𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟏𝟐-𝐐𝐮𝐢𝐧𝐝𝐢 𝐚𝐦𝐢𝐜𝐢?

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Inizialmente vorrei sorridere, come sempre, dirgli che è un cretino e ricominciare ad essere come prima...ma l'unica cosa che riesco a fare è un piccolo gesto con la testa, come per accettare, ma in modo menefreghista, tutto ciò che mi ritrovo davanti agli occhi.

La mia bocca rimane serrata per svariati secondi, ma finalmente mi decido a parlare nel momento in cui non posso più trattenermi.
"Perfetto, così me ne posso andare subito." sfoggio un sorrisetto falso per aggiungere una punta di acidità in tutto ciò.

A passo svelto mi dirigo verso la porta  di uscita ma il mio polso viene bloccato dalla presa improvvisa della mano di Colins.
"Melanie aspetta" è la prima volta che pronuncia il mio nome, fa strano ma è bello mentre lo dice.
Molto.

"Non ho tempo da perdere, se vuoi dei ringraziamenti, beh allora grazie di aver pulito l'aula.
Davvero non me lo aspettavo ma adesso lasciami andare, capirai da solo che non sono dell'umore giusto"
Sembra quasi deluso, sul suo viso riesco a leggere: «So che non sei dell'umore giusto...ma resta»
"Non voglio degli stupidi ringraziamenti, voglio solo parlare con te" la sua voce è mista tra il duro e il triste.

"E cos'hai da dirmi, che sono una principessa viziata che vive nel lusso?" sbotto a voce alta mentre la rabbia di ieri inizia a rinascere dentro di me come una fenice tornata dalle ceneri.
"Siediti, cazzo dobbiamo parlare"
mi indica una panca bianca con la vernice sgretolata, che oggi avremmo dovuto ridipingere.
Mi fa segno di sedermi con un gesto del capo.
Mi siedo, voglio proprio vedere quali e quante cazzate ha da inventarsi.

"Senti io fino a poco tempo fa nemmeno sapevo della tua esistenza.
E lo so, sono uno stronzo, ma lo sono con tutti e volevo solo che tu sapessi che ho deciso di parlarti solo perché so cosa provi"
Alzo lo sguardo e lo guardo fisso negli occhi sperando che non intenda ciò che ho automaticamente pensato.

"Non l'ho mai detto a nessuno, perché sono dell'idea che se qualcun'altro non ha vissuto le tue stesse emozioni non è capace di comprenderti."

Ha ragione: anche io non ho mai raccontato di come è morto mio padre..e non credo che lo farò mai, perché se raccontassi una cosa del genere a persone che magari non sanno nemmeno cosa vuol dire morire, credo che mi sentirei solo peggio ricordando quei terribili momenti che difficilmente ho provato a togliere dalla mia testa.
Lui sospira e si tiene la testa fra i morbidi capelli marroni.

Ha lo sguardo basso e sembra come se stia esitando dal parlare.
Non sa come dirlo, oppure ha solo paura di dire per la prima volta una cosa così intima ad una persona come me?
Una della quale fino a poco tempo fa nemmeno sapeva l'esistenza.
"Senti anche mia madre è morta" come prevedevo, quelle parole mi fanno quasi piangere, il suo tono di voce è spento.

Oh, mi dispiace.." sono le uniche parole che mi escono di bocca.
"So che mi odi, e ne hai tutte le ragioni.
Ma volevo solo che tu sapessi che mi dispiace, ed è una cosa che poche volte nella mia vita ho detto perciò ritieniti molto fortunata"

Mi scappa una risatina.
"Ci scommetto"
restiamo entrambe immersi nel silenzio per un minuto.
"Quindi..mi perdoni?" simboleggia con le dita delle virgolette alla parola "perdoni".

Questo ragazzo è un turbine di emozioni, troppe emozioni nello stesso tempo.
Passa dall'incazzato stronzo al simpatico...ma va bene così, cercherò di accettare il suo bipolarismo in un modo o nell'altro.
"Si suppongo di si" dico a testa bassa.
"Quindi amici?"non so perché ma quella parola mi fa uno strano effetto.

"Ehm, Sidney Colins che chiede ad una femmina di diventare sua amica?"
Lui ride e mette in mostra le sue fossette.
Prima d'ora non le avevo mai notate, e mi domando come, perché su un viso come il suo notare un particolare così bello è difficile, ma probabilmente sarà perché non è suo solito sorridere.
"Cazzo, accetta prima che cambi idea"
"Ok accetto, signor Colins"
si passa le mani sul viso e abbassa la testa.

"Posso farti una domanda?"
lui mi guarda curioso e con un gesto del capo, mi incita a porgli la domanda
"Va bene" dice con una punta di esitazione nella voce
"Perché sei sempre così duro con tutti?Il tuo lato simpatico non mi sta nemmeno troppo sulle palle"

Si guarda intorno e rilascia un sospiro.
"La vita mi ha portato troppe cose via, compresa mia madre.
Le delusioni si accumulano e formano una corazza.
Sono così, sono uno stronzo ma non ci posso fare nulla"

Penso alle sue parole quando all'improvviso ricomincia a parlare.
"E poi sono bipolare, e probabilmente domani sarò quello di sempre:lo stronzo odiato da tutti"

Quelle parole mi fanno male.
Fa male pensare che già domani questo lato di lui svanirà.
Fa male pensare che la gente lo etichetti in questo stupido modo: come lo stronzo odiato da tutti.
Se riuscissero a scavate più affondo, se provassero a vedere questo suo lato di lui e se lui provasse a mostrarsi di più agli altri, non la penserebbero tutti di lui in quel modo.

"Forse sei la mia prima amica femmina.
Con le femmine finora mi sono solo limitato a scopare.
Ma tu non sei un tipo così vero?"
"No, non sono proprio quel tipo di ragazza"arrossisco e distolgo lo sguardo.
Secondo me non c'è nulla di cui vergognarsi"

La nostra conversazione viene interrotta dal suonare di un cellulare.
Lui sfila il telefono dalla tasca dei jeans neri e sembra come incupirsi quando legge il mittente della chiamata.
"Pronto?Si,si dove sei?Cazzo...ok arrivo" e senza nemmeno salutarmi, corre via dall'aula lasciandomi da sola con il mio cuore a mille.

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