𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟏𝟒-𝐓𝐢 𝐜𝐫𝐞𝐝𝐞𝐯𝐨 𝐩𝐢ù 𝐬𝐭𝐮𝐩𝐢𝐝𝐚 𝐬𝐚𝐢?

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«Kylie te l'ho già detto, oggi non posso uscire...devo aiutare mia madre»
provo in ogni modo a trovare una scusa.
So che le migliori amiche si dicono tutto, ma per ora è meglio che lei non sappia che Colins mi ha chiesto di uscire.
«Ah si, aiutare tua madre, a fare cosa sentiamo?»
al telefono c'è un secondo di silenzio, decido di utilizzare la prima giustificazione che mi passa per la testa
«La devo aiutare con alcune scartoffie..dai sai com'è"

«Farò finta di crederci, ma giuro che se è una bugia ti ammazzo con le mie stesse mani»
non mi fa nemmeno rispondere che butta giù il telefono.
Sono le 6:30 e io ancora mi devo preparare.
Mi sono fatta la doccia e ora devo decidere con cosa vestirmi.

Apro il mio armadio stranamente in ordine grazie a mia madre e opto per uno stile non troppo elegante.
Dei jeans leggermente strappati, una maglietta a maniche lunghe nera e i Dr.Martens classici.

Mi trucco con solo correttore e mascara, mi spazzolo i capelli che sono già piuttosto lisci al naturale e sono pronta.
Alle 7 precise sento il campanello di casa suonare.
Cavolo Colins, sei maledettamente puntuale...mi piace!
Apro la porta e vedo Sidney appoggiato alla colonna vicino alla porta.
Mi viene il batticuore a vederlo così.
Indossa dei jeans neri e una maglietta bianca un po' troppo trasparente.
Distolgo lo sguardo dal suo petto per non far notare che lo sto guardando.
"Melanie chi è alla porta?" urla mia madre dal piano di sopra.
Sidney è sul punto di dire qualcosa ma lo zittisco con un calcio sul piede.
"Nessuno mamma, solo un'amica di scuola, ritorno tra poco promesso" faccio segno al moro di tenere la bocca chiusa.

In fretta e furia esco fuori dalla porta e tiro un sospiro di sollievo sperando che mia madre non si affaccia alla finestra
"Cazzo mi hai fatto male " ridacchio di gusto, nonostante un po' mi dispiaccia di avergli fatto male con i miei stivali
"Solo una domanda: come fai a sapere il mio indirizzo?"
"Conoscenze" lo guardo con una faccia interdetta ma decido di abbandonare il discorso, sperando che le sue "conoscenze" siano persone che conosco di persona anche io.
Arriviamo fuori casa e ad accogliermi c'è la sua macchina.
Una decappottabile rossa che nonostante l'età, ha comunque il suo fascino.

"Ti piace?" spalanca le braccia orgoglioso indicando l'auto.
"È bellissima" e subito dopo mi apre la portiera.
"Non sapevo fossi un gentiluomo, dov'è il vero Sidney Colins e cosa ne hai fatto di lui?"
lui si mette a ridere mentre entra in macchina.
"Meglio che tu non lo sappia, 𝘢𝘮𝘪𝘤𝘢"
sbuffo e guardo fuori dal finestrino.
Lui mette in moto l'auto e dopo 5 minuti di tragitto in silenzio decido di rompere il ghiaccio e parlare.

"Allora dove mi porti?" chiedo con la curiosità che piano piano aumenta sempre di più dentro di me.
"Segreto, lo scoprirai fra una ventina di minuti" dice lui facendo spallucce
"Possiamo almeno mettere un po' di musica?"

"E sentiamo, che musica ascolti?" mi domanda in tono di sfida, come se la musica che ascolto debba essere per forza pessima rispetto alla sua.
"Beatles, Queen.."
lui emette un verso strano simile ad un orgasmo e io sgrano gli occhi mentre sento le mie guance scottare.

"Oh si, i Queen, ti credevo più stupida sai?" lui ridacchia, ma io ci trovo poco da ridere.
Non è scontato il fatto che una ragazza abbia buoni gusti in fatto di musica.
"Ti credevo meno coglione sai?"
Entrambe scoppiamo a ridere mentre lui infila un dischetto nello stereo.
Dopo pochi secondi parte "Don't stop me now" dei Queen e io istintivamente inizio a canticchiarla.
È decisamente una delle mie canzoni preferite, mi riesce a caricare di energia nei momenti in cui ne ho bisogno.

"Tonight, I'm gonna have myself a real good time.
I feel alive and the world I'll turn it inside out, yeah.
And floating around in ecstasy
So don't stop me now"
E dopo poco, come se non risciusse più a trattenersi, anche lui inizia a cantare a squarciagola le parole della canzone, battendo le mani sul volante della macchina.

Finalmente, o sfortunatamente, la macchina di ferma.
Quei minuti mi sono sembrati secondi mentre i miei capelli svolazzavano tra il vento in quella decappottabile rossa.
"Siamo arrivati a destinazione"
esco fuori dalla macchina curiosa come non mai di sapere dove mi trovavo, e ciò che vedo è qualcosa di davvero inaspettato, qualcosa che mi fa spalancare la bocca e mozzare il fiato in un secondo netto.

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