•Capitolo 36•

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Il giorno successivo decisi di andare a scuola nonostante la mia indecisione, che ebbi fino a quando non misi i piedi fuori di casa ripetendomi che andare a scuola sarebbe stato meglio che rimanere a casa a deprimermi. Anche una volta lì dentro, chissà perché, non mi sentii meglio. I miei pensieri continuavano a vagare al giorno prima. Proprio come una bottiglietta gettata in mare che a causa delle onde non faceva altro che tornare a riva. Detestavo quello che aveva fatto papà e onestamente, sarebbe stato molto difficile che tornassi a guardarlo con gli stessi occhi di prima. Era il mio eroe e quando quest'ultimo crollava non sapevo se sarebbe mai potuto esserlo di nuovo. Avevo dormito pochissimo e sapevo più che bene di avere un aspetto a dir poco indecente, ma quel giorno non me ne importava un fico secco. Non mi ero nemmeno truccata per tentare di nasconderlo.

Appena varcai la soglia della porta della mia scuola notai Andrew appoggiato agli armadietti, il cellulare tra le mani e gli occhi bassi, impegnato a digitare qualcosa. Pochi secondi più tardi sentii il mio cellulare trillare nella tasca, segno che mi fosse arrivato un messaggio. Le mie labbra si piegarono automaticamente in un lieve sorriso.

"Cos'hai?" Quella fu la prima domanda che mi pose Andrew non appena mi vide.

Allontanandosi dagli armadietti mi prese il viso tra le mani e si abbassò, in modo che fossimo alla stessa altezza."Kimmy?" Insistette sempre più preoccupato man mano che passavano i secondi.

Papà aveva tradito la mamma. Mi salirono le lacrime agli occhi e il petto mi si chiuse in una dolorosa morsa."Come va?" Ribattei prendendo tempo, la voce roca. Volevo parlargliene e sfogarmi, ma allo stesso tempo non volevo farlo perché sapevo che sarei stata malissimo nel parlarne.

Aveva la fronte talmente aggrottata, che quasi le sue sopracciglia scure si toccavano."Dimmelo tu piuttosto." Inspirò a fondo."Cosa succede? Mi stai facendo preoccupare."

Non dissi niente, invece mi gettai tra le sue braccia e il magone che avevo si fece talmente pesante da non riuscire più a trattenere le lacrime. Andrew mi strinse a sé."Kimberly, cosa c'è che non va?"

Le lacrime mi rigavano il viso, mentre tenevo la testa contro il suo petto trattenendolo per il tessuto della sua maglietta bordeaux. Odiavo piangere, soprattutto di fronte alle persone, ma non riuscivo più a fermarmi ormai.

"Vieni, andiamo via di qui." Andrew mi sollevò da terra e mi prese in braccio come se fossi una bambina. Mi aggrappai completamente a lui, come se fosse la mia ancora di salvezza. E in effetti lo era. Incrociai le gambe intorno alla sua vita, affondando il viso nell'incavo del suo collo caldo e profumato. Me ne beai, grata di averlo con me. Incapace di trattenermi singhiozzai senza alcun freno, come se la consapevolezza di essere con Andrew mi facesse sentire libera di dare sfogo ad ogni mia emozione.

Durante tutto il tragitto piansi, le spalle che mi tremavano incessantemente, fino a quando Andrew non mi lasciò andare. Mi aveva portata nei bagni della scuola. Sospirando pesantemente, l'aria preoccupatissima, mi asciugò le lacrime con i pollici. Scossa ancora da singhiozzi incessanti, mi presi il labbro inferiore tra i denti."Scusa." Mormorai, fissando le due chiazze bagnate sulla sua maglietta. Mi stropicciai gli occhi umidi.

Andrew, confuso abbassò lo sguardo. Quando se ne accorse prese l'orlo della sua maglietta e l'allontanò dal suo petto. Si strinse nelle spalle."Si può sempre togliere, no?"

Mi sfuggì una risatina.

"Un secondo." Andrew spalancò la porta al nostro fianco spingendola indietro con un piede e strappò un pezzo di carta, che poi gentilmente mi passò.

Tirai su con il naso e lo ringraziai. Me lo passai prima sugli occhi, le ciglia umide e poi sulle guance.

"La mamma mi ha detto che papà l'ha tradita." Dissi tutto d'un fiato, impassibile.

The bad boy's loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora