Non rispondo alla sua domanda.
Mi sembra insolita, non da Sidney per la precisione.
Rimango in silenzio ignorando il tutto.
Il profumo che mi invade le narici è quello di Sidney, credo sia Narciso Rodriguez, ma sono certa che non potrei smettere di annusarlo.
Con il passare dei minuti la nostra posizione non cambia di un solo millimetro, come se fossimo due calamite e non potessimo spostarci l'uno dall'altra.
Le mie pupille iniziano a farsi pesanti, e l'unica cosa che percepisco prima di addormentarmi è la mia mano costantemente premuta sul suo petto e quel profumo illegale.Come se fosse passato un'istante, mi risveglio nello stesso letto, stessa stanza, stesse coperte, ciò che manca è l'unica cosa che mi interessa.
Il letto è vuoto, ma sento dei rumori provenire dal piano di sotto.
Mi passo una mani tra i capelli e sbadiglio a bocca spalancata, stiracchiando le braccia.
Davanti a me c'è la mastodontica finestra che sembra non esistere per quando pulita alla perfezione.
Il panorama è molto bello da qui: vedo case, alberi, il sole spendente che riscalda tutto e un cielo sereno.
Oggi è proprio una gran bella giornata.Il mio stomaco inizia a brontolare per la fame, spero che Sidney stia preparando qualcosa da mangiare.
Mi alzo dal letto e inizio a camminare a piedi scalzi verso la porta.
Appena esco dalla stanza percepisco un'odore a me molto familiare:quello dei pancakes che mio padre mi preparava ogni mattina prima di andare a scuola.
Papà è sempre stato forte in cucina, e per quanto la mamma si sforzasse, sia io che Landon eravamo d'accordo che il papà era decisamente più bravo della mamma a cucinare.Scendo le scale, e senza far rumore raggiungo la cucina mentre quel profumo caldo e dolce mi invade sempre di più le narici.
Vedo le spalle larghe e spoglie di Sidney, i suoi capelli spettinati e i pantaloni della tuta leggermente abbassati, che fanno intravedere l'elastico dei boxer.
"Buongiorno" la sua voce è serena ma allo stesso tempo profonda come sempre, pur non essendosi girato ha avvertito la mia presenza.
"Cosa prepari di buono?" chiedo con la voce ancora impastata dal sonno anche se credo di conoscere già la risposta.
"I miei insuperabili pancakes, ovviamente" mi lascio scappare una risata per il modo, quasi di sfida, con il quale ha pronunciato quelle parole.
"Ah si?Insuperabili dici?" finalmente Sidney si gira, e riesco a guardare in viso il suo sorriso beffardo.Attraverso il bancone di marmo e mi piazzo a pochi centimetri da lui, con la mani all'indietro.
Lui mi squadra da testa a piedi lentamente e io sento le mie guance infuocarsi...per così poco.
Si avvicina al mio orecchio e posiziona entrambi le sue mani ai miei lati, come per impedirmi il passaggio.
"Ti sta bene la mia maglietta" sento un brivido pervadermi la schiena."Lo so" mi giro e mi abbasso, passando sotto al suo braccio.
Sidney inizia a ridere, per poi mettere su due piatti i pancakes appena fatti.
"Dimmi che hai lo sciroppo d'acero o potrei seriamente ucciderti" il moro sgrana gli occhi, alza le mani come se avesse una pistola puntata alla testa e e mi porge lo sciroppo d'acero.
"A lei principessa" non posso fare a meno di arrossire sentendo quel nomignolo, ma allo stesso tempo vorrei anche ridere."Non farmi credere che tua sia dolce" afferro il tubetto di sciroppo e ne spremo a quintali sui miei pancakes.
Improvvisamente il telefono di Sidney squilla, interrompendo l'atmosfera che si stava creando.
«Pronto?» dopo alcuni secondi posso notare che Sidney non ha ricevuto nessuna risposta.
«Cazzo...insomma, sei davvero tu?»
Vedo la faccia di Sidney corrucciarsi in un'espressione preoccupata.
"Vuoi...vedermi?»Il punto interrogativo nella mia menta si fa sempre più grande.
«Sei in città quindi...» Sidney inizia a camminare avanti e indietro per tutta la cucina.
Non vedo l'ora di chiedergli spiegazioni, possibile che ci debba sempre essere qualcosa...o meglio, qualcuno ad interrompere questi momenti?Non so di preciso cosa siamo io e Sidney.
È difficile decifrare tutto ciò.
«Il parco vicino a...ho capito» e dopo una straziante attesa, finalmente posa il telefono sul bancone della cucina.
Dalla faccia vedo che è sconvolto, ma ho una voglia matta di sapere chi diamine lo ha telefonato.
"Allora?Chi era?" sbotto.Sidney non risponde per diversi secondi, appoggia le mani sul bancone e fa cadere la testa in avanti.
Poi rialza il capo e si passa una mano nei capelli mentre rilascia un lungo sospiro, quasi di tristezza.
È palesemente nervoso.
Forse non mi vuole dire chi era al telefono?
Forse con le mie domande sto solo peggiorando la situazione?"Sky...era Sky"
STAI LEGGENDO
||Break The Ice||
Lãng mạn«Avevano un rapporto strano quei due: amore e odio, un minuto inferno e l'altro paradiso. Era diventata una routine, una sorta di abitudine. Ma una cosa era certa: avevano costantemente bisogno di entrambi:lui di lei e lei di lui» Nella cittadina di...