#3 -Amici?-

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A quanto pareva anche la mia conversazione con Dio si era conclusa. Riaprii gli occhi, ricordando tutto perfettamente. Ma non potevo dirlo a nessuno. Non potevo piangere di fronte a qualcuno che non avrebbe capito quello che provavo. Non potevo gridare o sfogarmi in alcun modo.

Inspirai e mi tirai in alto con le braccia.

"Ehy, sono almeno dieci minuti che sei lì, sembravi morta!" Mi disse Terasaka, che sembrava molto divertito dalla cosa. Probabilmente sopravvivendo avevo un po' deluso le sue aspettative.

"Scusa." Risposi io "Beh... dov'è la mia uniforme?"

"Tieni. non ho trovato la tua taglia, potrebbe esserti grande. Il bagno è in fondo, di fianco all'aula insegnanti. Vai a cambiarti." Mi disse Kayano porgendomi un pacchetto con dei vestiti.

Entrando in una cabina mi misi a piangere, ma dovevo vestirmi, nessuno doveva sapere che piangevo. Alla fine mi ritrovai con una gonna stretta fino all'ultimo bottone, delle calze che mi arrivavano a metà della coscia, una camicia che avevo legato in un nodo appena sopra l'ombelico e una giacca enorme, che decisi di non mettere. Guardandomi allo specchio vidi che avevo il viso ancora truccato con il make up di ieri, un po' colato, e i capelli spettinatissimi. Feci una coda e uscii, sperando che nessuno notasse i miei occhi rossi.

Subito dopo rientrai nella classe, ma le lezioni erano, a quanto pareva, momentaneamente sospese.

"Aya-chan, ho capito la tua situazione. Sono andato un po' in giro, e capisco. Tu sei orfana... se vuoi puoi rimanere qui, studiare in 3-E. Ti va?" Sorrise Korosensei. O almeno... pensavo che fosse un sorriso. Sorrideva sempre!

"Non ho niente di meglio da fare. Solo una domanda, dove vivrò?" Chiesi io. Nel senso, non potevo vivere in una scuola. E non potevo nemmeno creare una casa e dei genitori dal nulla. Ero consapevole del fatto che, in teoria, sarei dovuta essere in un orfanotrofio. Tuttavia non ne avevo uno, ma se Dio aveva svolto a dovere il suo compito ora esistevo in quel mondo a tutti gli effetti no?

"Non lo so. Voglio dire, tu sei orfana... ma non voglio lasciarti da sola. Facciamo così, posso adottarti io." Mi disse il ragazzo con i capelli azzurri.

"Chi sei?" Chiesi, sapevo benissimo chi era, ma non potevo lasciar trasparire nulla.

"Nagisa Shiota. Ti va?" Sorrise. Ovviamente mi sembrava la cosa più carina del mondo.

"Non sono un cane. Non puoi <adottarmi> come ti pare e piace. Ci sono delle procedure. Hai anche bisogno del consenso dei tuoi genitori, e non è che mi adotterai, puoi... non so come si dice, prendermi in custodia. Nel senso, non vorrei cambiare cognome. Credo sia legale... vivo con voi ma non ho il vostro cognome."

"Sì, ma prima voglio il tuo di consenso. E comunque si chiama affidamento." Mi sorrise nuovamente, e mi ritrovai a pensare che sembrasse veramente un topolino.

"Ok, acconsento, acconsento." Arrossii, senza sapere il perché, poi dissi ridendo, con una voce da bambina "Ti voglio bene onii-chan."

Lui come me arrossì, si grattò la testa e tentò di dire qualcosa, ma fu interrotto da Karma.

"Ohohoh, un'amore proibito? Forse dovrei adottare io questo cucciolo sperduto."

"Sperduto un corno, ti spezzo in due." Risposi, anche se, in effetti, vivere nella stessa casa di un ragazzo poteva portare a fraintendimenti. Ma finché il ragazzo in questione era Nagisa la cosa non creava problemi. "Sì, ma tua madre..."

Lui mi guardò con un sorriso imbarazzato, naturalmente sapevo di quello che faceva sua madre ma, anche quando me lo spiegò di persona, dopo avermi trascinata fuori dall'aula, non feci una piega.

|COLPA DEL KARMA| Karma AkabaneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora