15.Simulazioni.•

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Federico pov.

Il respiro comincia a mancare sebbene  tutto intorno a me sembra essere regolare; il mio petto si alza e si abbassa con irregolarità mentre mi sento soffocare.
Perché non riesco a respirare?
Provo ad urlare cercando di chiamare aiuto ma dalla mia bocca non esca alcun suono
Aiuto
Aiuto!
Niente.
Mi guarda intorno cercando una via d'uscita ma vedo solo fiamme, tante fiamme e corpi
Dove mi trovo?
Ormai l'aria non circola più e sento le palpebre farsi sempre più pesanti, ritento prendendo un respiro profondo ma , di nuovo, i polmoni non sembrano voler collaborare.
Tutto intorno a me si fa sempre più sfocato e l'ultimo suono che sento è un urlo straziante.
Poi il nulla

Spalanco gli occhi svegliandomi di soprassalto, sento la testa martellare insistentemente e il respiro terribilmente affannoso sebbene io sia fermo nel letto.
Le labbra si seccano per la poca idratazione e posso percepire il tessuto della maglia appiccicarsi fastidiosamente alla pelle per l'eccessivo sudore, alcuni capelli attaccati alla fronte.
Fisso il soffitto per diversi minuti tentando di calmare il mio cuore che continua a battere ad un ritmo non propriamente regolare
È soltanto un incubo
Solo un incubo.
Mi ripeto diverse volte mentre le immagini di quel sogno rimangono vivide nella mia testa; sbuffo e mi massaggio le tempie per il troppo fastidio alla testa.
Lanciò un'occhiata all'orologio sul comodino rilasciando un grugnito irritato quando noto che sono solo le 8.15, troppo presto.
Tuttavia il sonno ormai è passato e le probabilità di ritrovarmi in quell'incubo una volta chiusi gli occhi sono troppo alte, decido di alzarmi.

Mi siedo lentamente lasciando scivolare il lenzuolo fino si miei fianchi e liberandomi velocemente della maglietta impregnata di sudore; la lanciò con poca cura da qualche parte nella stanza prendendomi la testa fra le mani sentendola girare e girare.
Stupidi incubi
Affondo le dita tra i ricci tirandoli leggermente dalla cute, comincio a cercare qualsiasi dettaglio in quel sogno che potrebbe ricollegarsi all realtà.
I corpi non sembravano familiari
E nemmeno il posto
Le fiamme non avevano una fonte
Ma comunque qualcosa mi suggerisce che quelle era una visione bella e buona; soprattutto questo fottutissimo mal di testa.
Mi alzo con l'ennesimo grugnito dirigendomi in bagno per cercare delle aspirine, fortunatamente la casa è ancora completamente silenziosa e questo vuol dire che probabilmente sono l'unico sveglio; apro la porta del  bagno accendendo la luce e iniziando subito a cercare nell'armadietto le medicine.
Sento che potrei svenire da un momento all'altro

Trovato il barattolo o che mi serve appoggio due aspirine sul palmo della mia mano per poi gettarle in bocca e mandarle giù senza troppi problemi, già la convinzione che queste sue pastiglie possano farmi stare meglio sembra attenuare il fastidio.
Involontariamente do un'occhiata al mio riflesso allo specchio notando le orribili condizioni in chi mi trovo; la mia pelle è totalmente bianca e pallida , i miei occhi sono contornati da delle scure occhiaie, i ricci completamente parati in ogni direzione senza il minimo senso.
Uno straccio
Il familiare moto di rabbia che sale solitamente in queste situazioni torna a fare la sua comparsa e un'improvvisa voglia di spaccare quel dannato specchio mi fa tremare le mani.
Perché?
Perché a me?
Sento di poter davvero spaccare qualcosa ma per sfortuna , o per fortuna, una voce alle mie spalle blocca le mie intenzioni

"Fede mi senti?" Successivamente la pressione di una mano sulla mia spalla mi fa tornare definitivamente alla realtà e solo adesso noto il riflesso di Noah nello specchio; mi guarda con occhi preoccupati e un'espressione turbata è dipinta sul suo volto.
Mi ci vuole qualche secondo per rispondere
"Come mai sei già sveglio?" Domando a mia volte forse con un po' troppa acidità mentre scanso la sua mano poco delicatamente, faccio per uscire dal bagno senza aspettare la sua risposta ma dopo nemmeno due passi sento la sua presa sul mio braccio.
Fisso la sua mano con estremo disappunto, non sembra notarlo
"Stai bene?" Mi chiede invece con tono pacato e quasi dolce, rilascio una risata amara cercando di strattonarmi dalla sua presa che sebbene non sia soffocando è ben salda.
"Certamente, adesso gentilmente se mi lasciassi andare" rispondo a denti stretti tirando una seconda volta, di nuovo; la presa sul mio braccio non accenna ad allentarsi.
Sento la rabbia ritornare
"Hai avuto un incubo" dice ignorandomi completamente e guardandomi con compassione
Sai cosa me ne faccio io
"Ti ho detto che sto bene" ripeto questa volta senza preoccuparmi del tono velenoso con cui escono le parole.
"Non è vero, guardati sei bianco come un lenzuolo ed ogni volta che qualcuno prova a parlarti sei ingestibile. Questo non è stare bene" finalmente lascia la presa sul mio braccio lasciandomi fare qualche passo in dietro, tuttavia ormai è troppo tardi per lasciare perdere
"Faccio incubi di continuo ultimamente e non sono per niente piacevoli, okay!? Contento ora?" Dico alzando leggermente il tono della voce e gesticolando per il nervoso, mancava solo questa
Davvero
"E allora non stai bene"
È questa su affermazione se è possibile mi fa imbestialire ancora di più
"Cazzo , sei perspicace" rispondo con sarcasmo vedendolo serrare le labbra, a questo punto nessuno dei due aggiunge altro per diversi secondi.
Bene
Faccio per girarmi e tornarmene nella mia stanza quando la sua voce mi interrompe nuovamente
"Se hai bisogno... noi ci siamo. Lo sai vero?" Mormora semplicemente con tono molto più pacato questa volta, è sincero e si vede
Ma non è quello che mi serve
"Lo so, grazie Noah" detto questo mi giro ripercorrendo con passo leggermente spedito il tragitto verso la mia stanza e quando finalmente mi ritrovo al suo interno rilascio un sospiro di sollievo.
Rifletto davvero sul fatto che in realtà non c'è niente e nessuno che potrebbe davvero aiutarmi; non si combatte contro questa natura.
Perché a me?
Cosa sarebbe successo se fossi nato normale?
Senza riuscire a prevedere le cose?
E senza sapere come andrà a finire ogni situazione?
Soffoco un urlo frustrato sentendo di nuovo quella voglia di spaccare tutto.
Alzo lo sguardo fissando per diversi attimi il contenitore arancione sulla scrivania, prendendo davvero in considerazione l'idea di ficcarmi in bocca due o tre di quelle maledette pillole.
No
Non più
Scuoto la testa cercando di riprendermi.
Non succederà di nuovo

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