•Capitolo 62•

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Quando riaprii gli occhi, mi ritrovai nella casa in cui Liam aveva trattenuto me e Eliot contro la nostra volontà. Riconobbi le pareti anonime del corridoio, prive di quadri o fotografie. Solo quel ricordo bastò a farmi venire i brividi. Quindi, immaginate la mia faccia non appena abbassai lo sguardo e realizzai che la ragazza distesa a terra di fronte a me ero io.

Terrorizzata, indietreggiai d'istinto portandomi una mano sulle labbra, gesto che inghiottì il mio grido.

Avevo una ferita al petto, proprio nel punto in cui c'era il cuore o comunque molto vicino a quella zona. Speravo soltanto molto vicino. Perdevo sangue. Perdevo una gran quantità di sangue, nonostante...Nonostante Andrew stesse cercando di fermare l'emorragia premendo le mani con forza in quel punto. Aveva il viso bellissimo distorto dal terrore e le guance bagnate. Andrew, il mio Andrew stava piangendo. Sembrava disperato. E aveva del sangue sulla guancia.

"Il mio sangue" realizzai con orrore.

Vederlo così mi spezzò il cuore, più di quanto non potesse già fisicamente esserlo. Jason si trovava accanto a me, piangeva e mi stringeva una mano. C'era persino Dakota. Stava premendo le mani sul mio petto, vicino a quelle di Andrew. Sembrava stesse facendo un massaggio cardiaco.

Cosa ci faceva lì?

Mi salirono le lacrime agli occhi. Lacrime che cominciarono a scendermi copiose lungo le guance nel momento stesso in cui realizzai che avrei potuto non rivederli più.

Ricordai il sogno tremendamente realistico che avevo vissuto, nel quale c'era Dakota e quello strano tizio vestito di nero.

Non avevo idea di come diavolo potesse essere possibile il fatto che mi vedessi, eppure chi meglio di me avrebbe potuto riconoscere Kimberly Parker, ovvero me stessa?

Mi veniva quasi da ridere, se non fosse stato per il fatto che stavo per morire e che quando cercai di chiamare Andrew, Jase o Dakota a gran voce, nessuno dei tre riuscì a sentirmi.

Nessuno sembrò accorgersi del mio grido.

Il mio petto sembrò sollevarsi di colpo e riprendere a respirare. Dakota lasciò la presa di scatto, sollevata.

Mi avvicinai, chinandomi sulla me distesa a terra.

"Ti scongiuro, svegliati." Mormorai in lacrime.

"Kimberly?" Mormorò Andrew, sotto shock, senza smettere di mantenere le mani premute sul punto nel quale mi avevano colpita.

Sembrava non potere credere ai propri occhi.

E neanch'io. Doveva essere positivo per forza, giusto?

"Non riuscirà a resistere a lungo." Mormorò Dakota, in preda al panico e vidi Andrew rivolgerle uno sguardo di profonda gratitudine.

Dire che Drew fosse scosso, sarebbe stato un eufemismo.

"Come hai fatto?" Jase pronunció quelle parole a fatica, sconcertato. Una punta di sollievo era intrisa nella sua voce.

Dakota prese un profondo respiro, allontanando la propria mano dal mio petto per accarezzarle i capelli dolcemente, come se fossi una bambina. "Credo che Kimberly abbia un ottimo angelo custode." Mormorò pensierosa e piegò le labbra in un debole sorriso. Poi, alzò lo sguardo di poco. I suoi occhi azzurri puntarono nella mia direzione.

Mi fece l'occhiolino, come se... Come se potesse vedermi?

"Riesci a vedermi?" Le domandai speranzosa, la voce tremante.

The bad boy's loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora