5. Le ragazze carine sono tutte già fidanzate

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Quel pomeriggio decisi di andare da Iacopo: se non mi fossi confidato con qualcuno riguardo Viola, sentivo che mi sarebbero esplose le sinapsi. Il poster di Alice Cooper ― certo motivante, ma incapace di articolare delle risposte ― non bastava più.

Ero talmente abbrutito dallo sconforto che, nel breve tragitto a piedi da casa mia a quella del mio migliore amico, rischiai di farmi trinciare da una macchina attraversando sulle strisce con il rosso. Il guidatore inchiodò, pestò sul clacson e si sporse dal finestrino con gli occhi che mandavano folgori.

"A li mortacci tua!" sbraitò, gesticolando furioso. "Ma 'ndo cazzo guardi, non lo vedi che è rosso?"

"Ahò, ma che te urli?" ribattei, con il cuore che tambureggiava per lo spavento. "Non lo vedi come sto?" mi lamentai, puntando le mani alla faccia per sottolineare il mio stato di degrado psichico e angoscia esistenziale.

"A regazzi', ma vattene affanculo, va'." 

Il guidatore ripartì e mi sorpassò, bestemmiando cristi e madonne.

"Grazie," mormorai, umiliato e sconfitto, barcollando sulle strisce mentre la macchina sgommava lontano.

Alla fine, in un modo o nell'altro, raggiunsi l'abitazione di Iacopo.

In mezzo all'ordine sovrannaturale che regnava in camera del mio amico — non solo non c'era ombra di polvere o di vestiti sparsi in giro, ma i libri erano disposti sugli scaffali in ordine di casa editrice, collana e autore — gli raccontai tutto, tranne il fatto che erano mesi e mesi che guardavo Viola senza il coraggio di avvicinarla. Quando Iacopo me lo chiese, gli dissi che la mia infatuazione era iniziata poche settimane prima, durante le vacanze di Natale.

"Era chiaro!" esclamò Iacopo, alla fine del racconto. "Le ragazze carine sono tutte già fidanzate. È normale, diciamo pure che te lo dovevi aspettare..."

"Ma è la prima volta che lo vedo, 'sto tizio!" protestai, sedendomi sul suo letto, sotto lo sguardo di un poster gigante dei Metallica. "Dopo mesi e mesi senza traccia di un ragazzo, ovviamente pensavo che Viola fosse single."

"Si saranno messi insieme da poco," suggerì Iacopo.

"E allora lo vedi che c'era un periodo di tempo nel quale Viola era una ragazza sia carina che non fidanzata?" sbottai, dando una manata sul piumone. "Dovevo muovermi prima. Dovevo muovermi. Invece ha incontrato quello stronzo, e figurati se quello ha perso tempo. Quelli là non perdono mai tempo."

"Ma questo è un coatto, hai detto?"

"Altro che coatto: questo è proprio un fighetto di razza, made in Parioli, chiaramente bazzicatore di Piazza Euclide! Solo la moto che c'ha sarà costata più di casa mia. Brillantino diciotto carati all'orecchio. Ma te rendi conto?" gemetti, lasciandomi cadere sul letto con le mani sulla faccia.

La considerazione che Viola potesse stare con un tipo del genere, un figone palestrato e motorizzato degno della comitiva di Rinaldi, era quasi peggio del fatto stesso che Viola stesse con qualcuno. Non sapevo quasi nulla di Viola, ma dal suo modo di vestire, la sciarpa fricchettona a colori sgargianti, la borsa informe con lo smile cucito sul lato, le Converse usurate, le file di braccialetti tintinnanti, l'aria sempre un po' scompigliata e trasandata e un pochino adorabilmente goffa, mi ero fatto l'idea di una persona che pensava con la sua testa e nutriva un salutare disdegno per le mode e per tutte le cose che erano la linfa vitale degli splendidi della scuola. Invece, ora me ne rendevo conto, mi ero fatto un mio film privato e personale. Forse mi ero innamorato di una persona immaginaria.

"Oh! Allarme collasso fisico, sveglia!" esclamò Iacopo, battendo la mano sul comodino; sobbalzai. "Daje, non te la fa' prende a male. Attacco la Play, facciamoci una partita. Preferisci un film? Ho preso 127 Ore in Bluray l'altro ieri. Troppo fico."

Ma non ero in vena di videogiochi, né di film, né di niente. E non volevo cambiare argomento così presto. Mi drizzai a sedere.

"Forse non mi sono giocato ancora tutte le possibilità," dissi. "Voglio dire, Viola e quel bellimbusto potrebbero anche lasciarsi domani, per quello che ne so."

Iacopo inarcò le sopracciglia e mi guardò di sotto in su.

"E quindi?" ribatté. "Che vorresti fare, appostarti pronto allo scatto, tenerli d'occhio per qualche mese e non appena si lasciano, fare un salto avanti con un bel mazzo di fiori ed esclamare: ciao Viola sono il tuo nuovo fidanzato! Ma ti rendi conto della tristezza di questa cosa? E poi, se si lasciano tra un anno? Tra due anni? Se si sposano? Tu sempre lì ad aspettare?"

"Sto cercando di essere ottimista!" protestai, punto sul vivo.

"No, zi', stai cercando di condannarti alla depressione," ribatté Iacopo. "Ci sono centinaia di pischelle a scuola nostra, per non parlare di quelle che puoi trovare fuori. Non vale la pena di ammazzarti dietro a una quando potresti rimorchiarne un'altra..."

E certo, ha parlato l'esperto mondiale in rimorchio, pensai, ma mi morsi la lingua per evitare di esternare quel commento acido. Tra me e Iacopo c'era il mutuo accordo di menzionare il meno possibile la nostra scarsa dimestichezza con le coetanee; peraltro, sarebbe stato davvero stupido mettersi a litigare con il mio migliore amico per una ragazza che a malapena sapeva della mia esistenza.

Quindi, mi sforzai di sorridere. "Hai ragione, meglio non pensarci!" esclamai. "Vada per il filmone, daje."

Ma i miei pensieri erano ancora in subbuglio. La possibilità di dimenticare Viola mi appariva remota come quella di svegliarmi una mattina e scoprire che non sapevo più qual era il mio nome.

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