23. Ti sei calato troppo nella parte, Michael

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Credevo che la festa di Liliana mi avesse preparato a mettere piede in un posto affollatissimo e con musica di merda sparata a tutto volume, ma mi sbagliavo. Il Setup era la festa di Liliana moltiplicata per cento. Non c'era lo spazio per lasciar cadere a terra uno spillo e la tunz-tunz era così alta che facevo fatica a sentire i miei stessi pensieri, figuriamoci parlare. L'unica illuminazione proveniva da luci stroboscopiche che lampeggiavano velocissime, fanali colorati e raggi laser che trafiggevano il buio, rischiando di accecarmi quando puntavano troppo vicino ai miei occhi. Mi agganciai al braccio di Davide e cercammo, insieme, di fendere la calca di tarantolati che ballavano.

Mi chiesi come fosse possibile che della gente si recasse in discoteca volentieri, e tutti i fine settimana, per giunta.

Forse la sala di musica alternativa sarà un po' meglio, pensai, per motivarmi ad andare avanti mentre le mie costole venivano percosse da una serie di gomitate. Viola deve essere lì per forza. Le sue condivisioni musicali su Facebook parlano chiaro.

Nel frattempo, Davide faceva scattare la testa in tutte le direzioni, cercando di osservare ogni singola ragazza che gli capitasse a portata di sguardo; immaginai che stesse desiderando di possedere almeno un paio d'occhi addizionali.

Dovemmo attraversare tutto il Setup per giungere alla sala alternativa, ma in effetti era meno affollata e meglio illuminata. Tirai un sospiro di sollievo nel venire accolto da Year Zero dei Ghost, con i suoi cori satanici e il suo ritmo danzereccio di rullante e charleston: un notevole passo avanti rispetto al rumore martellante che mi ero appena lasciato alle spalle. Sperai che il DJ si ricordasse, prima o poi, di metter su un bel pezzo di Alice Cooper.

Feci scorrere gli occhi sulla calca di persone che riempivano la pista da ballo e per la prima volta fui colto da un pensiero sconfortante: se Viola fosse stata, come me, travestita in modo da rendersi irriconoscibile? Avrei potuto passare tutta la serata accanto a lei senza vederla. Mi trovai a chiedermi se non sarebbe stato meglio andar via insieme a Iacopo e far pace davanti a una birra al Newcastle.

Davide guardò il cellulare, poi si girò verso di me e mi urlò nell'orecchio a pieni polmoni. "Dice Aureliano che ci aspettano seduti a un tavolino! Uno di quelli vicino al bar!"

Annuii e cominciai a marciare verso i tavoli, seguito dal mio amico. Con tutte le persone che si erano strusciate contro Davide, i rotoloni Regina che gli avvolgevano le gambe si erano allentati e adesso gli pendevano dietro come uno strascico di carta.

Aureliano sventolò la mano quando ci vide arrivare. Lui e Nadia erano seduti su un divanetto, sorseggiando cocktail e ridendo mentre osservavano la gente intorno. Ci stringemmo con loro intorno al tavolino.

"Grazie per averci aspettati!" urlai.

Aureliano fece un gesto con la mano che voleva dire di nulla. "L'hai vista, allora, 'sta pischella che ti piace? Viola?" chiese.

Feci di no con la testa e guardai nuovamente la gente ammucchiata in pista e le persone che si litigavano un drink al bancone del bar. Le mie speranze di rintracciare Viola si stavano riducendo al lumicino.

"E questa chi è?" esclamò Davide, accorgendosi di una ragazza raggomitolata sul divanetto accanto a noi, con gli occhi chiusi e i capelli — neri e lisci, tagliati alla maschietta e sfumati sulla nuca — che le ricadevano in faccia. Indossava una minigonna di pelle nera, un paio d'anfibi, una maglietta dei Ramones e un collarino borchiato stretto intorno al collo, ma non riuscivo a capire se fosse un costume o i vestiti con i quali usciva normalmente di casa. Sembrava addormentata.

Nadia fece spallucce. "Era già qui," rispose. "Mi sa che è ubriaca persa. Abbiamo provato a svegliarla, ma non si muove. Allora l'abbiamo girata sul fianco, così se vomita non soffoca."

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