•Capitolo 48•

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Canzoni per il capitolo:
—"Unholy", Miley Cyrus.

*****

Senza che nessuno ci vedesse eravamo riuscite ad entrare. Laurel aveva aperto il cancello con grande successo. Tutto questo tra un'imprecazione e l'altra, ma questi erano soltanto dettagli. Io non avevo fatto altro che seguirla, allarmata e in preda al panico per tutto il tempo, fino a quando non avevamo raggiunto la porta d'ingresso dell'enorme struttura. Non c'era nessuna guardia fuori, il che era comprensibile visto che non si trattava della Zecca d'oro, ma di una semplice clinica psichiatrica. Chissà perché me l'ero immaginata diversamente. Anche se sospettavo che qualcuna ce ne fosse. C'erano telecamere ovunque, quindi eravamo fortunate ad averne assunto il controllo. Ma avevamo tempo limitato.

"Entriamo dalla porta di sicurezza sul retro." Mi sussurrò in tono perentorio, facendomi cenno di seguirla.

In tacito silenzio feci come mi diceva. Ci chinammo e, proseguendo a cuvino, passammo dal lato destro della struttura per raggiungere il punto che aveva detto lei. I battiti impazziti del mio cuore continuavano ad infrangersi contro la mia gabbia toracica a ritmo incalzante. Quando con un piede calpestai un ramoscello, che introdusse nell'aria un debole rumore, mi presi il labbro inferiore tra i denti mordendolo forte per non lasciarmi sfuggire nemmeno una vocale dalla bocca. Mi fermai bruscamente, allarmata. Il cuore mi implose nel petto, minacciando di schizzare via. Tra il buio, l'ansia che mi opprimeva e questo maledetto passamontagna ero sul punto di trasformarmi io in una pazza. Me lo tirai un po' su all'altezza del mento e inspirai bruscamente, infastidita. Lei, intanto mi fece un breve cenno con la mano come a rassicurarmi, dunque ripresi a seguirla.

Quando si fermò di fronte ad una porta di emergenza, appoggiai una spalla al muro e mi guardai alle spalle. Silenzio. Ansia. Ma almeno non c'era nessuno. Tirai un sospiro di sollievo.

"Giuro che la uccido." Disse sottovoce, facendomi corrugare la fronte per la curiosità.

Chi avrebbe voluto uccidere?

Tirò fuori dalla cintura con le tasche che portava in vita una torcia, almeno fino a quando il suo sguardo non cadde in quello della finestra lì accanto.

"Chi vorresti uccidere?" Le chiesi, sperando per una volta in una sua risposta."No, perché non mi va di finire anche in mezzo ad un omicidio."

Lei mi ignorò, invece tirò fuori il walkie-talkie e spinse un pulsante, prima di portarselo vicino alle labbra e chiedere a Finn di controllare l'ultima telecamera in basso a destra del computer. Si portò indietro alcune ciocche di capelli, attendendo una sua risposta.

Sbuffai. Se si capivano loro...

"Grande!" Bisbigliò, appena Finn le disse che la stanza dietro la grande finestra era vuota. Noi non avremmo mai potuto saperlo visto che l'interno era nascosto dalle serrande.

"A dopo!" Salutò Finn, prima di spegnere il walkie-talkie.

"Se suonasse saremmo nei guai belli grossi." Osservai ad alta voce, guadagnandomi l'occhiataccia di Laurel.

"Senti, devi prendermi sulle spalle."Constató ad un certo punto, le mani sui fianchi e la testa alta rivolta verso la maniglia che serrava i due lati dell'ampia finestra.

"Che scatole.." Borbottai piano, facendomi avanti. Tanto sapevo che era la soluzione migliore.

Seguendo i movimenti di Laurel, mi piazzai di fronte a lei e mi chinai per permetterle di salirmi sulle spalle. Lei lo fece, quindi la issai su di me, prima di alzarmi lentamente, le gambe leggermente divaricate, facendo attenzione a non farla cadere. La tenevo stretta sulle gambe rigide come tronchi. Ero instabile, barcollavo ma dovevo resistere.

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