𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟏𝟎- 𝐀𝐦𝐚𝐫𝐞 𝐪𝐮𝐚𝐥𝐜𝐮𝐧𝐨 𝐨𝐥𝐭𝐫𝐞 𝐚 𝐭𝐞 𝐬𝐭𝐞𝐬𝐬𝐨

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La mattina seguente, arrivata a scuola, sento perfettamente lo stesso senso di vuoto di sempre, solo che questa volta è molto più ampio e si dilaga senza mai fermarsi sulla parete del mio stomaco, come se volesse divorarlo.
Ho trovato sollievo nel momento in cui ho visto le figure di Kylie e Scott venire verso di me.

"Allora, ci siamo persi qualcosa ieri?"
abbasso lo sguardo ripensando a ciò che è successo.
"Melanie.."
li guardo sperando che capiscano da soli che si sono persi più di qualcosa.
"Sai che dovrai raccontarci tutto nei minimi dettagli vero?"
annuisco mentre li prendo in disparte dalla folla di adolescenti che aspetta il suonare della campanella.

Appena finisco di raccontare tutto la faccia dei miei migliori amici è così sconvolta che descriverla a parole è più che difficile.
"E quindi oggi è il primo giorno...di punizione.."
si ferma per qualche secondo
"Con Sidney Colins" afferma spostando lo sguardo dritto nei miei occhi.

"E tu sei stata nel letto di Sidney Colins?" Scott interrompe il tutto con aria delusa, abbandonando il discorso della punizione, e aprendone uno nuovo.
"Quindi mi hai mentito quando mi hai detto che eri tornata a casa da sola?"
chiede Kylie sobbalzando in aria.

"È comodo il suo letto?" domanda Scott curioso
"Com'era casa sua?Insomma immagino un villone con il bagno di marmo vero?"  chiede Kylie con una mano sul fianco e lo sguardo pervertito

Mi stanno facendo troppe domande in troppo poco tempo.
"Ok ok basta, primo:si sono stata nel suo letto ma ci tengo a specificare che lui ha dormito in tutt'altra stanza." fulmino Kylie con gli occhi, sempre la solita pervertita.

"Continua" mi spronano impazienti
"Secondo:...cavolo se era comodo quel letto" ammetto ripensando a quei cuscini così morbidi e a quelle lenzuola così setose.
Kylie fa un espressione maliziosa e io le lancio un occhiataccia come per zittirla da qualunque cosa avrebbe intenzione di dire.
"Terzo: casa sua è bella...e si!Ha un bagno di marmo.." sussurro le ultime parole.

Resto in silenzio aspettando impaziente una loro risposta, sperando che non si mettano ad urlare cose di cui si potrebbero pentire.
"Mel, ti direi che ne è valsa la pena perché quel bastardo è andato a dire in giro quelle cose..ma adesso te lo sei ritrovato anche nella punzione.."

Scott è quasi sul punto di ridere e io lo scruto con aria assassina.
"Scott-non-è-affatto-divertente"
E più io gli dico queste parole più lui sta per scoppiare, fino a quando non si lascia definitivamente andare e inizia a sghignazzare senza contegno.
"Scusa..è la situazione che mi fa ridere, insomma tutto questo è assurdo" smaneggia in aria con le mani e Kylie gli da un calcio sul piede che, nonostante breve, è sembrato essere molto doloroso.

Ha ragione, tutto questo è assurdamente assurdo.
"Beh, cosa posso dirti?Buona fortuna e cerca di non farti ammazzare"
Scott mi rivolge uno sguardo compassionale da film drammatico e io faccio una smorfia come per ripetere per la medesima volta "non è divertente".

La campanella suona e adesso, in questo preciso momento, diversamente dalla altre volte spero che le 6 ore di scuola passino il più lentamente possibile per potermi preparare bene psicologicamente al fatto di dover stare per altre due ore in più del normale da sola in un stanza con quello stronzo.

Indovinate un po'?Accade tutto il contrario.
Le ore sembrano minuti perché non faccio altro che pensare per tutto il tempo a come cavolo potrò fare per evitare di ammazzarlo.
La campanella dell'ultima ora suona, e con lei il mio cuore inizia a battere più velocemente.
Usciamo da scuola e Kylie e Scott mi salutano con aria triste, sapendo che per i prossimi 10 giorni non potremo più uscire insieme e fare tutte quelle cose che i migliori amici come noi fanno.

