Capitolo 48

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Tom

Il tonfo che ha fatto la porta quando l'ho sbattuta mi è rimasto addosso a lungo.

Per tutti i secondi in cui sono rimasto fermo, dietro a quella porta. Sperando che la riaprisse e mi dicesse che era tutto uno scherzo.

Il nostro rapporto era così: una battuta e una parola dolce.

Per tutte le scale, perché non ho voluto prendere l'ascensore.  Volevo correre via lontano e allo stesso tempo farmi trovare.

Una parte di me vorrebbe tanto credere che sia tutto un malinteso, che sia solo un sogno.

Che non ho perso tanto tempo dietro ad una persona del genere, egoista.

Ma lei è rimasta lì, immobile con Ryan che rideva di gusto sorseggiando champagne. Questa è la verità.

Forse ora stanno ridendo di me, oppure manco ci pensa già più.

Adesso mi rendo conto di tutte le volte in cui non ho usato parole importanti.

Tutte le volte che potevo fare piccoli gesti per lei e mi sono trattenuto per paura di sembrare ridicolo e assillante.

La mie mancanze l'hanno spinte da Ryan?

Una parte di me, vorrebbe pensarla così: la colpa è tua perché non hai fatto abbastanza. Vic poteva avere tutto, ha scelto te e te la sei fatta scappare.

Ma più ci ripenso, temo che sia andata diversamente: semplicemente non sia andata.

Io non ero abbastanza per lei, non voleva raccontarmi il suo passato. Non voleva legarsi davvero ad una persona come me, che alla fine non poteva darle nulla che, in fin dei conti, lei aveva già. Forse quando mi ha raccontato quella parte, si è sentita costretta. Quasi minacciata.

E non c'è niente di più brutto, di pensare di avere in mano tutto e invece trovarsi senza niente.

Per tutte le vie di Los Angeles, il tonfo della porta era ancora lì.

Sui marciapiedi, sulle strisce bianche e sull'asfalto nero.

È pesante, opprimente perché è definitivo e perché l'ho voluto io.

È stato difficile lasciare quell'attico con la consapevolezza di non volere mai più tornare.

È stato difficile perché ho dovuto prendere io una decisione, altrimenti lei avrebbe continuano a prendermi in giro.

Dovrei essere furioso, dovrei iniziare ad insultarla. Dovrei farlo perché ne ho tutti i diritti.

Mi ha fatto credere di essere importante.

Mi ha fatto credere che gli importava di me e di mia sorella, ma evidentemente non tanto quanto professava.

Le ho fatto conoscere la mia famiglia, la cosa più bella che ho.

Le ho fatto conoscere i miei amici.

L'ho fatta entrare nel mio piccolo mondo, nulla di sfarzoso o importante in sé per sé, ma importante perché è il mio.

Vorrei poter dire che mi ha usato, ma anche questo è errato: è stata lei a pagare il viaggio a New York, è stata lei a prendersi cura di noi.

Ho promesso a mio padre di essere un Uomo con la U maiuscola per la mia famiglia e ora non mi sento di valere nemmeno la metà di quanto lui invece valeva lui.

Non ha mai accettato l'aiuto di nessuno, a mia differenza. Se l'è sempre cavata da solo, nel bene e nel male.

In un certo senso, Vic ha ostacolato anche questo: è arrivata e ha affermato che era tutto semplice perché per lei il denaro non era un problema.

E ora mi sento inutile.

Nonostante questo, a parte il primo istante, la rabbia non governa la mia mente che invece è tutt'uno con la delusione.

La delusione di avere trovato una persona bellissima che teneva a me.

Quella con cui mi piaceva ridere, fare battute e ironizzare su tutto.

Dannazione, io l'amavo. Ecco, l'ho detto.

Ti amo Vic, anche se non l'ho mai ammesso ad alta voce. E fa male, fa maledettamente male.

E ora mi trovo qui, dove ti ho portato la prima volta in cui siamo usciti. E sono solo.

Mi siedo nello stesso punto, dove qualche mese fa, ero seduto con lei.

E davvero, non so più distinguere cosa sia vero e cosa era montatura, una pagliacciata.

Il nostro Presto era una pagliacciata? Io ci credevo e sembrava ci credesse anche lei.

Sarà che la situazione di Lily è ben diversa da un per sempre, non ho mai creduto a queste due parole.

Il sempre è un periodo di tempo troppo lungo in cui possono cambiare un sacco di cose.

Però, io ho sempre creduto nel nostro Presto.

Se ci pensi, "presto" è una parola molto semplice che non indica una durata infinita, lontana. Indica qualcosa di vicino, che avverrà ma non si sa per quante volte.

Forse, il nostro presto, è finito stasera.

Anche se non riesco ancora a capacitarmene.

Perché non ho bisogno di persone finte accanto, ho bisogno di  qualcuno disposto ad affrontare tutto questo casino, senza aspettarsi niente.

E in pochi sono disposti a farlo.

Come ho sempre fatto, voglio prendere quello che c'è stato di buono in quello che è successo e lasciarmi tutto alle spalle.

Il problema, questa volta, sono i sentimenti. Perché per una volta, avevo dato tutto me stesso ad un rapporto che non aveva futuro.

E allora, io non posso permettere che tutto questo mi schiacci.

Devo farlo per Lily, per mia madre e per mio padre.

Vic era una ragazza, non una delle tante, ma solo una ragazza.

Perciò, devo iniziare a darle la giusta importanza.

Afferro velocemente un sasso che scaglio verso la città sottostante, piena di luci, dove è possibile distinguere il palazzo del suo attico.

È una di loro, lo è sempre stata.

Non cambierà e, francamente, non ho intenzione di aspettarla nell'eventualità che lo faccia.

Basta, per me è finita qui.

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Gli aggiornamenti riprendono come al solito al martedì e al sabato❤️.

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