•Capitolo 30•

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Andrew mi riaccompagnò a casa più tardi. Mi ero divertita, per quanto potessi divertirmi, date le circostanze di quella pessima giornata. Diciamo che ero stata molto bene. Ero davvero felice di avere preso la decisione di rimanere. Lo avevo ignorato per tutto il tempo, nonostante i suoi estenuanti tentativi di stuzzicarmi. Ma il suo commento poco carino, dopo quello che era successo tra di noi, mi aveva portata a chiudermi a riccio nei suoi confronti.

"Possiamo parlare?" Mi domandò ad un certo punto. Eravamo dentro la sua auto, appena fuori da casa mia.

Stavo per aprire lo sportello dell'auto, migliaia di pensieri che mi passavano per la testa, quando Andrew lo bloccò. Tirai la maniglia, invano. Sospirai, frustata e chiusi gli occhi."Strano che tu me lo chieda, visto che mi hai appena chiusa dentro." Mi sentivo stanchissima, stremata. Mi voltai a guardarlo."È stata una giornata, anzi sono state due giornate davvero toste e adesso ho soltanto voglia di andarmene a casa e non pensare più a niente."

I suoi lineamenti si addolcirono."Lo so." Disse in tono comprensivo. Allungò una mano e mi portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio."Per questo mi sento una merda per avere fatto quel ridicolo commento in camera mia. Volevo solo fare una battuta."

Glielo leggevo negli occhi che era pentito."È tutto ok." Ribattei, stringendomi nelle spalle."Domani mi sarà già passata." Sapevo che sarebbe stato così. In fondo era stato soltanto uno stupido commento ingenuo. Niente di più. I problemi erano altri. Proprio in quel momento, mi ricordai del disegno che aveva fatto Dakota. Sussultai debolmente, gli occhi sgranati. Charlie la sera prima indossava proprio una maglietta rossa. Le parole di Andrew in proposito della sorella e del fatto che sembrava parlasse con i fantasmi, mi fecero venire i brividi. Ma, pensandoci su, i fantasmi e vedere il futuro erano due cose ben diverse. Mi tornarono alla mente anche le strane occhiate che mi aveva lanciato di tanto in tanto e mi chiesi cosa diavolo stesse accadendo. Troppe coincidenze. Troppe domande senza risposta.

"Vorrei che chiarissimo." Dichiarò Drew, passandosi una mano tra i bei capelli neri."Sono preoccupato per te, Kimmy. Dopo quello che ti è successo.."

"Non voglio parlarne."Lo interruppi, scuotendo il capo con enfasi. Lo stavo pregando con lo sguardo."Voglio concentrarmi sul fatto che stiamo tutti bene."

«Più o meno» mi ritrovai a pensare.«Roy non sembrava stare poi così tanto bene.»

Rinchiusi anche quel pensiero in un angolo. Ce n'erano troppi che mi tormentavano senza darmi tregua.

"D'accordo." Sembrò finalmente arrendersi, prima di continuare a parlare."Quando ti ho salvata, non ero solo."

Mi accigliai."Che significa?" Mormorai confusa.

Andrew corrugò la fronte."C'era..Una ragazza. Piuttosto alta, mora e molto truccata." Descrisse, in attesa di una mia reazione."Ti conosceva, ma io non l'ho mai vista. Almeno credo. Non mi ha detto come si chiamava, speravo me lo dicessi tu visto che ti stava aspettando."

Oh mio Dio. Laurel! Doveva per forza trattarsi di lei.

"Cosa ti ha detto?" Chiesi con una certa urgenza, spostandomi sul sedile del passeggero. Volevo parlarle già da un po'. Ero più che certa che quella ragazza nascondesse un mucchio di cose. Ma soprattutto ero certa che avesse la risposta a molte delle mie domande.

"Dovrei preoccuparmi?" Sollevò un sopracciglio, senza rispondermi di proposito."Sembrava una specie di agente segreto. Di certo non mi è sembrata una normale diciottenne."

Era vero, ne aveva tutta l'aria."No." Dissi in tono deciso."Non devi, però vorrei sapere cosa ti ha detto."

Era strano che si fosse mostrata a Drew. Voleva sempre che ci incontrassimo in gran segreto. Che si fosse preoccupata per me?

The bad boy's loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora