Sorpreso dal risuonare di quella voce, il bellimbusto mi lasciò andare e ne approfittai per voltarmi in direzione della persona che aveva appena parlato.
Per un momento, non potei credere ai miei occhi: Rinaldi, Ballatore, i Tre Stronzi e Di Lorenzo (uno splendido della sezione C che a volte si univa alla comitiva dei miei compagni di classe) stavano arrivando dalla direzione di Via Cicerone, con fare guardingo ma sicuro. La voce che avevo sentito — e che non avevo immediatamente riconosciuto, per la sorpresa di udirla in quel frangente — era quella di Rinaldi, il quale marciava alla testa del drappello aspirando le ultime boccate da un mozzicone di sigaretta.
Non avrei mai immaginato che un giorno sarei stato tanto felice di vedere la comitiva degli splendidi.
Gli amici di Ricci, messi sul chi vive, si affrettarono ad alzarsi, posare le bottiglie e schierarsi presso il loro capo. I miei compagni di scuola smisero di avanzare e li fronteggiarono a qualche metro di distanza. Sguardi in cagnesco volarono da una parte all'altra come salve di bombarda. Io, incerto su cosa fare e sbalordito da quella svolta inaspettata negli eventi, indietreggiai di due passi e finii per ritrovarmi nella terra di nessuno.
Diego Ricci storse un angolo della bocca. "Lo sapevo che 'sto coniglio non c'aveva er coraggio de veni' da solo," affermò, guardandomi sdegnoso.
"Allora non c'hai capito un cazzo, Ricci," ribatté Rinaldi, con fare disinvolto, quasi allegro. "Non c'ha chiamati lui. C'è arrivata la notizia che v'eravate dati appuntamento, e così abbiamo pensato di fare un salto. Te l'avevo detto, che se te la prendevi con Leo poi te venivamo a cerca'." Avrei voluto abbracciarlo.
"Voi invece quanti siete? Otto, nove contro uno?" aggiunse Di Lorenzo, che era alto un metro e novanta e aveva una voce rauca che sembrava il borbottio di un motore fuoribordo. "Coraggio da leoni, eh, Riccibello?"
Il bellimbusto si irrigidì fino alle punte dei suoi capelli da spot del Pantene. "Voi dovete impara' a favve i cazzi vostri," ringhiò. Vidi la sua faccia che si trasfigurava nell'espressione da slasher movie che già conoscevo troppo bene, e battei in ritirata dietro a Rinaldi e Ballatore.
"E se non imparate," prese la parola uno della banda di Ricci, un tizio basso e largo che sembrava modellato nel purè di patate, "ve lo 'nsegnamo noi."
"Ahò! Ce lo insegnate pure a noi, già che ce state?" arrivò una voce beffarda dal lato della piazza che guardava verso la chiesa Valdese. Sedici colli, il mio incluso, si voltarono all'unisono per scoprire chi fosse il nuovo arrivato — ma io avevo già riconosciuto quella voce e sentii un meraviglioso calore riempirmi il petto ancora prima di scorgerne il proprietario.
Aureliano, con i capelli legati in una coda, la mascella serrata e un manico di piccone (preso chissà dove) in mano, si stava facendo avanti a grandi passi. Insieme a lui, c'erano Iacopo, Davide, Andrea, Dafne, Elio, Marco, Lara e Francesca.
I miei amici si schierarono insieme alla comitiva degli splendidi e per qualche secondo potei solo guardarli uno ad uno, così pieno di affetto e gratitudine nei loro confronti che le parole mi si erano incastrate in gola.
"Grazie," riuscii a sussurrare alla fine. "Grazie."
Iacopo sorrise e mi mostrò il pollice — anche se sembrava terrorizzato. Aureliano strizzò l'occhio e batté il randello sul palmo della mano. Andrea, pallida e tesa, mi strinse una spalla e trapassò Ricci con un'occhiata feroce.
"Non preoccuparti Leo, sono sicuro che non mi picchieranno," disse Elio, con una voce piccola e tremolante. Puntò un dito sulle sue lenti rotonde. "Perché se hai l'occhiale, nessuno ti fa male." Ammirai la sua dedizione nel citare il suo gruppo preferito anche in un momento così drammatico.
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Scendi, sto qua sotto!
Teen Fiction⭐VINCITRICE WATTYS 2021⭐ Leo ha sedici anni, un migliore amico che deve spesso impegnarsi a tirar su di morale e una vita tranquilla passata tra i film, la musica, il tavolo di Dungeons & Dragons e le birre al pub sotto casa. Questo, naturalmente, f...