26- Starbucks!

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Maddison si sentiva stanca e non era in vena di litigare. Sapeva che Bill voleva solo aiutarla, ma non si sarebbe mai aspettata che le mentisse. Era il suo unico appiglio in quella sua vita e non avrebbe potuto mandarlo via, ma doveva comunque mettere in chiaro alcune cose. Non ora però. Si sentiva emotivamente instabile e dei dolori lontani cominciavano a tormentarle la pancia. Cercò di alzarsi, ma la caviglia le lanciò un'altra fitta di dolore. Bill in modo premuroso le si avvicinò sostenendola per evitare che cadesse.

«Tutto a posto?» domandò e la ragazza annuì «Dobbiamo medicare la caviglia, ha bisogno di una fasciatura...» disse poi.

La ragazza cercò di muoversi verso le scale, ma i risultati non furono dei migliori.

«Dove vuoi andare? Ti ci porto...» Bill stava diventando appiccicoso, ma Maddie sapeva che il suo aiuto gli serviva.

«D-devo andare in bagno...» gli rispose sussurrando imbarazzata.

«Va bene, vieni...» le sorrise lui porgendole una mano.

Maddison allungò la mano arrivando a prendere quella del moro e quest'ultimo le fece passare il braccio sulle sue spalle, mentre le cingeva il braccio per sostenerla meglio. Non voleva prenderla in braccio per il semplice fatto che conosceva il lato orgoglioso della ragazza e non voleva ferirla più di quello che aveva già fatto fino a quel momento. Fosse stato per lui l'avrebbe portata in braccio anche in capo al mondo.

Salirono le scale lentamente, un gradino alla volta e pian piano arrivarono davanti alla porta del bagno. Bill l'aiutò ad entrare e uscì subito dopo.

I crampi cominciavano a torturare la ragazza in modo sempre più prepotente. Maddie sospettava il motivo di quei dolori, ma sperava con tutta se stessa di sbagliarsi. E invece no, aveva pienamente ragione. Delle macchie rossastre le macchiavano l'intimo e maledisse il fatto di essere femmina.

E ora? Cosa avrebbe fatto? L'unica era farsi portare un cambio dal ragazzo, ma non si sarebbe mai osata. In quel momento Bill bussò alla porta per sapere se andava tutto bene, Maddison sentiva gli occhi umidi e non rispose. Dannati ormoni! Le reazioni del suo corpo non erano più controllate dalla sua mente. Non riusciva a essere coerente con il suo essere e quelle lacrime iniziarono a scenderle lungo le guance. Non c'era nulla per cui piangere, ma tutte le cose capitate in giornata l'avevano scombussolata, arrivando al punto da piangere per ogni piccola scemenza. Bill preoccupato entrò nel bagno, dopo tutto non era la prima volta che l'avrebbe vista nuda, ma la scena che si presentò lo rattristò.

«Hey» disse avvicinandosi con voce dolce «cosa succede?».

La ragazza continuò a singhiozzare senza rispondere. Il moro notò le macchie rosse e subito si preoccupò, fino a quando non riuscì a capire. Le sorrise dolcemente, uscì dalla stanza tornando poco dopo con in mano dell'intimo pulito. La ragazza continuava a non fare nulla lasciandosi cambiare come se fosse una bambola. Quando fu a posto Bill la prese in braccio portandola nella sua stanza e adagiandola sul letto. Le baciò la fronte e uscì.

Quel ragazzo era dannatamente perfetto e Maddison ancora pensava di non meritarsi tutto questo. Dopo una decina di minuti il moro comparì sulla porta con in mano due tazze fumanti.

«Ho preparato una tisana calda, ti aiuterà un po'» disse porgendole una tazza «Fai attenzione, è calda».

La ragazza aveva smesso di piangere anche se continuava a non voler parlare. Quando finirono di bere posarono entrambe le tazze sul comodino e Bill si stese accanto a lei dopo averle rimboccato le coperte.

«Vieni sotto anche tu...» disse in un sussurro Mad.

«No, non è giusto...» le sorrise lei.

«Bill, io voglio fidarmi di te. Io ti perdono, ma ora ho bisogno di te, ho bisogno della tua pelle calda contro la mia...» spiegò la ragazza.

Now I'm here, No more fearsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora