini che la prendono sotto braccia con forza, sembra che la stiano tenendo ferma, corro facendo finta di niente ma più mi avvicino e più riconosco la ragazza.
«È Debby, che cazzo sta succedendo!» Commento ad alta voce.

Lei si dimena arrabbiata ma loro sono più forti e non riesce a divincolarsi.

Io corro più veloce con una forza che non ho mai avuto e senza neanche pensarci salto sopra ad uno dei due energumeni e lo picchio alla testa gridando.«Lasciatela stare brutti stronzi!»

«Gessica!?»Urla Debby, ma il gigante a cui ero salita sopra mi ferma solo con un braccio e resto immobilizzata.

«State tutte e due ferme!» Parla con fermezza uno dei due energumeni e ci fa entrate dentro ad un cancello di una villa che si richiude subito dopo.

«Cavolo siamo in trappola!» bisbiglio a Deborah, ma lei in silenzio con gli occhi lucidi tra lo sconvolto e la resa non mi dice niente e non è da lei.

Ci lasciano in un enorme salotto lussuoso, sedute in un divano stile barocco, attorno a noi altre poltrone e un tavolino in centro sopra ad un tappeto persiano, i lampadari sono di cristallo e davanti a noi una vetrata gigantesca dove si vede la spiaggia e il mare, bellissimo, una stanza piena di luce ed eleganza.

Debby non parla ma io continuo a chiedere spiegazioni.

«Deborah ma che hai, dove siamo, conosci sta gente, sei nei guai?»

Finalmente si gira verso di me e con gli occhi lucidi pieni di rabbia mi dice «è casa mia stai zitta! Non dovresti neanche stare qui, ti sei incasinata da sola!»

Io resto schioccata.

«Casa tua e perché sembriamo degli ostaggi?!»

Una porta dietro di noi sbatte violentemente... mi giro di scatto...

«Bene, bene ti hanno trovato figlia ingrata! Dove cazzo sei stata tutta la settimana!?» La voce di suo padre tuona nelle mie orecchie e nel mio stomaco, mi sale l'ansia e deglutisco saliva senza averne.

Deborah non risponde.

Il padre mi si avvicina e mi fissa minaccioso.
« E tu!? Sua complice, dovevo immaginarlo che non eri solo la compagna di studio!»

Debby mi difende.
«Papà lei non centra niente, ho fatto e deciso tutto da sola!»

Il padre mi fissa con due occhi sbarrati e voce sarcastica.
«Ne siamo certi signorina White!?»

Mi sale una rabbia che lo fulmino con gli occhi, mi alzo, lo guardo in faccia incazzata, gli lancio addosso gli appunti di filosofia.
«Sono solo venuta a vedere come sta e dal vedere non se la passa bene, si vergogni! Come può trattarla così?! Io non so cosa abbia fatto ma è sempre sua figlia e ci sono modi e modi per discutere in famiglia!»

Deborah resta sbalordita dalla mia reazione contro suo padre e da come mi guarda incredula mi fa capire che nessuno si era mai permesso di rispondere a tono al signor Antonio Rinaldi, ma la mia reazione fa scattare in piedi Deborah e come una furia urla tutto d'un fiato:

Niente Nulla NoiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora