Capitolo 56

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Ho provato in tutti modi a convincerlo a restare con sua madre, è un momento delicato per tutti. 

Non oso pensare cosa si provi a perdere una figlia, è la verità, non posso sapere cosa si provi. Ma posso capire cosa prova Tom, perchè anche io ho perso la mia.

<<Dovevi restare con lei>> Ripeto una volta chiusa la porta del mio attico.

<<E se provi a rifarlo? Ho perso già abbastanza persone oggi.>> Inizia a dire ma poi è costretto a fermarsi. 

Vederlo così mi uccide.

<<Lily era la persona più importante della mia vita, quella che ho amato di più>> Parla a fatica e lo vedo sedersi e prendersi la testa tra le mani.

Perchè l'ho fatto soffrire? La vita è già stata abbastanza crudele con lui. Perchè?

<<Vieni qui>> Sibila e io mi muovo immediatamente e mi siedo accanto.
Di scatto, mi circonda con le sue braccia <<Continuo a pensare a cosa avrei fatto se avessi perso anche te, lo stesso giorno>> Sussurra contro i miei capelli, io inizio a tremare e per quanto non vorrei piangere, le lacrime iniziano a scendere e i singhiozzi mi rendono difficile respirare in modo regolare.

Per cosa sto piangendo?

Per Lily? Per Tom che mi sta perdonando anche se le ho fatto male? Tanto male.

Per Hannah? In questo momento è sul divano abbracciata a Ryan mentre guardano un film? Forse ridono, forse si baciano.

<<Ehi, non fare così. Per favore, mi fai stare ancora più male>> Mi sussurra ancora Tom mentre inizia ad accarezzarmi la schiena per calmarmi.

Mi allontano leggermente per guardarlo negli occhi <<Non ci credo che mi stai perdonando. Ti ho fatto così male, non te lo meritavi>> Piagnucolo cercando di asciugarmi gli occhi.

<<Hai sofferto tanto anche tu, l'ho capito dopo. Se non me l'hai detto, un motivo c'era. Io ti credo Vic>> Dice mentre mi prende il viso con le mani e passa i pollici sulle mie guance.

<<Si chiama Christian Anderson>> Dico di getto e so che è la cosa giusta.

Voglio in qualche modo, togliermi questo peso. O almeno, alleggerirmelo almeno un poco.

Tom, mi guarda carico di domande, lo percepisco dal suo sguardo. Ma non me ne fa neanche una.

Vuole che sia io a parlare, che sia a decidere a quale delle sue domande rispondere.

<<Chris era il mio tutore. I sorveglianti del mio orfanotrofio non hanno mai ritrovato Hannah, ma hanno riportato dentro me. Ho passato cinque anni lì dentro senza nessuno su cui contare. Ero ossessionata dall'idea che mia sorella mi stesse cercando>> E quando pronuncio l'ultima parte, mi viene quasi da ridere.

Seriamente, lei ha mai pensato a me dopo essere scappata? Quando io ero ancora dentro?

<<Quindi hai passato cinque anni lì dentro>> Ripete Tom come per non perdere il filo del discorso e cercando sempre di trattenersi dal pormi domande.

<<Sì, fino ai 15 anni. Fino a quando, un pomeriggio stavo facendo una passeggiata nel cortile e ho visto la macchina di Chris dall'altra parte della strada>>

 Quella macchina nera luccinante la riconoscerei tra mille

<<Parlando con gli altri ragazzi, avevo capito che doveva solo concludere qualche affare con il direttore. Buffo, no? Un importante imprenditore di  Los Angeles che viene a concludere un affare con un anonimo orfanotrofio a Seattle. Io e gli altri li spiavamo dalla finestra, fino a quando una delle sorveglianti non mi ha chiamata e mi ha detto che sarei partita con il signor Anderson perchè era intenzionato a prendermi come figlioccia>> La figura di Tom diventa indefinita, nuovamente appannata perchè i miei occhi sono fiumi in pieni.

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