Mi dirigo a passo lento verso l'aula di musica e prima di entrare emetto un lungo sospiro.
L'ultima cosa che in questo momento vorrei fare è entrare in questa stanza...ma ahimè, questo è il mio crudele destino.
Giro la maniglia e trovo il vicepreside seduto alla cattedra e Colins, anch'esso seduto e con i piedi sul banco mentre scrive qualcosa sul suo telefono.

Riesce a farsi odiare anche non facendo nulla, anche rimanendo solo seduto su una stupida sedia con in mano il suo stupido telefono scrivendo chissà cosa di stupido.
Alza lo sguardo e per un istante i miei occhi si incrociano con quei burroni marroni, così freddi e ghiacciati.

Distoglie subito lo sguardo da me e fa una faccia schifata mentre le sue dita continuano a scrivere.
Lo guardo male pur sapendo che non se ne accorgerà e mi siedo a tre banchi distanti da lui.
"Ragazzi, sapete entrambe perché siete qui.
Il vostro compito per i prossimi 10 giorni è quello di pulire gli strumenti, sistemare i leggii, e pulire l'aula in generale.Compresi banchi e cattedra ovviamente.
Buon lavoro!"

Sulla sua faccia da schiaffi è dipinto un sorriso perfido mentre esce dalla stanza a ci lascia da soli.
"Allora..da dove iniziamo?" dico in tono svogliato per far credere che di questa situazione, non me ne importa niente.
"Ehm, volevi forse dire da dove inizi, di certo non ho intenzione di mettermi a pulire una stupida aula di musica" lui fa una smorfia come per dire «Ovviamente!».

"Quindi dovrei fare tutto io? Oltre che essere insultata da tutti per colpa tua e della tua stupida mente da maniaco adesso dovrei anche svolgere una punizione per 10 giorni che non mi merito, perché tu non vuoi pulire uno stupido clarinetto?" prendo in mano un clarinetto e lo batto più volte sull'altra mano, in segno di sfida.

Lui distoglie lo sguardo per un secondo dal telefono, fa un sorrisetto e ricomincia a scrivere sul cellulare.
"Sei un emerito stronzo"
"Prova a ripeterlo" il suo tono di voce è diventato duro.
Viene verso di me.
Indietreggio fino a quando non vado a sbattere contro un banco.
La sua faccia è troppo vicina alla mia.
"Ho detto" mi alza il mento con due dita.
"Prova a ripetere quello che hai detto" il suo tono è quasi...pacato?Ma allo stesso tempo sembra che abbia voglia di uccidermi.

Non ce la faccio, è più forte di me...l'insicurezza, è più forte.
Vince.
Sarà per il mio carattere o per tutte le cose che sono successe in questo periodo ma invece di urlargli di nuovo che è uno stronzo, una lacrima salata mi bagna la guancia.
Rimane come impietrito e per un secondo nei suoi occhi si intravede una scintilla.
"Che fai piangi?Per questo?Che ragazzina"

Si allontana e gira le spalle facendo un gesto con le mani.
"Ho detto che sei un'emerito stronzo!"
urlo ancora più forte nonostante io stia per singhiozzare.

Si gira di scatto.
"Beh a te cosa importa del resto? Non ti sei mai chiesta perché la gente fa determinate cose?Ma certo, tu sarai la principessa che ha sempre vissuto nel lusso e non gli è mai mancato nulla.
Un fratello perfetto, una madre perfetta, un padre che ogni sera ti portava un regalo diverso, non è così?
Qualche complicazione, ma nulla di che, nulla per cui qualcuno dovrebbe preoccuparsi troppo? Dico bene?"

È come se il mio cuore si ghiacciasse per un minuto.
Le lacrime smettono di scendere e i miei occhi si innescano di una rabbia che non avevo mai provato prima.

"Tu parli tanto, ma non sai un cazzo!Non sai di come io a 10 anni mi sia dovuta svegliare ogni notte sperando che mio padre fosse ancora vivo, non sai quanto ho lottato per lui.
Non sai quanto mia madre ha faticato per farmi sempre accontentare.
Non sai quanto la mia famiglia abbia sofferto dopo che mio padre è morto, con nessuno mai che ci sostenesse o che ci aiutasse in nessun modo.
Abbiamo affrontato tutto da soli, come una famiglia, come persone che si amano e che si tirano su a vicenda quando qualcuno cade.
Ma tu questo non sai che si significa vero? Amare qualcuno oltre a te stesso?"

Ho la rabbia che ancora ribolle nelle mie stesse vene, e l'unica cosa che vorrei fare sarebbe picchiarlo a sangue, ma me ne vado via dall'aula, dimostrando superiorità, lasciandolo spiazzato.

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