39. Sturati le orecchie, brutto stronzo

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"Ahò, beeella Leo!" esclamò il bellimbusto, affettando il tono entusiasta e confidenziale di chi riascolta la voce di un amico dopo tanto tempo. "Finalmente se sentimo di nuovo!"

Restai muto e freddo ad assorbire lo shock dell'ascoltare quella voce beffarda, dopo che mi ero aspettato quella di Iacopo. La mia saliva era diventata polvere.

"Oh ma stai ancora lì?" fece Diego. "O sei svenuto?"

"Che cazzo ce fai col telefono dell'amico mio, Ricci?" scattai, con la rabbia e la fifa che si mordevano la coda a vicenda. Dovetti fare uno sforzo per controllare il tremito alle mani. Ringraziai che il bellimbusto non potesse vedermi.

"E non t'agita', guarda che me l'ha prestato lui," rispose, e potei praticamente vedere il suo ghigno derisorio. "Sta qui l'amico tuo, glielo puoi chiede a lui, se non me credi..."

Il cuore mi batteva così forte da farmi girare la testa. Mille domande si affollavano nella mia mente, come una folla in preda al panico che tenta di fuggire da un edificio in fiamme. Ricci era andato a cercare Iacopo? Dove? Sotto casa sua, o altrove? Lo aveva fatto perché pensava sarei stato con lui? Come sapeva dove trovarlo? Cosa gli aveva fatto? Chi altro c'era con loro?

Deglutii e decisi, invece, di porre una sola domanda. "Che cosa vuoi?"

"Se scappi come un coniglio e un cacasotto," replicò Ricci, ignorando le mie parole, "poi rischi che ce vanno in mezzo gli amici tuoi. Te devi prende le tue responsabilità, Leo," aggiunse, in quell'assurdo tono premuroso che già gli avevo sentito tirar fuori una volta: il tono del filosofo di strada che vuole insegnare una lezione difficile, ma necessaria, a un allievo duro di comprendonio.

La mia rabbia esplose. "Che hai fatto a Iacopo?" urlai nel telefono. "Che gli hai fatto, pezzo di merda?"

"Gli ho fatto 'na carezza, gli ho fatto. Fidati, che gli è andata bene."

Sentii delle risatacce risuonare in sottofondo: il mio avversario doveva essersi fatto accompagnare da un paio di scagnozzi, giusto per essere sicuro che Iacopo non offrisse resistenza. Vigliacchi.

Il mio cervello brancolava in dieci direzioni diverse. Forse il bellimbusto aveva seguito Iacopo quel giorno che ero riuscito a scappare in metropolitana: tornando indietro, poteva averlo visto uscire dal bar. Oppure poteva essere successo nei giorni successivi: il mio amico non si aspettava certo di doversi guardare alle spalle, a differenza di me. Ripensai alle parole di Ballatore, quella sera al Mago di Oz: Ricci aveva tirato fuori il coltello per minacciare Iacopo?

"Tu mi devi dire che cazzo vuoi da me," esclamai. "Dimmelo!"

"A cojone, te l'ho già detto quella volta sotto scuola tua," rise l'altro, la maschera di giovialità fasulla che cadeva per lasciar posto allo scherno. "Vieni a Piazza Cavour da solo, così chiudiamo questa faccenda, se c'hai le palle. Te la faccio paga' per esserti messo in mezzo con la ragazza mia..."

"E va bene!" gridai, tirando un calcio di rabbia impotente alla ringhiera del balcone. "E va bene, ci vengo, bellimbusto dimmerda! Aspettami, che ci vengo! Che te credi, che ho paura? Ma lascia stare Iacopo, hai capito? Lo devi lasciare in pace, a lui!"

"Ma sì, che mo' lo faccio anda' a casetta sua, quest'altro sfigato," replicò Ricci, sprezzante. "Se vedemo a mezzanotte, a Piazza Cavour. Vedi d'esse puntuale!"

E con quello, chiuse la comunicazione.

Rimasi lì, fermo come una statua di sale, a guardare il cellulare silenzioso. Mi sarei messo a ridere, se non fossi stato così disperato e terrorizzato. Quella non poteva essere la realtà. Mi sembrava di essere in un film trash. Morirai a mezzanotte sarebbe stato un titolo perfetto.

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