•Capitolo 20•

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Due giorni dopo, in classe parlai con Finn a proposito del bigliettino. Ancora nessuna notizia.

"Alla fine verrai alla festa?" Mi domandò verso la fine dell'ora di spagnolo, fingendo di scrivere sul proprio quaderno.

Accidenti, fino a quel momento me ne ero completamente dimenticata."Sì, credo di sì." Mormorai soprappensiero."Tu ci sarai, vero?"

Spostò la propria attenzione su di me, sorridendo. Il sole che proveniva dalla finestra creava riflessi dorati sui suoi capelli rossi quanto il fuoco."Cos'è, temi di non avere qualcuno con cui nasconderti?" Stava scherzando, peccato che erano proprio quelle le mie intenzioni.

Forzai un sorriso."Eh, già." Mi portai una mano al collo, imbarazzata e distolsi lo sguardo per un momento. Alla lavagna, la professoressa stava spiegando un nuovo paese. Ovviamente in spagnolo. Che noia. Mi stavo chiedendo se le mie intenzioni fossero poi così terribili. Di solito c'era Savannah a farmi compagnia. Mi resi conto in quell'esatto istante di non averle ancora domandato se sarebbe andata alla festa. Una sensazione amara mi avvolse in una fune stretta. Ero spaventata. L'immagine di quella figura incappucciata ricomparve di fronte a me e rabbrividii. Poi, ricordai quel biglietto. Lasciai andare la matita, che mi accorsi stavo stringendo con esagerata forza tra le dita e mi appoggiai allo schienale della sedia. Lo sguardo perso nel vuoto.

Quando una mano mi toccò il braccio, sussultai. Mi voltai di scatto e rivolsi a Finn uno sguardo di paura.

Lui la mise subito giù, osservandomi preoccupato."Kimberly, cosa c'è che non va?"

"Niente." Mormorai, abbassando lo sguardo sulle mie mani."Sto solo..Diventando sempre più paranoica."

"Per qualsiasi cosa puoi rivolgerti a me."Mi rassicurò. Lasciò la sua mano sulla mia, rivolgendomi un sorriso di conforto."Quando ti senti in pericolo o sola, non esitare e telefonami d'accordo?"

Annuii, incerta. Non ero certa che sarebbe stata una buona idea. Meno persone mettevo in mezzo, meglio era.

"D'accordo?" Ripetè, abbassando la testa in modo che lo guardassi negli occhi. Cercò il mio sguardo."Non è sano tenersi tutto dentro."

"Se avrò bisogno di qualcosa te lo dirò." E lo ringraziai.

"Bene." Concluse in tono autoritario, tornando a voltarsi verso la lavagna. Allontanò la mano dalla mia.

Per quanto non fossimo andati d'accordo in passato, sentivo che di Finn potevo fidarmi."Finn?" Richiamai la sua attenzione."Grazie."

E prima che potesse dire qualsiasi cosa, mi sporsi e lo strinsi in un forte abbraccio che ricambiò quasi all'istante.

"Figurati." Era rigido come una corda di violino, mentre mi posava le mani sulla schiena.

Alla fine delle lezioni raggiunsi Andrew di fronte all'uscita della scuola. Quel giorno mi sentivo talmente di cattivo umore che avevo deciso di non truccarmi e indossare soltanto un paio di pantaloni della tuta e una felpa. Ci avevo riflettuto parecchio e avevo concluso che forse sarebbe stato meglio che io a quella festa non ci andassi. Onestamente avevo solo voglia di starmene a casa a deprimermi con una scatola di gelato e qualche serie tv. Non ero proprio dell'umore per andare a quella stupida festa che si sarebbe tenuta l'indomani sera.

Stringendomi nella mia giacca attraversai l'uscita e praticamente corsi da Andrew. Ultimamente voleva sempre accompagnarmi a casa. Lo trovai ad aspettarmi seduto su un marciapiede, mentre fumava una sigaretta. Indossava un paio di jeans volutamente rovinati e una giacca di pelle. Rimasi piacevolmente sorpresa nel notare che indossava qualcosa oltre alle sue magliette, le quali erano in grado di provocarmi freddo e brividi al solo guardarle.

The bad boy's loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora