36. La mia ultima possibilità

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Iacopo aveva un'aria talmente felice, quella sera, che quando aveva varcato la soglia del Newcastle pub mi era sembrato per un attimo una persona diversa. Aveva i capelli in ordine invece che flosci davanti alla faccia (aiutava, in questo, il fatto che stesse finalmente superando la fase intermedia fra capelli corti e lunghi e si stesse avviando a possedere una vera criniera metal), camminava a schiena dritta e non, come faceva di solito, guardando il pavimento, la sua maglietta nuova degli Slayer e i suoi pantaloni neri erano stirati, e soprattutto sorrideva. Non ci voleva un genio a capire che il cambiamento doveva avere qualcosa a che fare con la ragazza - ugualmente nerovestita, t-shirt dei Bathory con caprone satanico e anfibi corazzati - che era entrata nel pub a fianco a lui, ridendo per qualcosa che si erano detti fuori dalla porta.

Era sorprendente quanto Iacopo e Francesca fossero in sintonia, e in quanto poco tempo si fossero accordati l'uno sulla frequenza dell'altra: era passata una sola settimana dalla serata di Carrie (quella del Mago di Oz, per me, purtroppo) e già il gruppo faceva scommesse su quando si sarebbero messi insieme.

Come al solito, il resto del mondo viveva le sue vicende sentimentali con maggiore fortuna e in maniera più sana di me, ma, al di là di questo dettaglio egoistico, ero sinceramente contento per il mio migliore amico.

Solo una lieve ombra di imbarazzo era passata nei nostri sguardi mentre ci salutavamo. Iacopo aveva mantenuto il segreto sulla mia bugia e la mia speranza era che tutta quella faccenda finisse al più presto nel dimenticatoio.

Del resto, anche per me - lo sentivo - le cose stavano per cambiare: dopo aver trascorso un'oretta al Newcastle, giusto il tempo di una birra e due chiacchiere, avevo in programma di salutare tutti e andare alla festa di compleanno alla quale Liliana era stata così gentile da farmi imbucare. Lì avrei trovato Viola e stavolta - così avevo deciso - le avrei chiesto di uscire con me: se fosse andata bene, magnifico; se fosse andata male, invece, avrei accettato la sconfitta e ci avrei messo una pietra sopra una volta per tutte.

Mentre rimuginavo sul mio destino amoroso, Lara, seduta accanto a me con la sua pinta di birra, stava sottoponendo al resto della band le sue proposte sulle canzoni che avremmo portato al concerto ormai imminente.

"Allora, io mi sono scritta questa scaletta," disse, allungando un foglio stropicciato in mezzo al tavolo; Elio spostò la sua tazza di tè per farle spazio. "Apriamo con Paranoid, poi Last Caress, Blitzkrieg Bop e Beat On the Brat una dietro l'altra, Allunga er brodo, Have Love Will Travel," e qui mi gettò un sorriso e un'occhiata d'intesa, "I'm the One e God Save the Queen. Ci stiamo sicuramente in meno di mezz'ora."

Allunga er brodo altro non era che un vivace assolo di pianoforte d'ispirazione ragtime, che Elio si era preparato allo scopo - appunto - di allungare il brodo e assicurarsi che la nostra performance non fosse troppo breve. I'm the One era un brano di Danzig che Lara avrebbe suonato da sola con la sua chitarra, accompagnata da un semplice ritmo di batteria: il suo pezzo forte, ci aveva detto prima di proporcela, e che inoltre avrebbe risparmiato a me, Iacopo, Elio e Aureliano la fatica di imparare un'altra canzone.

Non era stato facile arrivare a quella setlist: avevamo discusso all'infinito sui pezzi da suonare e sulla direzione musicale da prendere, prediligendo alla fine il punk rock per l'impatto e l'orecchiabilità delle canzoni, caratteristiche che si univano al non indifferente pregio della semplicità di apprendimento. Aureliano non aveva digerito appieno quella scelta e non aveva proposto nessuna canzone.

"Rega', io non me sento punk o rock o cose del genere," si era giustificato, pizzicando imbarazzato le corde del basso. "Lo sapete che, per me, una canzone deve farti venire voglia minimo di ammazzare i draghi o difendere il Fosso di Helm all'ultimo sangue. Voi proponete quello che volete, e io me lo imparo. Però vi imploro: per il concerto di fine anno suoniamo Blood of My Enemies, o un altro pezzo dei Manowar. Fateme 'sta cortesia."

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