25 • THOMAS ( in prima persona)

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-Thomas-

È passato un mese dall'ultima volta che ho visto Gessy.

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Era in quel letto d'ospedale immobile con mille tubi che entravano e uscivano dal suo corpo, così pallida e delicata che si mimetizzava tra  le lenzuola bianche.

Tutto per colpa mia!

Per il mio fottuto carattere irascibile e impulsivo, ma perché cazzo non l'ho trattenuta in barca con me, perché l'ho lasciata correre via e soprattutto se non avessi detto quelle strozzate sulla sua vita lei sarebbe qui con me.

Quella sensazione di vuoto e impotenza non la scorderò mai...

...Stavo facendo a botte con David e provavo così gusto quando lo colpivo forte e diretto, godevo e mettevo tutta la forza possibile perché lui è un bastardo mi ha rubato tutto, la mia fama, la mia carriera, la mia dignità e la fascia da capitano. Mi ricordo come se fosse ieri la sua risata goliardica quando mi hanno cacciato dalla squadra, ambiva a prendere il mio posto e gliel'hanno servito su un piatto d'argento.  Adesso voleva prendersi anche Gessica, figlio di puttana mi ripetevo dentro di me mentre colpivo più forte.

Ma poi all'improvviso l'amico di David grida spaventosamente nelle nostre orecchie mentre ci massacravamo, mi giro e la vedo lì "cazzo" la mia piccola Gessy distesa a terra esanime con la testa vicino ad un muretto imbrattato di sangue. Mi sentivo inerme avevo il panico addosso, ricordo le urla di David amplificate a mille, stava soccorrendo Gessica, «muovetevi chiamate i soccorsi non si riprende è grave sta perdendo troppo sangue!»

Gessy stava morendo ed era tutta colpa mia, la portarono via in velocità e finì tutto in quel momento ed io smisi di respirare.

Da lì in poi andò tutto a rotoli mi sentii impotente, paralizzato perché Gessy era in coma e io l'avevo tradita nel peggior dei modi offendendola dove il cuore le faceva più male, meritavo di subire ogni cosa mi venisse inflitta e non ebbi la forza di reagire neanche quando mi diedero la colpa di tutto.

Infatti mio padre non ci pensò due volte, dopo questo drammatico evento nell'immediato fui trasferito in un riformatorio lontano da qui e da tutti, isolato perché ero stato definito una persona pericolosa, un egocentrico, drogato e alcolizzato. Dovevo rimanerci un fottuto anno ma questa notizia fece scalpore nei notiziari e agli occhi della signora Rinaldi che infuriata non voleva che i giornali parlassero di insensibilità verso un ragazzo da aiutare.

Quel giorno infatti venne proprio lei a prendermi la signora Rinaldi, mi disse che mi avrebbe aiutato a stare meglio e ad inserirmi nella società e che non erano certo questi i posti per crescere bene per un ragazzo della mia età.
Io restai sulle difensive perché non sapevo quali erano le sue intenzioni e quanto sincere fossero, ma ricordo ancora le sue confortanti parole.

«Non è colpa tua Thomas hai avuto un'infanzia difficile e adesso che so della tua esistenza tu puoi contare su di me! Non badare a tuo padre io ho molta influenza su di lui e adesso penso io a te!»

Mi portò in questa accademia a Mestre e mi iscrisse come uno studente normale.

Non le dissi molte parole quel giorno, le chiesi solo di Gessica, ma dopo avermi detto che non c'erano notizie di miglioramento mi sarei voluto sfracellare.

Non potevo stare in questa accademia senza fare nulla, non dormivo, non mangiavo volevo solo vedere Gessica e così ogni sera scappavo dal dormitorio, prendevo il treno per Venezia e arrivavo in ospedale camuffato da clown. Avevo tutto l'abbigliamento perché anch'io avevo fatto il corso di Clown di corsia, così riuscivo ad entrare senza farmi bloccare dalle infermiere, entravo nel reparto ospedaliero e poi mi intrufolavo nella sua stanza togliendomi il vestito e la maschera.

Niente Nulla NoiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora