•Capitolo 51•

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Avevo un dolore acuto alle tempie, come se qualcuno mi avesse sbattuto in testa una padella ripetutamente. Mi portai una mano sulla fronte, contraendo il viso in una smorfia. La mia guancia destra era appoggiata su una superficie fredda. Stavo tremando come una foglia. Avevo freddo, le braccia strette al petto.

Quando aprii gli occhi mi ritrovai avvolta dall'oscurità. Una fievole luce proveniente da una lampada sicuramente consumata era posta sul soffitto, la quale mi consentiva di scorgere la porta chiusa. Non appena riportai a galla gli ultimi ricordi di quello che era successo, mi sentii avviluppare dal terrore. Ricordai il tizio incappucciato e inghiottii il sapore amaro della paura. Il panico prese il sopravvento, quindi mi affrettai a tirarmi su. Mi sentivo intorpidita, ma non provavo dolore, se non alla testa. Doveva avermi drogata, perché ero svenuta non appena mi aveva appoggiato un fazzoletto davanti alla bocca. E Eliot...Eliot!

Corsi verso la porta, gridando il suo nome. Tentai di spalancare la porta e solo in quell'istante mi accorsi che le mie mani erano legate da un nastro di nylon. Proprio come nei thriller delle ragazze rapite.

"Oh, no." Gracchiai con voce flebile, avvertendo un profondo senso di nausea. Le lacrime mi salirono agli occhi. Tutto questo era assurdo e terribile. La porta era chiusa a chiave.

Mi misi a battere i pugni contro la porta, furiosa e terrorizzata al tempo stesso. Gridai il nome di Eliot, pregando che mi rispondesse per dirmi che almeno stava bene. Lo gridai a gran voce, supplicando chiunque potesse aiutarlo che stesse bene. Ma fu inutile. Tutto era avvolto dal silenzio. Chi diavolo mi aveva trascinata fin qui? E per quale ragione? Anche Eliot c'era? Dov'era?

Tremavo tutta, ma non mi sarei arresa. Portandomi indietro i capelli, mi guardai freneticamente intorno alla disperata ricerca di qualcosa con cui avrei potuto scassinarla. O difendermi. Mi infilai le mani nei jeans, ma il mio cellulare era scomparso. Non avevo niente. Niente.

"Aiuto!" Gridai con tutto il fiato che avevo in gola, fino a farmi male."Aiuto!" Le lacrime cominciarono a scorrermi lungo le guance. Singhiozzai, disperata."Vi prego!"

Mi misi a calciare la porta, a prendere la rincorsa e colpirla con una spalla, ma questa non si aprì. Piangendo a dirotto, tentai di togliermi il nastro dai polsi tirandolo via con i denti, mossa dal desiderio di salvarmi. Una brutta sensazione mi si era annidata sotto le costole. Temevo che non ne sarei uscita viva. E Eliot poteva essere in pericolo. A causa mia. E io ero rinchiusa in una stupida stanza. Non riuscii a slegarmi. Imprecai, incapace di trattenere i singhiozzi. Fui scossa da un brivido lungo la spina dorsale. Ero in trappola, come un topo. Scivolai lungo la porta, portandomi le mani sugli occhi. E se mi avesse fatto del male prima di uccidermi? Oh, no. No. No. Per favore, Dio aiutami. Qualcuno lassù mi aiuti.

Non avevo mai provato tanta paura in vita mia, nemmeno quando Charlie mi aveva trascinata in quella stanza. Ce l'avevo anche per Eliot. Se mi avessero proposto di morire per aiutarlo, lo avrei fatto.

Stavolta ero cosciente e sapevo che sarei potuta non uscirne viva. Ma Eliot era un bambino e non osavo nemmeno immaginare cosa stesse provando in quel momento.

Pensai a mia madre e al modo in cui ci eravamo lasciate. Mi ero arrabbiata per averla vista baciare Albert, ma pensandoci bene: ne era valsa davvero la pena? Mio padre l'aveva tradita e io...Io me l'ero presa con lei. Ero sotto shock, ma in quel momento avrei voluto con tutta me stessa tornare indietro e stringerla in un forte abbraccio, come non avevo mai fatto prima d'ora. E mio padre...Mi amava. Lo avevo detestato per un po', mi ero sentita tradita e odiavo il fatto che avesse fatto soffrire la mamma ma adesso nessun errore aveva più importanza. Avrei soltanto voluto poterli stringere tra le braccia. Avevo nascosto a Andrew e Raegan della madre e Roy. Non ero riuscita a badare a Eliot come avrei dovuto. Avevo nascosto a Andrew la storia di Jebediah e questo mi aveva portato a perderlo per sempre. L'unico ragazzo che avessi mai amato adesso usciva con un'altra. Si era completamente dimenticato di me e io sarei morta con il senso di colpa e il rimpianto. L'ultima volta che avevo visto Jase, mi reputava una bugiarda. E Roy...Cosa avrebbero pensato Raegan e Andrew? Non doveva più importarmene di lui, ma era inevitabile. Io lo amavo. Lo amavo più della mia stessa vita. E volevo che rivedesse Eliot.

Per l'ennesima volta il mio cuore si spezzò. La mia anima si frantumò in piccoli pezzi, lasciandomi in balia del vuoto totale, di un senso di impotenza troppo ingombrante. Ero inutile, in trappola e sarei potuta morire in una stanza. Non volevo pensarci. Mi rifiutai di farlo.

Piansi tutte le mie lacrime nel buio della stanza, le gambe strette al petto e il volto tra le mie ginocchia. Credevo in Dio, ma non ero solita pregare. Ma in quel momento mi affidai a lui o chiunque avesse potuto sentirmi. Pregai che Eliot stesse bene. Chiesi scusa per essermela presa con i miei genitori, chiesi che se mi fosse capitato qualcosa, entrambi sapessero che gli volevo bene e che non ce l'avevo più con loro. Pregai che Andrew e Raegan mi perdonassero e che il primo mi amasse ancora, perché non potevo pensare al contrario in quel momento. Spensi tutte le voci che mi gridavano il contrario. Sperai che Jase non mi vedesse come una bugiarda e che Maddy stesse bene. Oddio.

Sarei potuta morire. Non volevo morire. Volevo vivere.

Volevo aiutare Dakota, volevo rivedere tutti, volevo...Volevo sapere dov'era Eliot e aiutarlo. Doveva stare bene. Per forza. Volevo riavvolgere il nastro della mia vita dal punto in cui qualcosa era andato storto e...Avrei tanto voluto rivedere Andrew per l'ultima volta. I suoi occhi di cristallo. I suoi capelli ricci. Avrei dato tutto anche solo per rivederlo arrabbiarsi e vedere comparire la sua nuvoletta scura. Ero masochista, ma non mi importava. Non mi importava più di niente mentre piangevo tutte le mie lacrime. Avrei voluto rivederli tutti un'ultima volta se il mio destino era quello di morire.

Sobbalzai e alzai la testa di scatto non appena sentii la serratura della porta su cui ero appoggiata scattare. Mi asciugai gli occhi e senza forze, tremante, raggiunsi l'angolo più lontano da quel punto e mi ci rannicchiai contro. Singhiozzai silenziosamente, mentre un uomo superava la soglia. Aveva i capelli castani e corti, e quando si voltò a guardarmi lo riconobbi.

Trattenni il respiro, deglutendo a vuoto. Era Liam. Il ragazzo che avevo conosciuto in libreria e che avevo rivisto quel giorno, quando ero insieme a Maya e Andrew nel negozio al centro commerciale.

La paura mi serró la gola e il cuore prese a battermi alla velocità della luce.

"Ciao, Kimberly." Mi disse, mettendo in mostra un sorriso glaciale che mi mise i brividi."Sono felice che ti sia svegliata."

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Eccomi qui con il nuovo capitolo!! Spero che vi sia piaciuto, anche se breve!!

Quanto odio per Liam? Chi aveva capito che si trattava di lui?💕

Al prossimo ci sarà un punto di vista di Andrew 😌❤️

Ho terminato poco fa di scrivere il 60 esimo capitolo e mi sono resa conto di non essere mai arrivata a scriverne tanti in una sola storia.. Comunque, ultimamente oltre ad una storia nuova sto pensando di scrivere uno spin-off ma su chi sarà una sorpresa 😏💕

Voi su chi lo vorreste?❤️❤️

Ricordo come al solito il mio profilo Instagram dedicato alle mie storie in cui pubblico anticipazioni, notizie ecc: savemeangell

Profilo personale: asiarebeccacasalboni

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