•Capitolo 59•

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Andrew.

"Da quello che mi avete detto di lui sappiamo che il soggetto perde facilmente il controllo, quindi è instabile e tendente alla violenza." Stava dicendo Laurel, girando intorno al tavolo del salotto nel quale eravamo seduti tutti.

Ci trovavamo in questa fottuta casa da ben tre giorni e di Kimberly ed Eliot ancora nessuna traccia. Eravamo tutti seduti intorno al tavolo, intenti a cercare di scoprire dove diavolo potessero essere, ma senza alcun risultato. Avevo dato di matto diverse volte e se mi ero trattenuto dal picchiare qualcuno o commettere qualche cazzata era soltanto per Dakota. Non volevo vedesse il mio lato peggiore, soprattutto non adesso che era tornata. Le avevo chiesto come si sentisse, psicologicamente parlando, ma lei non aveva alcuna intenzione di parlare di quello che aveva dovuto sopportare negli ultimi mesi. Non era più una chiacchierona come un tempo, ma taciturna e pensierosa. Sembrava quasi...Tormentata. Al solo pensiero di quello che aveva dovuto passare, mi si spezzò il cuore in petto.

Mi misi ad osservarla. Era seduta al mio fianco. Non mi ero scollato da lei neanche per un istante negli ultimi giorni e avevo preteso di dormire nella sua stessa stanza. E quando si era messa a gridare, durante la notte, l'avevo stretta a me come facevo quando era bambina. Adesso si stava mordicchiando insistentemente il labbro inferiore, lo sguardo perso nel vuoto e la fronte aggrottata. A dire il vero, non ero l'unico che la stava fissando. Anche Savannah, Finn e Sarah avevano gli occhi carichi di curiosità e ammirazione su di lei, come se fosse un alieno. Fulminai il rosso con lo sguardo, quindi arrossendo tornò ad occuparsi delle ricerche al computer insieme a Sarah -che era arrossita come Finn quando mi ero accorto che la stavano fissando- e Jase.

Avevano pensato di cercare un appartamento o qualcosa del genere precedentemente in affitto e successivamente preso da qualcuno dalla data nella quale era stato rilasciato William e che non si trovasse troppo lontano da qui e che fosse in una zona isolata. Era una possibilità. Fragile come vetro, ma era pur sempre qualcosa.

All'improvviso batté le palpebre, piombando nuovamente nel presente."Non riesco a vedere niente." Disse, la voce sconvolta."Non capisco.." Mormorò scrollando il capo, prima di voltarsi a guardarmi.

"Che c'è?" Mi stava fissando con aria tesa, ma senza dire niente.

"So che non credi nei fantasmi, ma arriverà il momento in cui ti ricrederai." Mi assicurò, l'espressione imperscrutabile. Poi passò in rassegna con sguardo solenne tutti coloro che erano qui dentro e trascinò la sedia indietro per alzarsi. "Vi ricrederete tutti. Date tempo al tempo."

Si levò il silenzio più totale. Per qualche ragione mi vennero i brividi a causa delle sue parole e dell'intensità intrisa nei suoi occhi.

"Ma io ti credo!" Fu Savannah ad interrompere il silenzio, seduta accanto a Dakota. Le strinse la mano, portando quest'ultima a voltarsi."Nessuno di noi qui dentro può anche solo immaginare quello che tu abbia passato, ma sappi che non sei più sola adesso."

Mi irrigidii. Rendermene conto faceva schifo. Non osavo nemmeno immaginarlo. Dakota era decisamente la persona più forte che conoscessi.

Mia sorella le scambiò un'occhiata, piegando le labbra in un debole sorriso."Io non lo sono mai stata." Ribatté, poi guardò Jase."Dovresti dirglielo, tenersi tutto dentro non fa bene, Jase." Infine, rivolse una strana occhiata a Roy, quasi di risentimento.

Lui deglutì, distogliendo lo sguardo.

Anche Jase parve colpito dalle sue parole. Le sue mani, che prima digitavano a rapidità impressionante sulla tastiera del computer, aiutato da Finn e Sarah, si bloccarono di colpo.

"Come sai..." Sbiancò come un lenzuolo, la schiena rigida come un tronco contro la sedia e io mi chiesi a cosa diavolo si riferisse.

Savannah gli rifilò un'occhiata colma di curiosità, mentre lui seguiva con lo sguardo scioccato mia sorella uscire dalla porta, sicuramente diretta in camera sua.

The bad boy's loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora