𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟏𝟏-𝐌𝐢 𝐬𝐨𝐧𝐨 𝐝𝐚𝐭𝐨 𝐚𝐛𝐛𝐚𝐬𝐭𝐚𝐧𝐳𝐚 𝐝𝐚 𝐟𝐚𝐫𝐞?

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Le emozioni crollano come se per tutto questo tempo fossero state attaccate ad un filo.
Questa è stata definitivamente la famosa goccia che ha fatto traboccare il vaso delle mie lacrime.

"Un padre che ogni sera ti portava un regalo diverso"

Le parole di quel ragazzo mi hanno pugnalata al petto come nessuno aveva mai fatto.
Ma ho anche scoperto un lato di me stessa di cui non ero a conoscenza.
Quel lato infuocato e pieno di se che per quel minuto mi ha fatto sentire come fossi invincibile, come se tutto il dolore che ho portato per questi anni sulla coscienza e che ho sempre mascherato con un sorriso, si fossero tutti trasformati in rabbia.

Torno a casa e mi sento sfinita, e non come se avessi corso una maratona per ore, ma come se dentro di me si fossero rotti più e più pezzi.
Landon è in salotto, steso sul divano mentre legge un libro e appena nota la mia presenza gira la testa e mi saluta con un sorriso.
Quel suo sorriso che io amo così tanto.

Nel momento in cui si alza per venire da me, corro da lui e lo abbraccio forte come non mai.
"Hey sorellina, che ti prende?"
pur essendo un anno più piccolo di me Landon mi fa sentire come se fossi ricoperta da un'aurea di protezione.
Quel tipo di protezione che solo un fratello riuscirebbe a darmi in momenti come questi.

"Nulla Landon..mi eri solo mancato...tanto..."
posso percepire le sue labbra curvarsi in uno di quei suoi soliti sorrisi dolci.
"Problemi con la scuola?È la matematica?Se vuoi posso.."
"Sto bene Landon, davvero"
gli sorrido e vado in camera mia.
Mi guardo allo specchio e vedo una vincente, la ragazza che mio padre avrebbe voluto vedere adesso.

Vado in bagno e chiudo a chiave la porta.
Mi levo tutti i vestiti e mi infilo nella doccia.
Accendo l'acqua e sobbalzo inizialmente perché è fredda ma con il passare dei minuti si riscalda sempre di più fino a diventare della temperatura giusta.
Chiudo gli occhi e mi lascio scivolare l'acqua addosso.
Sento i nervi della tensione sciogliersi come burro mentre la mia mente si rilassa e si amplia sempre di più.
Una doccia era proprio quello che mi ci voleva in questo momento.

Quando mi sono asciugata e rivestita ritorno in camera e inizio a pensare a mio padre e ad alcuni dei ricordi più belli che ho con lui e di cui ho memoria.
Ricordo che un giorno ero appena uscita da scuola e lui era lì ad aspettarmi, con il suo splendido sorriso.
Quel giorno mi portò in moto, senza che mamma lo sapesse.
Sentivo come di essere leggera come una piuma mentre sfrecciavo su quella moto aggrappata alla schiena del mio papà.
Poi siamo tornati a casa e la mamma preparò il suo solito pasticcio di tonno che io e il papà odiavamo.

E dopo cena, in salotto, cantavamo la nostra canzone.
"Just the two of us" ricordo come mi faceva ridere mentre ballava in modo strano.
Eravamo una bella coppia noi due.
Sempre insieme, sempre e comunque, senza nessuno che ci potesse dire cosa fare e cosa no.

Se ripenso a come è morto il mio cuore smette di battere.

Vado in cucina e mi preparo in sandwich che mi basta come cena dato che oggi non ho molta fame.
Mi sdraio sul divano e inizio una nuova serie su Netflix.
Oggi ne Kylie ne Scott si sono fatti vivi per chiedermi come fosse andato questo fantomatico primo giorno.
D'altro canto è meglio così, non sono in vena di raccontare ciò che è successo.

Con il passare degli episodi, le pupille si fanno sempre più pesanti fino a chiudersi completamente e nonostante io mi addormenti sul divano e con mezzo sandwich nella mano, la mattina dopo riesco comunque a risvegliarmi in tempo per la scuola.

Stranamente non sento più quella sensazione di vuoto, e a sostituirla c'è un'altra emozione che dalla morte di mio padre non si era mai fatta viva:la sicurezza.
Sono sicura che dopo aver gridato in faccia quelle cose a Colins, potrei anche farlo davanti alla regina Elisabetta.

Mi preparo come ogni giorno per andare a scuola e appena esco di casa, mi cimento a respirare la fresca aria del mondo esterno.
Nel momento stesso in cui arrivo a scuola, il suono della campanella rimbomba nelle mie orecchie, perciò mi sbrigo ad andare in classe.

Durante tutta la giornata cerco in tutti i modi possibili di evitare Colins, nonostante lui continui a lanciarmi sguardi strani.
Sono diversi dal solito, prima erano pieni di odio verso i miei confronti, adesso sono quasi interessati a me, come se si aspettassero che io ricambi lo sguardo in altrettanto modo.
Ma non è così.
Non riesco a guardarlo negli occhi se non con odio dopo ciò che è accaduto.
Non credo che ci riuscirei nemmeno se volessi, o nemmeno se volessi fingere.

Ancora un'altra volta mia ritrovo a salutare i miei migliori amici alla fine della scuola, che sembrano tristi di non avermi al loro fianco.
Sbuffo e mi abbandono al mio destino.
Non ho più paura di affrontarlo.
Raggiungo l'aula di musica ed entro senza esitare o sospirare per qualche secondo, come faccio sempre

Ciò che trovo è a dir poco strano.
L'aula è completamente pulita e le ragnatele che prima coprivano la maggior parte degli scaffali adesso sono tutte andate via.
I banchi sono tutti privi di scritte e disegni e gli strumenti sono posti in ordine.

"Allora,che ne pensi?Mi sono dato abbastanza da fare?"
riconoscerei questa voce anche in una mandria di persone.

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