12. Ma che te sei fumato?

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Attesi l'arrivo di Iacopo sorseggiando un tè all'arancia ben zuccherato e riascoltando un paio di canzoni da From the Inside, uno dei miei album preferiti dello zio Alice. Mentre le note familiari di Millie and Billie si diffondevano dallo stereo — raccontando con tenerezza la storia di una coppia di pazzi criminali innamorati, che uccidono e fanno a pezzi il marito di lei, così da poter stare insieme per sempre — feci vagare lo sguardo intorno a me, pensando a quanto amavo gli spazi sicuri della mia camera, quanto avrei desiderato certe volte chiudermi dentro con la mia musica, i libri e i film da guardare sullo schermo del computer e lasciar perdere la fatica di avere a che fare con il rumore e la stupidità del mondo.

Alice Cooper con il suo pitone mi guardava dalla parete, mentre dal muro opposto occhieggiavano i poster di Highway to Hell e David Coverdale, Spider-Man e Schwarzenegger nei panni di Conan, in un'insolita alleanza. L'action figure della Regina degli Xenomorfi faceva la guardia ai libri di scuola, mentre Stephen King, Martin, i manuali di D&D, gli Harry Potter, i saggi sul cinema horror di Luigi Cozzi e le biografie musicali delle Edizioni Tsunami dominavano gli scaffali che frequentavo più spesso e con più piacere—disseminati in un piacevole disordine nel quale riuscivo sempre a trovare quello che volevo. Il mio prezioso stereo, i cd (quattordici di Alice Cooper, poi veniva il resto), la scrivania ingombra di carte e roba inutile, l'armadio con le ante coperte di scritte e il comodino con l'abat-jour per le letture notturne, da condurre distesi nel letto, completavano l'insieme.

C'era a malapena lo spazio per girarsi, ma in nessun altro posto al mondo mi sentivo così tranquillo e protetto.

Presi un piccolo sorso di tè e assaporai il sapore dolce sulla lingua. Lo zio Alice stava intonando il verso che diceva "God made love crazy so we wouldn't feel so alone". Quanta verità in così poche parole! Riportai alla mente l'immagine di Viola che ascoltava l'iPod con gli occhi socchiusi e il calore di quel ricordo si confuse con quello della bevanda che fumava placida nella mia tazza.

Fedele alla parola data, dodici minuti dopo il suo ultimo messaggio Iacopo era nella mia camera-tana — come al solito gettando sguardi costernati alle pile di libri e cd poggiate dappertutto — e stava ricevendo da me tutti gli aggiornamenti.

"Che cosa? Liliana ti ha invitato alla sua festa di compleanno?" esclamò, mentre gli raccontavo quello che era successo dopo che ero stato raccolto, dolorante, dal campo di gioco. "Non è possibile! Solo gli splendidi sono autorizzati a entrare in casa di Liliana!"

"È la stessa cosa che ho pensato io," concordai.

Iacopo cominciò a camminare su e giù per la stanza, fermandosi ogni tanto per prendere un libro e rimetterlo sullo scaffale, oppure disporre qualche cd in ordine alfabetico. Lo lasciai fare: ero abituato a questi suoi tic e, comunque, tutto sarebbe tornato a incasinarsi in men che non si dica. Iacopo metteva sempre in ordine, quando qualcosa lo impensieriva.

"È una trappola," dichiarò infine, fermandosi davanti a me e guardandomi negli occhi. "Liliana è amica dei Tre Stronzi, sicuramente staranno tramando qualcosa per farti fare una figura di merda, o peggio. Non andare a quella festa! Ma tanto non stavi pensando di andarci, vero?"

"Beh, a dire il vero volevo chiederti se ci andavamo insieme," dissi. "Liliana ha detto che potevo invitare qualcuno e..."

"Ma che te sei fumato?" sbraitò Iacopo. "Mi spieghi che c'entriamo noi alla festa di Liliana Vennarucci, insieme a Rinaldi e a tutti i mejo splendidi della scuola?"

"Eddai Iacopo, mica siamo due appestati!" protestai. "Penso che possiamo sopravvivere a una festa con un po' di gente fighetta, no? Magari possiamo perfino divertirci!"

"Sì, a farci prendere per il culo tutta la sera," sbuffò Iacopo. "Ti ci diverti te, forse. Te lo dico, è una trappola. Santarelli vuole vendicarsi, cazzo gli hai tirato un pallone da basket in faccia!"

"O magari ti stai facendo un sacco di pippe mentali, e Liliana m'ha invitato così, perché le andava. Voglio dire, non è che ci parliamo tanto spesso, ma è sempre stata abbastanza tranquilla con me, perfino simpatica..."

"Liliana è simpatica con tutti," mi interruppe Iacopo, la voce che grondava disprezzo. Il suo atteggiamento cominciava a darmi sui nervi. "Perché deve far credere a tutti di avere una possibilità di rimorchiarsela, per poi dare il palo a chiunque non sia un ventenne palestrato con moto, tipo il ragazzo di..." e qui si bloccò, come colto da un'illuminazione.

