35. Come una zanzara spruzzata col Baygon

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Iacopo stava ascoltando la musica con gli auricolari, battendo il piede e facendo oscillare piano la testa, e non mi sentì arrivare fin quando non gli sedetti accanto, con le mani sulle ginocchia e la faccia rivolta al sole primaverile.

"Bella zi'," salutai, accompagnando le mie parole con una fraterna pacca sulla spalla.

"Ahò, bella," rispose lui, sfilando le cuffiette. Quel giorno aveva finito scuola un'ora prima di me e gli avevo chiesto di aspettarmi giù in cortile, se non gli dispiaceva. Iacopo aveva accettato volentieri.

"Che te stai a ascolta'?"

Iacopo sorrise con una punta di imbarazzo. "Un paio di gruppi che m'ha consigliato Francesca." Mi porse gli auricolari. "Vuoi senti'?"

Accettai l'offerta. "Perché no." Le mie orecchie vennero subito assalite da un muro di distorsioni fangose e da uno spietato bombardamento percussivo, il tutto accompagnato da una voce a malapena riconoscibile come umana.

Iacopo mi guardò divertito per un minuto, fin quando non mi tolsi gli auricolari.

"Che te ne pare?"

"A essere sincero," replicai, fermandomi un attimo per trovare la giusta similitudine, "sembra il suono di un tirannosauro che caga al rallentatore. Mentre nella sala prove accanto il batterista suona una canzone diversa."

Iacopo rise forte, battendosi una mano sulla coscia. "Bella descrizione," approvò. "Sono i Portal, comunque." Sembrava meravigliosamente di buon umore.

"E ti piacciono?"

"Non lo so ancora, però sono... interessanti," affermò. "Francesca sta fuori, ascolta dei gruppi ignorantissimi. Aveva ragione Lara, da lei non te l'aspetteresti..."

"Non sapevo vi foste sentiti di nuovo, dopo sabato," dissi, avvertendo un riaffiorare di irritazione al pensiero della bella serata che mi ero perso per colpa delle informazioni sbagliate di Liliana (e della mia avventatezza nel fidarmi di lei).

"Su Whatsapp," spiegò Iacopo, senza dilungarsi. "Ci siamo mandati messaggi per un'oretta, ieri. Abbiamo parlato di musica, più che altro. M'ha fatto fa' un sacco de risate, è simpaticissima."

Nel parlare di Francesca, il mio migliore amico aveva assunto un'espressione dolce e svagata che non mi ricordavo di aver mai visto comparire sulla sua faccia. Sta' a vedere, pensai, che pure Iacopo riesce a rimorchiarsi una ragazza e solo io rimango al palo.

Avevo appena formulato questo pensiero, che mi sarei preso a schiaffi per averlo partorito dalle mie sinapsi. Ma perché dovevo diventare così stronzo? Non potevo essere semplicemente contento per Iacopo se si trovava una ragazza? Alla fine, perfino lui aveva smesso di avere reazioni strane quando nominavo Viola.

Cercai di soffocare quel piccolo focolaio di risentimento. "Sono contento, zi'," dissi, un po' ingessato ma, sperai, in maniera abbastanza sincera. "Francesca viene a vederci alle prove, sabato prossimo?"

"Penso di sì," rispose Iacopo, e dal suo tono capii che lo sperava di cuore.

Liliana apparve all'improvviso accanto a noi. "Ciao Leo, come va?" esclamò. "Ciao, Iacopo."

Lui agitò la mano, colto alla sprovvista: dovevano essere trascorsi un paio d'anni dall'ultima volta che Liliana gli aveva rivolto la parola.

"Ciao Liliana," salutai, nervoso. Mi resi conto che se la mia compagna di classe avesse detto qualcosa a proposito della serata al Mago di Oz, Iacopo avrebbe scoperto che avevo mentito a lui e al resto del gruppo.

"Volevo solo dirti una cosa. A proposito di sabato scorso," iniziò Liliana, proprio come temevo. Sentii lo stomaco che si sganciava dal suo alloggio e precipitava in un pozzo profondissimo.

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