41. Il giuramento dell'Alleanza

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Circondato dalle mura bianche e luminescenti dell'ospedale — il sole, fuori, splendeva come una radiosa premonizione estiva — vestito con un camicione e adagiato su lenzuola candide, Aureliano sembrava ancora più pallido di quello che era, ma i suoi occhi erano vivaci e si riempirono di allegria quando ci sentì arrivare e si voltò verso di noi. Aveva un largo cerotto sul naso e lividi ovunque.

"Bella rega'," salutò, per poi fissare una ad una le nostre facce tese. "Mortacci vostra, e fatemelo un sorriso! Pare che devo mori'. Guardate che domani me dimettono, eh."

Io, Davide, Iacopo ed Elio avevamo fatto il nostro ingresso nella corsia d'ospedale esitanti e silenziosi, con il timore di disturbare. La battuta di Aureliano sciolse il disagio che avevamo addosso. "Allora, cosa dice il primario fantasma?" chiese Elio, sogghignando. "Ti deve una pinza? Ce l'hai nella panza?"

"Non me fa ride che me se aprono i punti, Elio," gli intimò Aureliano, divertito. "Comunque davvero, sto bene. Mi tengono fino a domani solo per sicurezza. C'ho avuto fortuna, pare che la seconda coltellata è andata a due centimetri dall'arteria femorale, e insomma, se la prendeva..." qui il mio amico si fermò e deglutì, con lo sguardo che si perdeva per qualche momento, forse contemplando una visione del loculo al Verano che aveva evitato per così poco di occupare.

"Voi, piuttosto?" ricominciò, chiaramente impaziente di cambiare argomento. "Com'è andata dopo che m'hanno portato via?"

"È arrivata la polizia," disse Iacopo, che portava ancora un labbro gonfio e due ecchimosi in faccia a ricordo della serata precedente, "e hanno cominciato a fermare tutti quelli che riuscivano a prendere. Cioè solo noi: Diego Ricci e i suoi hanno fatto il vento."

"Impavidi, davvero," commentò sarcastico Davide, che dal canto suo aveva la testa bendata e un orecchio incerottato.

"E voi che gli avete detto?" domandò Aureliano.

"La verità," risposi. "Scusa, ma non c'avevo la forza di mettermi a raccontare cazzate alla polizia. Credo che si siano impietositi, vedendo le botte che c'avevamo preso. Quanto meno, sembrava che avessero fretta di farci smammare il più presto possibile."

"Pare che ci fossero delle telecamere a circuito chiuso che guardavano la piazza: forse così riusciranno a sgamare chi ti ha accoltellato," affermò Davide.

"Io, nel dubbio, gli ho raccontato tutto su Diego Ricci, a partire dall'agguato che ha fatto a Iacopo ieri sera," ripresi la parola io. "M'hanno trattenuto al commissariato fino alle due, poi ho chiamato i miei..."

"Che ovviamente saranno stati felicissimi di doverti recuperare dopo la tua terza rissa!" rise Aureliano, per poi fare una smorfia e portarsi la mano al ventre, dove i punti gli avevano causato una fitta di dolore.

"La prima, aggiungerei, che ha visto coinvolte anche le forze dell'ordine," intervenne Elio, ammirato.

"Lascia stare, guarda..." sospirai, "ormai pensano che frequento più giri criminali di Pablo Escobar. Becca ci stava aspettando in piedi, a casa, alle due e mezza di notte: voleva che le raccontassi tutto subito. I miei l'hanno dovuta cacciare a letto. Secondo me vuole trarre da queste vicende un'intera serie di video su Youtube, tipo Aiuto! Mio fratello è coinvolto in una guerra fra bande criminali."

Iacopo mi cinse le spalle con un braccio. "Dovrebbe essere più tipo Mio fratello ha visto troppi film della Marvel e ha pensato di andare a combattere da solo il mostro finale."

"Rega', io non saprò mai come ringraziarvi," affermai, guardando prima Iacopo e poi tutti gli altri, in uno slancio di affetto che mi fece spuntare le lacrime agli occhi. "Potevate prenderci le botte come e peggio di me — ce le avete prese, infatti — e siete venuti lo stesso. Pure se con voi sono stato uno stronzo, negli ultimi tempi."

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