"Ci va anche Viola, vero? Ecco perché vuoi andarci," disse poi.

"Io? Non... no!" farfugliai, colto di sorpresa. "Viola non c'entra niente! Probabilmente non ci sarà nemmeno, figurati."

Stavo mentendo: dopo quello che aveva detto Liliana a proposito della presenza di ragazze del primo F, speravo molto di incontrare Viola alla festa, anche se, immaginavo, sarebbe stata accompagnata dal suo ragazzo. Ero consapevole che si trattava di un atteggiamento patetico e anche masochista, ma non potevo farci niente.

Iacopo sospirò e scosse la testa. "Sei proprio sicuro, Leo?" chiese. Riconobbi nella sua voce una nota di sincera preoccupazione. "Perché non possiamo farci una bella serata tra noi sabato sera? Chiamiamo pure Davide e Aureliano, o Marco. Ok, Marco ci darà sicuramente buca per giocare a Battlefield 4. Chiamiamo Elio allora, o chi te pare. Non ci guadagni nulla a frequentare quelli come Liliana e Rinaldi. E continuo a pensare che c'è qualcosa sotto."

Rapido come era arrivato, il nervoso se ne andò.

"Ma no, stai tranquillo!" esclamai, dando a Iacopo una virile pacca sul braccio. "Vado lì, sto un paio d'ore e torno, giusto per vedere che aria tira. È per fare una cosa diversa. Poi con gli altri ci becchiamo domenica pomeriggio, partitone a D&D, come al solito. Insomma, non stai a veni'?"

"No, guarda, mi sa proprio di no," disse. Era ancora pensieroso. "Sta' in campana. Ricordati che se Carrie non c'andava a quel cazzo di ballo scolastico, campava cent'anni."

"Tornerò vivo, e se possibile non coperto di sangue di maiale," risi. "Magari mi rimorchio pure qualche pischella, così mi scordo di Viola e del suo aitante boyfriend!"

A dire la verità, non mi sentivo disinvolto come volevo mostrarmi agli occhi del mio amico. Anche escludendo la possibilità che dietro l'invito di Liliana potesse nascondersi qualcosa di losco, dovevo riconoscere l'obiettiva realtà che di eventi sociali fra coetanei me ne intendevo poco. Certo, alle feste di compleanno di Iacopo, Davide, Aureliano o degli altri miei amici non mancavo mai, ma quelli erano appuntamenti che mettevano insieme al massimo una dozzina di persone, tutte con interessi simili: si cominciava mettendo su del rock duro (per quanto Elio—vero nome Gaetano Biancaniello—ci rompesse le palle all'infinito con il suo jazz fusion dodecafonico e con Elio e le Storie Tese, tanto che l'avevamo ribattezzato adeguatamente) e ci si raccontava le ultime partite a Dungeons & Dragons e ad altri giochi di ruolo, divorando nel frattempo patatine e popcorn; quasi sempre, si arrivava a discutere su quale fosse la miglior trilogia cinematografica di tutti i tempi, o l'horror che faceva più paura, o sul perché uscissero così tanti seguiti e remake di merda invece di qualche bel film originale una volta tanto. Probabile che la serata si concludesse in vari stati di alcolismo, a fare gare di rutti con l'ausilio della Coca Cola e giocare alla Playstation con tutti intorno che facevano il tifo.

Ero certo che una festa degli splendidi sarebbe stata diversa in modo sostanziale, ma non avrei saputo esattamente dire come. Ne sapevo abbastanza di vita sociale teen per rendermi conto che sarebbe stata una cattiva idea attaccare bottone con qualcuno degli invitati raccontandogli di come, la domenica precedente, il mio barbaro di 14° livello di nome Mammuth il Vendicatore avesse abbattuto un Drago d'Onice con un doppio critico della sua ascia bipenne infuocata +4; ma allora, di cosa parlare? Sport, forse? Ero abbastanza preparato sulla Roma — anche un nerd ha bisogno di una squadra del cuore, suvvia — ma se il discorso calcistico si fosse fatto più tecnico, o se ci si fosse spostati su altre discipline sportive, sarei finito ad orientarmi in un banco di nebbia. Donne e motori? Difficile valutare su quale dei due fossi più ignorante. Locali, vita notturna e movida? Non ero mai entrato in una discoteca e la mia idea di una serata divertente era andare da Iacopo e guardare L'armata delle tenebre per la centesima volta, lattine di birra alla mano e mezzo chilo di Pringles davanti. Musica? Avevo il fondato sospetto che Alice Cooper, Whitesnake e AC/DC non fossero popolari nelle cerchie di Liliana. Vestiti?

E con questo, la mia mente fu attraversata da un pensiero che, nei miei quasi diciassette anni di vita, non mi aveva mai nemmeno sfiorato.

Oh no, non ho niente da mettermi per la festa!

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